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Falconara: Sansò (Dc), 'Troppi no a causa della sindrome di Nimby'

Democrazia Cristiana Marche 5' di lettura 05/03/2012 - Ci risiamo: i signor nò bocciano anche l’energia pulita. C’è chi dice no, sempre e comunque, soprattutto se il quesito riguarda il proprio “giardino” e questo modo di fare è la “sindrome Nimby “ (acronimo di “not in my back yard“ non nel mio giardino, appunto) è più florida che mai.

Abbiamo detto NO con un referendum all’atomo e le famiglie, le imprese pagano oggi la bolletta energetica più cara d’Europa: il nostro bel Paese ha un’altissima dipendenza da metano e petrolio, ma quando si tratta di uscire dal vicolo cieco e darsi una chance alternativa si divide, litiga, si sfilaccia e dice NO, perché ne va del proprio fazzoletto, del piccolo consenso locale, magari di una poltrona da assessore e tutto questo ha poco a che fare con un Paese adulto.

Abbiamo detto NO anche agli impianti di energia pulita (solare, eolico, biomasse, elettrodotti e ferrovie) e sono NO incomprensibili. Poi si arriva al paradosso: dire NO a tutto salvo lamentarsi del prezzo che ripaga è roba da adolescenti: c’è una crescita da innescare anche su questo versante. L’elenco dei NO è lungo e noi qui a Falconara abbiamo espresso parere negativo alla presenza dell'Api sul territorio comunale sottolineando che la sua struttura andava demolita ( non basta un mezzo secolo). NO all’Api Nova Energia; NO alla trasformazione, alla coogenerazione e alle nuove centrali elettriche; NO al progetto API “on bord”; NO ai rigassificatori Off Shore; NO al metanodotto conseguente quale allaccio alla rete esistente del gas SNAM.

Non possiamo nascondersi dietro un dito: oggi come oggi, dopo aver messo al bando il nucleare, dipendiamo esclusivamente dal metano e dal petrolio Le scelte che abbiamo fatto in tempi ancora recenti pesano sull’economia delle nostre famiglie, sull’economia delle imprese e sull’economia nazionale :bisogna scegliere oculatamente perché ne va della nostra competitività e del nostro futuro. Abbiamo detto NO anche alle discariche, ai nuovi insediamenti e/o industriali, ai termovalorizzatori e/o inceneritori ed ora non siamo più in grado di capire cosa vogliamo fare eppure ci preoccupiamo quando manca il gas, quando l’illuminazione non viene erogata, quando i nostri frigoriferi si fermano, quando l’acqua calda diventa fredda e così via, quando ancora i rifiuti diventano esorbitanti e giacciono per le strade, difficili da smaltire nelle discariche in esaurimento, quando la tassa rifiuti assume un certo peso.

Qui a Falconara sono scesi in campo comitati e associazioni da una parte e API Nova Energia, Ministero dell’Ambiente, Regione Marche dall’altra : sul tappeto l’accordo tra API con Gaz de France e il rilancio anche del nostro porto di Ancona. Ma il progetto API “ON BORD”, approvato dal Ministero dell’Ambiente è stato bocciato dai Comitati, Legambiente, Italia Nostra, Onda Verde, Onlus e Cittadini Villanova di Falconara. Il Gruppo API ribadisce la portata innovativa e sostenibilità dell’opera ribadendo che il rigassificatore è sicuro, che l’immissione di acqua fredda in mare è un impatto davvero trascurabile senza alcun effetto nocivo e dannoso, che la tubazione di trasporto del gas è interrata a 1,50 mt. ed è rivestita di uno strato di coibente e che il funzionamento dell’impianto è discontinuo.

In sintesi, non sussistono problematiche relative all’immissione di acqua fredda, né sono state registrate in letteratura con riferimento a impianti analoghi: nessun impatto acustico. Orbene, detto questo appare irrealistico pensare anche sull’affermazione secondo la quale la “formazione di una nube di gas” che si sposti verso la costa potrebbe esplodere in prossimità dei centri abitati: si tratterebbe di una ipotesi davvero irrealistica e/o fantascientifica. Forse, a questo punto, potremmo prendere in considerazione di limitare i NO e di guardare con più attenzione ai notevoli vantaggi per il territorio, per il porto di Ancona, per le imprese dell’indotto, senza contare la possibilità per le aziende locali riottenere prezzi competitivi per i rifornimenti energetici.

Oggi la perdita di posti di lavoro è una disgrazia enorme, un patema d’animo che assilla molte famiglie italiane, che vedono avanzare lo spettro della povertà quindi dobbiamo renderci conto che se vogliamo “sopravvivere” alla crisi che è già in atto, dobbiamo evitare la “sindrome di NIMBY” e perdere l’abitudine di dire a priori NO quando poi, in particolar modo, se il quesito e/o il problema riguarda il proprio orticello. Nel futuro del nostro territorio sono previsti investimenti cospicui per circa 200 milioni, lavoro per oltre 150 persone al mese per un anno e mezzo: quindici / venti gli addetti in più quando i lavori arriveranno a regime e interventi costanti delle ditte del territorio per le operazioni di manutenzione annuale: vogliamo perdere anche queste occasioni?

Quali altre alternative, quali surrogati sono in grado di rilanciare il nostro territorio confermando occupazione e l’energia di cui abbiamo tanto bisogno? Dobbiamo tutti renderci conto che bisogna innescare subito la “crescita” e non si può più attendere oltre, perché il tempo passa inesorabilmente e se le problematiche in essere non vengono dissipate e si moltiplicano irrisolte, le conseguenze e gli effetti deleteri saranno pesanti per tutti noi e la futura collettività.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 05-03-2012 alle 19:40 sul giornale del 06 marzo 2012 - 624 letture

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