Tagli alle merende, Aiab: il vero risparmio è nella sostenibilità del pasto

\"Il dibattito in corso sulla stampa rende difficile intervenire in relazione alla qualità dei pasti serviti nelle scuole anconetane ed in particolare sulle merende dei bambini ed al tema degli alimenti biologici\".
E\' difficile capire quale sia il punto di vista dell’Amministrazione in proposito e quale sia il vero problema. AIAB ha il polso della situazione nazionale ed europea e sa bene come sia difficile far tornare i conti nella pubblica amministrazione, ma sa altrettanto bene che questo non può essere fatto a discapito della qualità e della salute dei più indifesi, mentre bisogna agire sul piano dell’organizzazione dei servizi e degli acquisti, ragionando in termini di SOSTENIBILITA’ COMPLESSIVA della spesa. Se invece il problema fosse la cucina, intesa in senso lato come organizzazione della preparazione e somministrazione dei pasti, si dovrebbe fare una verifica della professionalità dei soggetti, dei loro contratti, dell’età, ecc... e se non si riesce a migliorare ci si fa aiutare da chi invece è più capace, ragionando in termini di ORGANIZZAZIONE DELLE RISORSE UMANE e non solo del loro costo. Se il problema fosse la qualità del cibo allora bisogna fare bene i capitolati e le verifiche delle forniture.
Lasciare intendere, anzi, dichiarare, che i PRODOTTI BIOLOGICI SI CONSERVANO MENO DEGLI ALTRI, significa essere in mala fede o ignoranti o tutte e due insieme.
Se il problema sono gli scarti anche detti SPRECHI, forse è il caso di affrontare bene questo tema con il coraggio di risolverlo facendo un lavoro certosino di valutazione dei costi e dei metodi di lavoro.
E’ ormai noto e testimoniato dalle esperienze di molti altri enti in Italia che il cosiddetto maggior costo degli alimenti biologici rispetto agli altri è dovuto ad una cattiva organizzazione degli appalti e della gestione dei capitolati. Se l’ospedale di Asti fa fino a 40 capitolati per avere prodotti biologici di produzione locale credo che il Comune di Ancona potrebbe almeno farne la metà o un terzo e fare almeno una indagine per vedere quale sia la disponibilità locale da parte dei produttori agricoli.
Dire in giro che la soluzione potrebbe essere l’utilizzo dei prodotti locali e marchigiani senza fare la specifica che devono essere biologici, significa ancora una volta non conoscere il tema e non avere l’umiltà di approfondirlo prima di fare dichiarazioni che diffondono il falso ed allarmano i genitori.
Quando nell’estate 2008 AIAB ha contattato l’Amministrazione nella persona dell’assessore, si è tenuto un incontro nel quale abbiamo offerto la nostra esperienza per sostenere l’amministrazione nei percorsi necessari: redigere i capitolati, fare acquisti con altri enti che si sono detti disponibili, formare gli operatori (dai cuochi ai magazzinieri) ecc..
La risposta è stata in sintesi: “che sarebbe bello che tutti mangiassero biologico; non ci crediamo nel biologico (come se fosse una fede!); le regole dei capitolati vanno rispettate”.
La cosa buffa è che l’offerta di AIAB era gratuita ed in fondo si trattava di far parte di una Rete di Enti che affrontano lo stesso tema: farlo in gruppo invece che in solitudine!
L’esperienza delle mense biologiche è nata in Italia e da qui è partita verso tutto il mondo: è una delle nostre eccellenze che abbiamo esportato. Tutto il mondo sta andando verso la ristorazione collettiva biologica ed è quindi difficile accettare che Ancona, che è stata una dei capoluoghi pionieri oggi stia ripensando il proprio percorso. E pensare che sempre Ancona è stato uno dei comuni capofila per le Agenda 21 e che l’assessore Emilio d’Alessio è stato il presidente delle Agenda 21 in Italia e tuttora ricopre incarichi importanti nel consiglio direttivo mondiale dell’ICCLEI.
Un po\' di coerenza per favore!
L’Ente pubblico con i propri acquisti ha la capacità di incidere sul mercato e per questo DEVE spendere i propri soldi in modo sostenibile economicamente ed ecologicamente. Inserire prodotti biologici nella ristorazione pubblica è un gesto di solidarietà verso il proprio territorio e verso il futuro degli stessi bambini che alimentiamo, oltre che essere un consapevole gesto di sanità e qualità nei confronti del cibo che essi assumono fuori casa. Ci permettiamo anche di lanciare un allarme di attenzione alle famiglie ed alla città. La voglia strisciante di esternalizzazione dei servizi, con la scusa che costa meno e che gestire il proprio personale è difficile, sta già contagiando molti dentro il comune di Ancona perché è facile guardare ai vantaggi che vengono offerti dalle Società del settore, senza pensare alla qualità globale del servizio. E come Ancona ben sa non sempre si risparmia veramente! Non si deve dimenticare che una volta destrutturato il servizio mense scolastiche non si torna indietro.
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 30-01-2009 alle 01:01 sul giornale del 30 gennaio 2009 - 1123 letture