Falconara: arriva il 'Critical Market', il mercatino dei prodotti biologici

L'esperienza del Critical Market, che ci accompagna dallo scorso giugno ogni mercoledì dalle 18.30 in poi presso il C.s.a Kontatto di Falconara, vedrà una breve pausa da questa settimana fino alla fine di agosto, per riprendere mercoledì 1 settembre.
Il Critical Market nasce dalla consapevolezza politica che oggi è sempre più urgente rispondere alla sfrenata e inarrestabile globalizzazione malata a cui stiamo assistendo, con la costruzione di momenti di economia informale ed autogestita. I prodotti che vengono venduti o scambiati durante il Critical Market sono il risultato del lavoro di contadine/i che conosciamo personalmente e con i quali viviamo la costruzione di momenti di reciprocità. Chi non ha la terra ed è costretto a comprare la maggior parte dei suoi beni di consumo è oggi il punto nevralgico della speculazione dei mercati. Per contribuire alla difesa dei beni comuni quali il suolo, l’acqua, l’ambiente è necessario rispettare i criteri di biodiversità e gestione ecologica dei beni che appunto acquistiamo.
Il Critical Market basa la sua esistenza su questo: responsabilità da parte dei produttori che hanno scelto di abbracciare la coltivazione non convenzionale (biologica, permacoltura) e dei consumatori che scelgono di valorizzare e sostenere con le proprie scelte di acquisto il lavoro dei contadini. Il Critical Market promuove una chiave di lettura delle problematiche ambientali partendo dal locale per collegarsi al globale. Il pensiero della differenza si concretizza nella nostra scelta di consumare prodotti che non derivano dall’agricoltura industriale.
Tutti i modi altri di fare economia, dai mercati locali, alla vendita diretta, rafforzano quei meccanismi che riescono ad accorciare i circuiti di distribuzione, aumentando le entrate dei contadini senza appesantire i costi per i consumatori con l’effetto di eliminare i grandi profitti dell’agrobusiness.
"La globalizzazione economica si configura come una nuova forma di “enclosure of the commons”, la recinzione delle terre comuni britanniche, come una privatizzazione imposta attraverso atti di violenza e dislocazioni forzate. Anziché generare abbondanza, questa privatizzazione subordinata al profitto produce nuove esclusioni, nuove espulsioni e maggiore povertà. Non solo, ma trasformando in merce ogni risorsa e forma di vita, essa depriva anche i popoli e le specie viventi dei loro fondamentali diritti in termini di spazio ecologico, culturale, economico e politico. La proprietà privata dei ricchi torna così a fondarsi su una rapina ai danni dei poveri. Le privatizzazioni si traducono in un esproprio delle risorse pubbliche e dei beni comuni dei soggetti più poveri, che si ritrovano a essere economicamente, politicamente e culturalmente depauperati" (Vandana Shiva).
Per info: http://www.kontatto.

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 10-08-2010 alle 16:31 sul giornale del 11 agosto 2010 - 792 letture
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