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CiC: dalla Provincia una luce di speranza per una corretta pianificazione del territorio
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Forse è stato merito nostro, della durezza con cui abbiamo posto l’attenzione sulla variante-scandalo di Castelferretti.
O forse ci si è accorti, in Provincia, che si è arrivati ad un limite oltre il quale non si può andare se si crede ancora in parole come “sviluppo sostenibile”, “rispetto dell’ambiente “, “valore del paesaggio e del territorio”. Fatto sta che la Provincia di Ancona ha tirato il freno, per riflettere su quanto stava accadendo. Una riflessione finalmente politica, prima ancora che tecnica. Perchè se è vero che la competenza della Provincia è quella di verificare la legittimità e conformità degli strumenti urbanistici comunali agli strumenti di programmazione sovraordinata, è pur altrettanto vero che la Provincia non può “lavarsene le mani” misconoscendo la natura “politica” delle leggi che governano il territorio e degli indirizzi dati attraverso gli strumenti urbanistici regionali e provinciali.La legge urbanistica regionale definisce all’art.2 le finalità proprie della pianificazione: Art. 2 - Sistema della pianificazione territoriale 1. In conformità ai principi e agli obiettivi dello Statuto regionale, la pianificazione del territorio regionale è rivolta all’equilibrata integrazione della tutela e valorizzazione delle risorse culturali, paesistiche, ambientali e naturalistiche con le trasformazioni connesse agli indirizzi e programmi di sviluppo economico definiti dalla Regione. Una variante che propone incrementi di popolazione in piena zona AERCA senza alcuna necessità di soddisfare un fabbisogno abitativo. Una variante che rende edificabile l’area di maggior pregio paesistico del territorio di Falconara, non a caso già sottoposta dal PRG a vincolo di tutela integrale. Una variante che snobba il vincolo delle “fasce della continuità naturalistica” poste dal PTC e ne disttende gli indirizzi (costruire nella parte bassa di un versante inedificato non è certamente conforme agli indirizzi del Piano provinciale) Una variante che non attiva la procedura di VAS secondo i tempi e lemodalità previste dalla legge
Questa Variante, è contraria alle finalità proprie della pianificazione così come poste dalla legge urbanistica regionale. E questo fatto assume una indiscutibile rilevanza politica, altrimenti non si capisce che cosa mai appartenga alla politica! Sulle questioni tecniche, di fronte al vergognoso silenzio di chi si fregia della laurea in architettura e pianificazione senza poi difenderne pubblicamente la dignità disciplinare, se ne occuperà la giustizia qualora fossimo costretti a fare, come già preannunciato, ricorso presso le opportune sedi locali e sovralocali. Ogni commento in proposito da parte di soggetti politici è pertanto fuori luogo, compreso quello di Silvetti (AN) che non mi risulta essere esperto in materia di pianificazione del territorio. Ma Silvetti non è fuori luogo soltanto sul piano tecnico ma soprattutto su quello politico, che invece gli dovrebbe appartenere. Ammonire, come lui fa, la Provincia in quanto un parere negativo dato alla Variante equivarrebbe ad una vessazione da parte di un’amministrazione di sinistra verso una di destra e quanto di più meschino potesse fare, che comprova soltanto la gravità della forzatura che si sta tentando di compiere in un’atto decisionale importante per il territorio molto più che per la poltrona del signor Brandoni! Qui, caro Silvetti, c’è in gioco la “legalità” di una procedura di valutazione derivante da una direttiva europea ed il senso stesso del fare pianificazione la quale, vale la pena ancora ricordarlo, non è nata per far fare cassa ai Comuni, ma per salvaguardare e valorizzare il territorio!!! Ma Silvetti contesterà che il mio è un “ragionare di sinistra” che non gli appartiene.
Allora forse è bene che io ricordi a Silvetti che cosa dichiarò l’allora ministro Gorla, che penso fosse “abbastanza di destra”, presentando il testo della legge urbanistica tuttora in vigore nello Stato italiano (la 1150 del ‘42): “fino ad oggi chi ha profittato delle espansioni che hanno avuto le nostre città è stato il privato, anzi, più che il privato, lo speculatore. Lo scopo della legge è proprio quello di impedire la speculazione, non di danneggiare il privato, di togliere al singolo il vantaggio di appropriarsi di tutto il plusvalore che i terreni acquistano per i lavori eseguiti dagli enti pubblici” La legge fu emanata da quello stesso governo che pochi anni prima aveva varato le prime leggi a tutela del territorio.
Non esiste un’architettura o una pianificazione territoriale che possa dirsi di “destra” o di “sinistra”. L’architettura e la pianificazione del territorio guardano per loro natura al bene comune. Se guardano altrove, allora sono altra cosa….a destra come a sinistra. Speriamo che la riflessione avviata in Provincia produca buoni frutti.
cittadini in comune
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 11-01-2009 alle 01:01 sul giornale del 12 gennaio 2009 - 983 letture