FLC-CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS incontrano il prefetto Meoli

Le Organizzazioni Sindacali FLC-CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS di Ancona, preoccupate per gli sviluppi negativi che si potrebbero determinare a seguito dei tagli previsti in tre anni dalla L.133/2008, sia dal punto di vista dell’offerta formativa, sia per le pesanti ricadute sul livello occupazionale, hanno chiesto un incontro con il Prefetto Claudio Meoli al quale hanno rappresentato le problematiche che in questo momento rendono difficile il normale avvio dell’anno scolastico e stanno già mettendo in difficoltà gli operatori della scuola, gli alunni e le loro famiglie.
All’avvio dell’anno scolastico 2009/2010 la situazione negli istituti scolastici della provincia di Ancona, presenta molte criticità che vanno monitorate e risolte, soprattutto in tutti quei casi che rappresentano un rischio per la garanzia del diritto allo studio nonché per la sicurezza degli alunni e degli operatori della scuola.
Le richieste delle famiglie non soddisfatte nella scuola dell’infanzia e primaria: chi coprirà il tempo scuola e i servizi mancanti?
Anche nella nostra provincia le famiglie hanno bocciato il maestro unico e il tempo scuola di 24 ore, mentre hanno scelto per la stragrande maggioranza le 30 ore o le 40 ore e ben 344 famiglie in più rispetto allo scorso anno scolastico hanno optato per il tempo pieno. Per soddisfare la loro richiesta ci sarebbero volute 14 nuove classi e 28 docenti. Ne sono state date solo 5, e solo dove il tempo pieno c’era già, con un aumento dell’1,7% a fronte del 5% richiesto dai genitori.
Inoltre essendo stato assegnato un organico per le classi prime a tempo normale sufficiente per garantire le sole 27 ore settimanali di tempo scuola, in molti casi le scuole hanno cercato di garantire le 30 ore richieste dalle famiglie utilizzando tutte le ore di compresenza rimaste, soprattutto nel tempo pieno, provocando però una forte e generalizzata frammentazione degli interventi degli insegnanti.
Non solo: la cancellazione delle compresenze, cioè delle quattro ore in media a settimana in cui le insegnanti potevano lavorare con piccoli gruppi di alunni, messe a disposizione dell’organico di istituto, ha snaturato la caratteristica più importante di questa tipologia di scuola caratterizzata dal team docente corresponsabile, dall’apprendere attraverso il fare e le attività laboratoriali, dai tempi distesi di apprendimento nei quali ogni bambino possa trovare strumenti e ritmi adeguati ai propri bisogni e capacità.
Le criticità:
Si impoverisce proprio l’ordine di scuola che raggiunge i migliori risultati nelle performance di apprendimento (siamo ai primi posti tra i paesi OCSE) i precari della scuola primaria di Ancona hanno perso 108 posti interi rispetto allo scorso anno scolastico. Sarà più difficile occuparsi dell’accoglienza dei bambini stranieri, che in alcuni casi raggiungono percentuali superiori al 50% dei bambini iscritti, anche in considerazione delle minori risorse a disposizione degli Enti Locali per supportare le scuole. Non sono state istituite tutte le sezioni di scuola dell’infanzia che sarebbero state necessarie per accogliere i nuovi iscritti e rispondere alle richieste delle famiglie. Il Ministro ha riaperto la scuola dell’infanzia ai bambini anticipatari invitando le famiglie a scegliere liberamente, assicurando che le loro richieste sarebbero state soddisfatte, anche se il proprio bambino avesse compiuto 3 anni entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento. Questo non è accaduto.
A fronte dei 652 alunni iscritti in più, con un aumento del 5,3%, e delle 23 nuove sezioni e 46 docenti di cui ci sarebbe stato bisogno per accogliere tutti i bambini iscritti a tempo pieno dalle famiglie, compresi i bambini anticipatari, nella provincia di Ancona è stato assegnato un solo docente in più.
Non solo: i 470 bambini anticipatari ai quali il Ministro Gelmini ha riaperto le porte, non potranno frequentare perché nel calcolo degli organici, non essendoci le risorse sufficienti, è stato intimato di non considerarli.
Inoltre, molti bambini “regolari” si dovranno accontentare delle sole sezioni antimeridiane, salite da 23 a 27, funzionanti solo al mattino. Ricordiamo che prima della Moratti nella nostra provincia non ce n’era nessuna, tutte le sezioni della scuola dell’infanzia funzionavano a tempo pieno.
