comunicato stampa
Al via i saldi estivi, Confesercenti: 'Addio alla febbre da saldi'

Questo il principale risultato relativo alla provincia di Ancona, dell'indagine di Confesercenti Marche sulle propensioni al consumo effettuata su base regionale dal Cescot. Il sondaggio è stato effettuato su un campione di 200 clienti rispondenti a fascie diverse di reddito e compossizione familiare.
In provincia il 64% dei consumatori intervistati ha stimato il proprio atteggiamento rispetto ai saldi, ad un livello tra 2 e 3 in una scala da 0 a 5: solo il 19,5% ha assegnato il punteggio massimo di 5 ("assolutamente positivo").
Il dato è confermato anche dalle intenzioni d'acquisto: solo il 25% acquisterà sicuramente in saldo mentre il 58,3% resterà alla finestra e deciderà solo in presenza di occasioni interessanti. Il 16,7% non ha previsto - almeno per ora - alcun acquisto. Questo atteggiamento spinge anche a modificare la tradizionale tendenza a cercare di sfruttare i primi giorni di vendite scontate.
Infatti non c'è fretta per il 72,4% del campione e solo il 17,2% approfitterà dei primi 15 giorni per accaparrarsi le taglie e modelli preferiti. Incertezza anche tra le tipologie di negozi scelti dai consumatori. Se infatti il 34,3 % si orienta decisamente verso la grande distribuzione, la maggioranza del campione (35,2%) cercherà ovunque le occasioni a miglior rapporto qualità prezzo. Buona comunque la tenuta del sistema città con negozi e mercatini che restano la scelta privilegiata da oltre il 30% degli intervistati.
"Che il periodo sia difficile è fuori discussione e il sondaggio lo dimostra una volta di più" - afferma direttore Regionale di Confesercenti - "Anche i saldi non sono più quel momento una volta tanto atteso da consumatori e negozianti: colpa della crisi e dell'incertezza che raffredda i consumi, ma anche del cambiamento radicale nelle abitudini. Oggi le vendite scontate si estendono infatti per tutto l'anno quasi senza soluzione di continuità e già lo scorso anno le vendite in promozione hanno superato quelle a prezzo pieno, rispettivamente con un 53,6% e un 46,4%".
Una confusione che non aiuta nemmeno il consumatore che non è più in grado di poter misurare la reale convenienza delle offerte. Il direttore dell'associazione snocciola i dati della crisi: "Per il 2013 si pronostica che i consumi di abbigliamento, accessori e calzature in Italia accuseranno una perdita del -4,2%, per complessivi 30,3 miliardi di euro. In calo pure il settore dell'abbigliamento per bambino che ha sempre tenuto bene, ma ha incominciato a vacillare".

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