Fanesi: il caso Belligoni emblematico delle vecchie logiche di palazzo

Sono trascorsi ormai più di 10 anni da quando dirigevo il Pds anconetano all’epoca della giunta Galeazzi, e mi sembra che il modo di gestire la politica sia sempre lo stesso: a prima vista si invoca una ripresa della politica su basi più democratiche (primarie,ecc.), ma in realtà, permangono i vecchi vizi del “palazzo” e delle “segreterie”.
Il caso di Maurizio Belligoni è emblematico: era candidato a segretario regionale del Prc, ma per meri tatticismi di partito, alcuni hanno preferito escluderlo, indicando invece la sua nomina ad assessore comunale di Ancona, pur conoscendo il fatto che fosse oggetto di un’indagine giudiziaria che, ovviamente non è mai prova di alcuna colpevolezza e che, comunque si riferisce a presunte anomalie relative a procedure amministrative e non certo ad episodi di corruzione. Si è immolata così una persona seria, competente, onesta e a lungo impegnata sulla scena politica e amministrativa della provincia e della regione. Inoltre, a mio avviso, nell’individuazione della persona dell’assessore, si sono saltate a piè pari le regole basilari della democrazia interna che dovevano ovviamente lasciare in primis la parola ai compagni del Prc di Ancona.
Le altre forze politiche, ovviamente, hanno approfittato della situazione, ma ognuna per proprio tornaconto di bottega. Dall’altra parte sorprende l’azione della Magistratura. Io non ho mai appoggiato logiche giustizialiste che tendono sempre a essere faziose, col risultato che sono giuste se colpiscono l’avversario, ma non vanno bene se toccano gli amici. Un potere terzo rispetto alla politica come quello della Magistratura deve essere di massima garanzia. Questa affermazione, apparentemente ovvia, si scontra con una realtà dei fatti che sembra invece far puntualmente coincidere l’azione dei magistrati con avvenimenti e scadenze della politica. E’ ovvio che come cittadino e militante politico rimanga sorpreso da questo fatto. E mi chiedo perché. E’ proprio vero che si sta continuando in un lavoro di moralizzazione della vita pubblica? Si ha l’impressione che si tratti di uno scontro tutto interno ai poteri giudiziari per motivi oscuri e incomprensibili (cosa sta succedendo al Magistrato Dragotto? ). E che, quando irrisolto, si trasferisca sul terreno della politica.
E’ inevitabile che a questo punto le azioni giudiziarie appaiano meri strumenti di realizzazione di obiettivi politici non raggiunti autonomamente dai partiti con le regole della politica stessa. Secondo il mio modesto parere più l’azione della Magistratura rimane lontana – in termini di osservazione e garanzia - dall’attualità politica, più risulta efficace la sua azione. Va da sé che questa lontananza non può essere però strumentale e finalizzata ad archiviare situazioni delittuose. In sintesi, auspico che i partiti – ad iniziare dal mio – ripristinino un minimo di garanzie democratiche al loro interno: ad esempio, nel caso della giunta Gramillano, che si provveda alla sostituzione di Belligoni con un esponente discusso tra i militanti di base dei circoli di Ancona. La Magistratura poi sia quello che deve essere, un modello di riferimento per tutti i cittadini senza se e senza ma, senza dubbi e con la trasparenza della sua azione: solo così, per me, può consentire di compartecipare alla moralizzazione della vita pubblica in un territorio locale o nazionale che sia.
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 17-07-2009 alle 17:34 sul giornale del 17 luglio 2009 - 2024 letture