Anche in questo caso si impoverisce e si snatura un modello scolastico, quello della scuola dell’infanzia, che tanti paesi ci invidiano, in cui l’elemento di qualità è proprio la compresenza dei docenti, almeno due ore al giorno, in cui le sezioni vengono divise in piccoli gruppi per favorire lo spazio di apprendimento di tutti i bambini. Mancano all’appello molti corsi di scuola serale oltre a tre corsi della scuola in carcere: viene a mancare uno dei pochi strumenti di educazione permanente e di accoglienza dei lavoratori stranieri sui quali abbiamo potuto contare in maniera costante nel nostro paese e che la scuola pubblica ha sempre garantito in tutti questi anni, dimostrandosi uno strumento prezioso di integrazione e di innalzamento dei livelli di istruzione. Personale ATA: a seguito dei tagli dei collaboratori scolastici registriamo serie difficoltà a garantire la normale accoglienza e la sorveglianza, oltre a molti problemi anche nella gestione amministrativa e dei laboratori.
I tagli colpiscono soprattutto gli Istituti Comprensivi, in particolare quelli più piccoli (soprattutto nell’entroterra) e quelli dislocati su diversi plessi (sedi) che sono già alle prese con serie difficoltà nell’accoglienza degli alunni prima dell’inizio delle lezioni e nella sorveglianza nei plessi su più piani. Stiamo già verificando che alcune scuole, per esempio, non riusciranno più a permettere la breve accoglienza al mattino (di solito circa 10’ prima del suono della campanella) proprio per la mancanza di un numero sufficiente di collaboratori scolastici. I genitori saranno dunque costretti a chiedere al Comune di istituire un servizio di prescuola con proprio personale e, se l’Ente Locale non potrà permetterselo, i bambini potranno entrare solo 5 minuti prima dell’inizio delle lezioni e cioè assieme al personale docente.
E’ facile prevedere conseguenze pesanti sull’organizzazione delle famiglie, anche economiche: in alcuni casi, per mantenere gli stessi servizi dello scorso anno, hanno accettato di contribuire di tasca propria per integrare le risorse del Comune (come sta accadendo a Senigallia) che non riesce a far fronte totalmente ai servizi che fino allo scorso anno erano garantiti dallo Stato. Dal punto di vista dei servizi amministrativi le scuole dovranno gestire anche i contratti di disponibilità, altra funzione che si aggiunge alle tante altre ricadute sulle scuole negli ultimi anni, ma con meno personale a seguito dei tagli. Classi troppo affollate e con troppi alunni diversamente abili: va verificata la sussistenza dei requisiti minimi di sicurezza e vanno denunciate tutte le situazioni non a norma.
Il progressivo e insostenibile aumento del numero degli allievi per classe, imposto dal regolamento recentemente divenuto definitivo, sta mettendo la maggior parte delle scuole nelle condizioni di non rispettare i requisiti minimi di sicurezza previsti dalle normative vigenti (DM 26/8/1992 “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica” e DM 18/12/1975 “indici costruttivi minimi per l’edilizia scolastica”): le aule, che nella maggior parte dei casi sono state costruite per accogliere fino a 25 alunni, rispondono tutte ai requisiti necessari per accoglierne anche fino a 33, soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado? Ricordiamo quanto previsto dal decreto Gelmini sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche autonome: solo nelle scuole non inserite nel previsto piano di riqualificazione edilizia (in quanto conformi ai nuovi parametri di affollamento delle aule) si sarebbero potuti applicare i nuovi criteri di formazione delle classi. E’ stato fatto? A noi non risulta.
Inoltre all’apertura dell’anno scolastico molte classi, in particolare nella scuola secondaria di secondo grado, si sono ritrovate con un numero di alunni addirittura molto superiore ai nuovi parametri, anche in presenza di alunni diversamente abili. Le classi: in molti casi non sono a norma, soprattutto a seguito dei tassi di ripetenza che si sono aggiunti a classi già colme e dell’esubero di bambini diversamente abili, notevolmente superiore ai tetti stabiliti dalle norme vigenti Questa situazione era inevitabile se si pensa che, per esempio, nella scuola secondaria di secondo grado, a fronte di un aumento di alunni di circa 630 unità sono state addirittura tagliate 40 classi, passate da 960 a 920.
Aver costituito classi in organico di diritto con il numero massimo consentito senza tenere conto delle ripetenze ha provocato oggi una situazione insostenibile e al di fuori di ogni norma vigente: molte classi ad esempio hanno più di 30 alunni, fino addirittura a 33, con la presenza di più ragazzi diversamente abili, da 2 a 4 unità per classe.
