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comunicato stampa
Ecco il nuovo volume dal titolo Pittori ad Ancona nel Quattrocento

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La città di umanisti come Ciriaco Pizzecolli e Cinzio Benincasa fu davvero così retriva e insensibile alle arti figurative? In ritardo rispetto alle città italiane nell’accogliere lo stile rinascimentale? A smentire lo studioso inglese Ronald Lightbown -autore di una biografia su Carlo Crivelli- che descrisse Ancona coma una città “dallo spirito esclusivamente commerciale”, arriva oggi l’opera “Pittori ad Ancona nel Quattrocento di Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi, due tra i più autorevoli conoscitori del Rinascimento italiano.

Il volume, realizzato nell’ambito di un progetto dell’Amministrazione comunale sostenuto da Banca Marche che confluirà nell’omonima mostra in programma alla Mole Vanvitelliana nel 2010, offre un’articolata e documentata versione diametralmente opposta all’assunto del Lightbown, dimostrando che la città dorica fu capitale di primordine per la pittura, fin dalla seconda metà del Trecento, qualificandosi come luogo di incontro tra tradizioni lontane e apparentemente contraddittorie, fucina aperta alle contaminazioni dei linguaggi e ad influenze diverse. Una ‘città aperta’, che infatti incoraggiava l’insediamento di artefici forestieri, come emerge ad esempio dalla concessione dell’esenzione fiscale per dieci anni all’orafo Pietro da Venezia, il 18 marzo 1430, “per quel modo et tempo che si fanno a quelli che nuovamente vengano ad abitare in questa magnifica città” . Per comprendere la sua complessa fisionomia è però necessario ritessere con pazienza le fila di una storia fatta di indizi e di tracce, di documenti parlanti e di opere disperse. Dal bolognese Andrea de\' Bruni a Francesco d\'Antonio, dal camerte Olivuccio di Ceccarello a Pietro di Domenico, dal fulignate Bartolomeo di Tommaso al ragusino Giambono di Corrado, dal fiorentino Antonio di Domenico al figlio Nicola di Antonio, da Piero della Francesca a Liberale da Verona la città dorica, porto ed emporio di primo piano in tutto il bacino adriatico, non fu certo povera di occasioni e di commissioni per i pittori. Ancona nel suo tessuto urbano peraltro serba ancora segni impressionanti della vitalità artistica quattrocentesca, monumenti come quelli intrapresi dallo scultore e architetto dalmata Giorgio di Matteo da Sebenico, il prospetto della Loggia dei Mercanti, le facciate di San Francesco delle Scale e di Sant\'Agostino. E’ stato però nel tempo gravemente danneggiato il contesto che ospitava queste emergenze straordinarie, a partire dagli interni e dagli arredi delle più importanti chiese cittadine, di cui non rimane in sostanza più nulla. L\'entità delle distruzioni è stata evidentemente sottovalutata da chi ha formulato un giudizio così perentorio sulla discrasia tra prosperità economica e livello della produzione artistica.

L’opera, che verrà presentata oggi alle ore 17,30 al Teatro delle Muse , del sindaco Fabio Sturani e del Presidente di Banca Marche, Lauro Costa alla e da Andrea De Marchi e Antonio Pinelli , (Università di Firenze), si configura pertanto come la più importante indagine mai realizzata sul Quattrocento figurativo nel capoluogo marchigiano e nasce dalla convergenza delle ricerche archivistiche con lo studio storico artistico. Fornisce un catalogo completo dei pittori attivi ad Ancona in quel periodo, con una significativa antologia di immagini corredate da dettagli dei dipinti di maggiore pregio, per meglio fare apprezzare l’alta tensione espressiva raggiunta dalla pittura ad Ancona nel XV secolo. Dall’approfondito studio di De Marchi e Mazzalupi emerge come proprio nel Quattrocento Ancona abbia conosciuto il suo momento di maggiore splendore nella produzione figurativa. Con questo lavoro- che documenta scoperte eccezionali- viene restituita piena luce alla complessa ed entusiasmante vicenda che questo secolo ha rappresentato per Ancona, mostrandola non solo come florida città mercantile ma come centro culturale del Rinascimento Adriatico.


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