Traffico di esseri umani, sgominata banda di pakistani. La cellula a Macerata

E' proprio seguendo il flusso di denaro che la polizia di Ancona in una operazione che ha coinvolto anche quella federale tedesca che gli inquirenti sono riusciti ad arrivare alla mente dell'associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina. Sull'uomo, un pakistano, pendeva un mandato di arresto europeo, raggiunto non lontano dal centro cittadino di Macerata, dove risiedeva. Due sodali, invece, denunciati a Senigallia. Il video
Associazione a delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina attraverso la "rotta balcanica" nei confronti di connazionali e sequestro di persona, con l'aggravante della trasnazionalità. Sono stati questi i capi di accusa che hanno portato all'alba della mattina di mercoledì agli arresti di due pakistani ed altri quattro denunciati a piede libero. Titolare dell'indagine Paolo Gubinelli. E mentre gli arresti si sono compiuti in Germania e a Macerata, due degli indagati perquisiti oggi dalla Mobile sono domiciliati non lontano dal centro di Senigallia, dove abitano seppur nullafacenti in due case separate. Questi ultimi, un 57enne ed un 42enne erano arrivati in Italia da tempo ed avevano ottenuto il primo permesso di soggiorno come richiedenti asilo politico.
La mente criminale nelle Marche, così come i due sodali. L'associazione a delinquere aveva a capo un pakistano residente poco lontano dal centro cittadino di Macerata. Si tratta del 30nne Mekmood Muhammad di professione meccanico con impieghi saltuari, ma che di fatto si pagava da vivere coordinando l'organizzazione che speculava sulla vita delle persone che vi si affidavano. Tutti connazionali.
Cifre esorbitanti inoltre quelle che chiedevano ad ogni vittima della tratta si andava da 3.500 euro fino agli 8.500 introducento illegalmente in Germania e in parte in Francia transitando dalla Turchia, Grecia-Macedonia,Serbia, Austria fino in Ungheria oppure, per giungere in Francia, dall’Italia; i clandestini giunti a destinazione attraverso anche viaggi sfiancanti, costretti anche a camminare a piedi per zone impervie, richiedevano asilo politico. Questo almeno quanto verificanto durante l'indagine partita ad aprile 2016, che ha visto coinvolti 80 esseri umani. Una giro di affari stimato in circa 500 mila euro.
La svolta. Ma poi l'epilogo in Baviera dove due pakistani vittime della tratta hanno denunciato gli abusi subiti. Una volta arrivati in bosnia i criminali li hanno ricattati e minacciati di morte chiudendoli in uno scantinato se non avessero sborsato altro denaro per passare il confine ed arrivare in Germania, dove i due hanno richiesto asilo.
La vasta operazione denominata "Venezia" ha visto la collaborazione della Polizia federale tedesca e quella dorica coordinate dalla Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona e della Procura della Repubblica di Hof in Baviera. Non si esclude inoltre che la banda pakistana lavorasse da molti anni dato il "meccanismo rodato" e i vari complici tra Serbia ed Ungheria al confine con l'Austria ed addirittura con guardie di frontiera consezienti che venivano pagate, stando ai malviventi, per assicurarsi l’impunità. E' per questo che tutto il materiale sequestrato sarà utile per proseguire le indagini. Ulteriori tre componenti infatti sono stati individuati in Germania; dei sei componenti dell’organizzazione, il capo della “cellula” italiana e quello della “cellula” tedesca sono quelli tratti in arresto all’alba in esecuzione di un mandato di arresto europeo. Le abitazioni degli altri quattro componenti (due in Italia e due in Germania) sono state tutte perquisite, su delega rispettivamente del Sostituto Procuratore della Repubblica-D.D.A. di Ancona Paolo Gubinelli e del Procuratore della Repubblica della città tedesca di Hof Andreas Cantzeller con il sequestro di materiale probatorio utile per le indagini.
Questo è un articolo pubblicato il 11-01-2017 alle 11:54 sul giornale del 12 gennaio 2017 - 3968 letture
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