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Milo Manara ad Ancona: vi racconto il mio Fellini

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Inaugurata alla Mole Vanvitelliana Cinemanara, la grande mostra di disegni di Milo Manara incentrata sulla sua collaborazione con Federico Fellini. Il Maestro: "Fellini poeta insuperato della memoria e dei sogni in grado di rendere magica la realtà"

Grande inaugurazione mercoledì alla Mole Vanvitelliana di Ancona, alla presenza del Sindaco Gramillano e dell'Assessore alla Cultura Andrea Nobili, di Cinemanara, mostra che ospita i disegni che Milo Manara ha realizzato durante gli anni della sua amicizia con il regista Federico Fellini. La mostra resterà aperta fino al 15 agosto, ed è allestita a cura del Comune e della Provincia di Ancona, della galleria Quattrocentometriquadri e di Napoli Comicon. Il sodalizio tra Manara e Fellini, conosciutisi nei primi anni '80 grazie all'amico comune Vincenzo Mollica, produsse due opere: "Viaggio a Tulum" e, soprattutto, "Il viaggio di G.Mastorna detto Fernet", traduzione in fumetti di parte della celeberrima sceneggiatura che Fellini scrisse per un film che non fu mai realizzato: il film inseguito per una vita e sempre sfuggito per un soffio, il film - a detta di Fellini stesso - che "forse è solo l'ombra di un film, o forse è un film che non sono in grado di fare". Milo Manara, gentilissimo e disposto a restare a lungo donando numerosi disegni con la dedica al pubblico accorso, ha raccontato aneddoti e ricordi che lo legano al cineasta di Rimini.

Maestro, ricorda in Fellini un sentimento di inquietudine durante le sessioni dedicate alla realizzazione del Mastorna, un inquietudine dovuta alle mille peripezie che accompagnarono questa sceneggiatura? E lei invece, come ricorda questa esperienza?
"La realizzazione del Mastorna fu una vicenda che si trascinò per tanto tempo, procurando non pochi problemi a Federico. In lui restò l'inquietudine fino alla fine, sebbene posso dire che la lontananza dall'ambiente del set e il ritorno al mondo dei fumetti gliela alleviò. Accaddero episodi strani. Il fumetto, pensato per uscire in tre puntate, uscì con la dicitura "End" alla fine della prima, e questo fatto doleva a Fellini, il quale fin da piccolo era triste quando al cinema vedeva i titoli di coda e la scritta 'fine'. Poi, c'è l'aneddoto legato alla profezia del mago Rol. Egli predisse a Federico che Mastorna sarebbe stata la sua ultima opera, come poi purtroppo fu. Questo Gustavo Rol fu una figura che ricordo come importante per Fellini, tant'è che la storia del famoso cappello di Fellini cui si lega la sua immagine, rimanda a un episodio accaduto a Torino, quando Fellini, in cerca di un cappello, alla fine scelse quello fatto più o meno casualmente cadere da Rol dagli scaffali del negozio. Per rispondere alla domanda, io vissi la realizzazione del fumetto di Mastorna con pragmaticità".

Dal punto di vista tecnico, come si delineò la vostra collaborazione dal viaggio a Tulum fino alle tavole per il Mastorna?
"Tulum fu fatto in disegno su carta, e Fellini interveniva sull'aspetto fotografico della composizione. Le luci e la possibilità di sfumarle, di usare delle mezze luci e quant'altro, erano ovviamente opzioni che legavano Federico alla realizzazione prettamente cinematografica di una storia. Poi, quando arrivammo al Mastorna - realizzato in acquatinta - andai a Colonia (nella cui piazza atterra l'aereo con il protagonista) a vedere di persona quella Cattedrale così scura, per studiare un modo per illuminarla nei disegni. Fellini fu soddisfatto dei risultati che raggiungemmo".

Che eredità ci lascia Federico Fellini?
"Un'eredità unica. Fellini è il poeta insuperato dei sogni e della memoria. Solo Kafka e Fellini sono riusciti a rendere gradevoli i racconti dei sogni. Federico era in grado di rendere magica la realtà che raccontava parlando di sè. Talvolta, la sublimazione della finzione consentì a Federico di descrivere in immagini dei momenti e delle sensazioni in modo così efficace da farli risultare più veri della realtà. Riflettiamo, nello specifico, al Rex in "Amarcord": è così finto da apparire vero. Oppure, in generale, al fatto che Fellini girò quasi sempre in set ricostruiti in studio. E lì usava oggetti spesso fuori scala, creando impressione di un'immagine ricordata, di un'immagine che riconosci piuttosto che vederla per la prima volta. Anche le donne felliniane, le donne giunoniche come la Saraghina di "8 e 1/2", appartengono a una dimensione che si perde nei ricordi di infanzia, per lasciare poi spazio nella sua vita reale a una donna minuta come la moglie Giulietta Masina, che era il contrario dell'immaginario femminile creato da Fellini nei suoi film. Dei registi contemporanei, direi che Giuseppe Tornatore mi pare l'unico che possa richiamare la cifra stilistica di Federico".

Cinemanara - Mole Vanvitelliana di Ancona, Sala Viani (ingresso gratuito)

Dal 14 luglio al 15 agosto

orari: dal martedì al sabato 17.00 - 23.00

domenica 11.00 - 13.00 e 17.00 - 23.00