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Falconara: La libertà non ha prezzo, la libera penna scrive

Democrazia Cristiana Marche 4' di lettura 02/03/2012 - Le illusioni propinate ai falconaresi si possono anche “vedere”, ma restano tali, prima o poi si pagano e con tanto di interessi. Oggi la gente comune non crede più a nulla perché chi ha il potere pensa solo a conservarlo, consolidarlo, ad accrescerlo.

Forse ne abbiamo sentito parlare “sin troppo” e siamo arrivati alla saturazione, forse siamo stufi, arcistufi di chiacchiere; di promesse fatte e non mantenute; di impegni presi e poi traditi. Forse il cittadino comune può essere distratto e forse non conosce o meglio ignora fatti e accadimenti, ma non e’ fesso, specialmente quando è toccato o anche sfiorato, nelle tasche e prossimamente l’incremento della tassa rifiuti farà male.

In circa trenta anni o giù di lì ,abbiamo saputo accumulare “debiti” così onerosi e pesanti per ogni falconarese che non bastano due generazioni per “onorarli”, ma una ragione ci sarà, eppure nessuno ha mosso sino ad oggi un dito perché, come si suol dire “meglio quieta non movere” : il guaio è che i nodi “e che nodi” prima o poi vengono al pettine e poi è sempre troppo tardi e a pagare è sempre “pantalone”.

I falconaresi tacciono e fanno orecchie da mercante e così Falconara si trova piena di “magagne”, soffocata dai debiti e alla deriva con il rischio di un altro imminente “naufragio” ed ecco il ricorso alle vendite o meglio svendite del patrimonio dell’Ente, la corsa all’urbanizzazione selvaggia quale ultima “ratio”. Qualcuno potrà darmi del disfattista, ma basta tenere gli occhi aperti e guardarsi bene attorno e con un giudizio sopra le parti, potremmo ben vedere uno “scandaloso e sfrontato andazzo”. Come non vedere e non comprendere i gravissimi problemi quotidiani che purtroppo stanno diventando sempre più pressanti e insoluti?

Girando per la nostra città, dal litorale alla zona collinare, da Nord a Sud emerge una situazione al “limite del collasso”. A parte il traffico veicolare caotico, spesso incontrollabile e contorto, un male endemico in allargamento dal centro alla periferia che si arricchisce, giorno dopo giorno, di aggressività e strafottenza, crescono gli atti di vandalismo, i danneggiamenti alle cose pubbliche e private, l’imbrattamento degli edifici, la preoccupazione di vivere in un ambiente “insicuro“. Le truffe, le rapine a danno dei cittadini, la criminalità dilagante nonostante il controllo della tenenza dei Carabinieri, la capillare diffusione della prostituzione, le droghe, il menefreghismo conseguente del “miracolato” e l’indifferenza dell’amministrazione, sono tutti indici che segnalano una mutazione verso una “generale anarchia”.

Guardiamo attorno a noi con occhio critico: lo spettacolo a cui stiamo assistendo ci esime da ogni commento, ma ci si stringe lo stomaco sino alla nausea e il “malox non basta più“. Strade deformate in aree centrali, periferiche e collinari, buche in ogni dove, tappetino di usura quasi inesistente, rattoppi fatti male ovunque, frane attive e pendenze trasversali pericolose, marciapiedi dissestati che nascondono insidie, quartieri e rioni sporchi e degradati, illuminazione scarsa quando irrisoria, detriti sparsi ovunque, fetori e lezzi insopportabili che ammorbano l’aria ad ogni angolo di edificio.

Piazze e strade accolgono, giorno dopo giorno, l’arroganza dell’amico dell’uomo che propone una routine metodica e puntuale nell’imbrattare sfrontatamente il suolo pubblico con l’accondiscendenza dell’accompagnatore “volutamente disattento”. L’anno 2011 che si è chiuso da sessanta giorni ci ha lasciato una cittadina sempre più piccola, un micro-centro urbano posticcio e fragile, esposto quotidianamente alle “soluzioni tampone e improvvisate”, alle ebbrezze illuminate di qualche soggetto politico e amministrativo che sa brillare di luce cimiteriale.

Ora si cercano affannosamente panacee miracolose, si cerca prima della primavera la cura per la salvezza, per la sopravvivenza del nostro centro urbano, mentre muore il commercio, mentre molti negozi hanno già chiuso i battenti ed altri si apprestano a farlo, mentre in molti abbandonano la città, la monotonia dei quartieri dilaga.

Col tempo Falconara si incupisce, propiziando una decadenza inesorabile, mentre sale in cattedra la rassegnazione, l’accettazione e presto scatteranno ordinanze sindacali, implacabili e inappellabili sanzioni amministrative, tasse inique: cresce così l’amarezza e la solitudine del cittadino che rimane spesso e volentieri inascoltato e deluso. La “libera penna scrive": vede e parla perché guarda al potere in modo diverso, perché ha il coraggio di dire ciò che pensa e sa resistere a torbide e fatue malie: la chiarezza è la moralità di Chi scrive e parla, ma per essere chiari si paga a volte un prezzo.

Ogni giorno si è guardati con sospetto, ignorati ed emarginati. Senza mai tradire la mia fede, senza rinnegare le mie convinzioni, continuerò a battermi per un’idea giusta o sbagliata che sia (io personalmente la reputo giusta) e confido nell’anno in corso 2012 e negli uomini di buona volontà che encomiabilmente possono ancora fare il loro dovere perché ho ragione di credere che ci siano ancora dei galantuomini capaci, basta solo saperli trovare e speriamo bene.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 02-03-2012 alle 22:51 sul giornale del 03 marzo 2012 - 386 letture

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