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Le trascorse festività natalizie hanno riportato in primo piano, nella circolazione mediatica e nello scambio digitale delle immagini sui social, due soggetti di grande rilievo artistico: il Presepio e l’Adorazione dei Magi, che in qualche caso è parte integrante del primo. Occuparcene ora potrebbe sembrare un fuori tempo, ma l’arte non soggiace alle stesse ricorrenze del corso ciclico del tempo.
Arnolfo di Cambio, Presepio, 1291, Roma Basilica S. Maria Maggiore, nuovo allestimento; foto Sante Guido, ACI STAMPA
L’attualità dell’arte è per definizione fuori dal tempo. E peraltro, riguardo al presepio, non manca nemmeno l’aggancio all’attualità intesa come cronaca, visto che alla navata destra della basilica papale di S. Maria Maggiore a Roma sarà possibile visitare fino al 2 febbraio il nuovo allestimento del presepio realizzato da Arnolfo di Cambio nel 1291, commissionatogli da Niccolò IV (il primo pontefice francescano) per il tempio cristiano in cui si conservava e venerava dal VII secolo una reliquia della mangiatoia di Betlemme. Dall’originario Oratorio della Natività, il gruppo scultoreo di Arnolfo di Cambio venne trasferito nella cripta di una nuova cappella progettata da Domenico Fontana per Sisto V nel 1586.
Arnolfo di Cambio, Presepio, 1291, Roma Basilica S. Maria Maggiore, allestimento Cappella Sistina di Domenico Fontana, 1586; fototeca Federico Zeri, Bologna
Da questo che può essere considerato il prototipo di tutti i presepi, compresi quelli domestici che da oltre due secoli si realizzano in una vasta area del mondo, di cui è Napoli la capitale indiscussa, derivano anche i gruppi scultorei trecenteschi in legno, un materiale che consentiva la decorazione policroma dei volumi, e che, per la sua leggerezza, facilitava gli spostamenti nell’allestimento delle statue per le occasioni della drammaturgia sacra. Due nelle Marche gli esemplari più significativi: la Natività, conservata al Museo del Santuario di Tolentino, e il gruppo scultoreo realizzato dal Maestro dei Magi di Fabriano e conservato nella Pinacoteca della stessa città; l’opera è stata tra le più ammirate alla mostra “Allegretto Nuzi e il ‘300 a Fabriano”, allestita allo stesso museo nel 2022.