Stiamo chiedendo alle scuole la mappatura di tutte le criticità, ma crediamo che sia dovere anche dell’amministrazione scolastica e delle istituzioni raccogliere questi dati per una fotografia esauriente della situazione che, a nostro parere, ci risulta già in moltissimi casi a rischio, dal punto di vista della sicurezza come da quello della didattica.
A proposito di Handicap: nella nostra provincia mancano almeno 80 docenti. Non risultano rispettate le norme rispetto al calcolo dell’organico degli insegnanti specialisti ed alla numerosità delle classi in presenza di alunni con handicap. Nella nostra regione abbiamo registrato un aumento di 363 bambini diversamente abili. La norma prevede di assegnare un docente ogni due alunni disabili, dunque sarebbero stati necessari almeno 150 docenti in più. Ne sono stati assegnati solo 40! Il rapporto docenti/alunni è infatti salito da 2,10 a 2,22: tra i parametri più alti d’Italia. Nella nostra provincia siamo passati da 1396 alunni disabili a 1552: + 156. Sarebbero necessari 78 docenti in più, ne abbiamo avuti solo 41 che, però, sommati ai 42 che già mancavano lo scorso anno, costituiscono oggi una carenza di più di 80 insegnanti specialisti. Dunque, anche per quanto riguarda la copertura dell’handicap la situazione è molto critica, come ci è stato segnalato anche da molte famiglie, in quanto le ore assegnate a ciascun alunno sono ovviamente diminuite rispetto allo scorso anno scolastico.
A rischio il normale funzionamento delle attività didattiche a causa delle difficoltà economiche delle Istituzioni Scolastiche Autonome. Attualmente alle scuole mancano le risorse economiche sufficienti a poter garantire il regolare svolgimento delle attività. E’ quanto hanno denunciato con forza anche i Dirigenti Scolastici e i Dsga (dirigenti servizi generali amministrativi), anche nella nostra Provincia, in diversi documenti già inviati al Ministero fin dallo scorso anno scolastico. Le scuole hanno accumulato negli ultimi anni una situazione debitoria notevole per supplenze brevi, compensi per commissari degli esami di stato, pagamento visite fiscali, Tarsu etc. a causa di mancati accreditamenti da parte dello Stato in rapporto a quanto è stato speso, soprattutto per le sostituzioni. Ad oggi le risorse per pagare il personale supplente sono assolutamente insufficienti. Anzi, a volte è stato utilizzato il fondo di istituto per anticipare lo stipendio ai precari, con la conseguenza che molti lavoratori devono ancora avere il pagamento delle attività aggiuntive svolte lo scorso anno scolastico.
In questa situazione come faranno i dirigenti scolastici a sostituire i lavoratori assenti se non si potrà più contare neanche sulle ore di compresenza o a disposizione, visto che le cattedre sono state riportate tutte a 18 ore di lezione frontale? E’ ovvio che, non potendo più contare su risorse interne, il Dirigente Scolastico dovrà nominare un supplente esterno fin dal primo giorno di assenza, sapendo fin da ora di avere risorse a disposizione assolutamente insufficienti. Come si stanno attrezzando i Dirigenti Scolastici? Sappiamo che in alcune scuole è stato chiesto ai docenti di suddividere la classe ridistribuendo gli alunni nelle altre classi, nel caso non si possa garantire la presenza di un supplente. Se questo dovesse accadere vanno immediatamente informati i genitori e bisogna denunciare questa modalità che, secondo noi, può essere ravvisata al pari di una interruzione di pubblico servizio, perché non si capisce come si potranno garantire regolari lezioni con queste modalità di smembramento dei gruppi classe, in una situazione, tra l’altro, di maggiore affollamento dovuto all’applicazione dei nuovi regolamenti e di condizioni di sicurezza che diventerebbero ancora più precarie.
I precari che hanno perso il posto di lavoro: un numero molto più grande della semplice differenza tra tagli e pensionamenti Le conseguenze dei tagli su tutto il personale e sull’offerta formativa risultano dunque molto pesanti, ma sono soprattutto i precari a farne le spese, personale che fino ad oggi ha garantito il regolare funzionamento delle nostre scuole e che avrebbe il diritto ad essere stabilizzato dopo aver superato concorsi, frequentato scuole di abilitazione anche molto costose, accumulato anni di esperienza preziosa. L’attuazione dei regolamenti sul primo ciclo d’istruzione e sulla determinazione dell’organico del personale ATA ha determinato tagli pesantissimi anche nella nostra provincia: 252 docenti e 135 ATA tra bidelli, assistenti amministrativi e tecnici mettendo a rischio l’unicità dei servizi nelle scuole nelle quali vengono tagliati mediamente 1 amministrativo, 1 tecnico e 2 collaboratori per ogni scuola.
