Dalle strutture per anziani all'hotel Covid alle Carceri: conclusa l'esperienza nelle Marche di Medici Senza Frontiere

Si è conclusa l'esperienza di sostegno e supporto dell'equipe di Medici Senza Frontiera durante l'emergenza Covid-19 nelle Marche e in particolare nell'area vasta 2.
Reduci dal supporto fondamentale dato agli operatori sanitari del lodigiano, durante la fase acuta dell'epidemia da Covid-19, l'equipe di Medici Senza Frontiere, esperta nel gestire epidemie come l'ebola, la Sars e la Mers, è arrivata anche nelle Marche il 26 marzo scorso. Dall'iniziativa della signora Giuliana Ubani, vedova di Carlo Urbani e del presidente della Commissione Regionale Sanità Fabrizio Volpini, è nato il primo contatto con Medici Senza Frontiere che si è concretizzato in un protocollo, sottoscritto con l'Asur Marche, che ha consentito di strutturare il prezioso contibuto sul territorio dei medici, esperti nelle epidemia. L'equipe in questo mese e mezzo ha affiancato gli operatori sociosanitari che lavorano nelle RSA, i medici dell'USCA e del Distretto Sanitario, e le organizzazioni di volontariato che operano nel territorio contribuendo in modo determinante nel fornire un sopporto di formazione specifica. Al momento del loro arrivo le Marche erano tra le regioni più colpite dall'epidemia.
"Ringraziamo l’ASUR per la stretta collaborazione che ci ha dato la possibilità di intervenire nelle Marche in maniera tempestiva dimostrando come la prevenzione ed il contenimento dell’infezione siano decisive per frenare la diffusione del virus tra le persone e le comunità più a rischio, come nelle RSA, ma anche negli istituti penitenziari -afferma Tommaso Fabbri, capo progetto di MSF nelle Marche- Abbiamo lavorato fianco a fianco con operatori spesso lasciati da soli ad affrontare questa emergenza, che non si sono mai tirati indietro, mettendo in campo tenacia e impegno con enorme dedizione. Per gli anziani, rimasti soli nelle strutture data la sospensione delle visite esterne, sono stati l’unica famiglia e l’unica cura”.
Nell’area che comprende le città di Fabriano, Jesi, Senigallia e Ancona, il team, composto da medici, infermieri, esperti di igiene e logisti, ha lavorato in 41 strutture per anziani, offrendo attività di formazione sul Covid-19 e supporto al personale sulle misure di prevenzione e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. In ogni struttura sono state identificate aree di isolamento e di quarantena per pazienti positivi o sospetti, individuando circuiti specifici per evitare contaminazioni. Per aiutare gli operatori delle RSA a gestire un’epidemia senza precedenti, i nostri psicologi hanno attivato un servizio di supporto psicologico di cui hanno beneficiato circa 240 operatori. Per rafforzare l’intervento sul territorio, gli esperti di MSF hanno anche lavorato nell’hotel Covid di Senigallia, dove vengono ospitati pazienti in via di guarigione, per fornire supporto sulla corretta applicazione delle misure di prevenzione del contagio. A Jesi, dove l’ospedale è intitolato a Carlo Urbani, ex presidente di MSF che ha dedicato la sua vita allo studio e alla lotta contro epidemie come la Sars, hanno effettuato un ciclo di formazioni per i medici delle unità USCA (Unità speciali per la continuità assistenziale) impegnati ad assistere pazienti positivi a domicilio.
La formazione si è focalizzata sulle misure di prevenzione e mitigazione della diffusione del virus con particolare riferimento ai dispositivi di protezione individuali. Una formazione sull’utilizzo di un ecografo portatile, che permette l’esame ecografico direttamente al letto del paziente, è stata fornita ai team USCA di Jesi e Ancona sud che oggi sono così in grado di monitorare il coinvolgimento polmonare della malattia. I team di MSF nelle Marche hanno anche lavorato negli istituti penitenziari di Montacuto e Barcaglione ad Ancona e in quelli di Fossombrone e Pesaro dove sono state organizzate sessioni di formazione sul coronavirus per i detenuti e il personale degli istituti, e implementati piani di preparazione e risposta per far fronte all’epidemia. Per raggiungere le fasce più deboli, hanno supportato 7 CAS dove sono state fornite indicazioni sulla gestione degli spazi e sulle misure di contenimento e prevenzione e sono state svolte sessioni di promozione alla salute a operatori sociali e gruppi di persone che vivono in condizioni di marginalità.
Questo è un articolo pubblicato il 29-05-2020 alle 17:14 sul giornale del 30 maggio 2020 - 275 letture