Tanti precari, che lo scorso anno avevano lavorato con un incarico annuale, sono rimasti disoccupati: da una prima stima delle organizzazioni sindacali si tratterebbe di almeno 15.000 docenti e 7000 ATA a livello nazionale, il più grande licenziamento di massa della storia del nostro paese! I tagli, che colpiscono soprattutto alcuni profili e discipline, non sono riassorbibili dall’eventuale aumento di posti in altre classi di concorso o profili che si fossero liberati per effetto dei pensionamenti (un docente di scuola primaria che perde il posto non può andare a fare il docente di matematica alle medie o di spagnolo!). Per questo motivo abbiamo affermato che il numero dei lavoratori che perdono il posto è di gran lunga superiore alla mera differenza numerica registrata tra pensionamenti e tagli. Infatti, al netto dei pensionamenti, 353 nella nostra provincia, la differenza con i tagli sulla carta dovrebbe essere di circa 40 unità; invece, i precari ai quali nella nostra provincia non è stato confermato un incarico annuale ammontano a più di 260: circa 100 nella scuola primaria, 80 del personale ATA ed altri 80 nella scuola media di primo grado.
Tutte queste persone potranno ora accedere al contratto di disponibilità per avere la garanzia del punteggio e una maggiore probabilità di lavorare nelle supplenze brevi, ma questo renderà molto difficile, se non impossibile in molti casi, l’occupazione di quei lavoratori che riuscivano a lavorare per tutto l’anno scolastico con supplenze brevi.
Il rischio di una scuola pubblica sempre più impoverita e dequalificata e di un sistema scolastico non più unitario.
E’ chiaro come, in questo quadro di complessiva difficoltà, il rischio è che si vada verso una lenta ma inarrestabile decadenza della scuola pubblica, sempre più impoverita e dequalificata, con situazioni di maggiore qualità solo laddove possono intervenire gli Enti Locali o le famiglie. Tutto questo va a discapito di quella unitarietà del sistema di istruzione pubblico che rappresenta la condizione fondamentale per garantire a tutti gli studenti pari opportunità formative.
Solo una scuola pubblica inclusiva e di qualità può garantire al nostro paese quello sviluppo sostenibile con cui potremo affrontare la sfida enorme dei prossimi anni.
Per questo motivo riteniamo non più rinviabile un tavolo di confronto presso la Presidenza del Consiglio, che affronti in termini complessivi le problematiche della scuola.Vanno cancellati i tagli previsti per i prossimi due anni scolastici, va predisposto un piano certo di immissioni in ruolo per docenti e ATA, garantendo il reinvestimento di tutti risparmi ottenuti per innalzare la qualità del sistema scolastico pubblico in maniera equilibrata su tutto il territorio nazionale.
Cosa chiedono le Organizzazioni Sindacali.
A livello locale è necessario un attento monitoraggio delle conseguenze dei tagli, soprattutto attraverso il coinvolgimento dei Dirigenti Scolastici:
1)sull’offerta formativa
2)sulla sicurezza
3)sul regolare svolgimento delle lezioni
in modo da poter garantire i necessari interventi in rapporto alle effettive necessità delle istituzioni scolastiche le quali, benché autonome, non vanno lasciate sole.
In particolare, sul tema della sicurezza, ricordiamo che l’Ufficio Scolastico Regionale ha applicato i nuovi criteri di costituzione delle classi in assenza di quel piano di riqualificazione edilizia che, invece, il Ministro aveva posto come condizione per l’adozione delle nuove regole e che ad oggi non è stato ancora predisposto.
Per questo motivo siamo convinti che vadano sanate nel più breve tempo possibile tutte le situazioni non a norma che vedono un super affollamento delle classi, anche riguardo agli alunni diversamente abili.
I Segretari Generali Provinciali di Ancona:
Manuela Carloni - FLC-CGIL
Sergio Belelli - CISL Scuola
Claudia Mazzucchelli - UIL Scuola
Meri Taddei – SNALS
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 09-10-2009 alle 19:05 sul giornale del 10 ottobre 2009 - 2722 letture