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Privatizzazione Conerobus, Tombolini "C'è davvero necessità di vendere?". Duca "Non esistono privatizzatori ad Ancona"

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Stefano Tombolini

Proseguono ad Ancona “Gli incontri di 60100". Nell'incontro di venerdì dal titolo "Conerobus da pubblico a privato" prendono la parola Tombolini, Pesaresi e Sebastiani sul tema urgente della mobilità pubblica, diritto inalienabile dei cittadini sancito dalla Costituzione.

C’è davvero necessità di vendere?” Questa la domanda centrale che si pone il consigliere comunale di 60100 Stefano Tombolini nel corso della serata di dibattito tenutasi venerdì in Comune ad Ancona sul tema “Conerobus: da pubblico a privato”. Dal 2013 il Comune sta valutando la vendita dell’azienda ai privati, ma sembra non avere un piano regolatore ben definito da presentare alla Regione “che sembra essersi arrogata il diritto di decidere su una proprietà comunale”. La critica al sindaco è quella di pensare di far spendere per un bacino provinciale ai potenziali acquirenti (15 milioni di euro per quattrocentomila utenti) ben più di quanto investito da Busitalia in Toscana per un’utenza regionale molto maggiore (12 milioni di euro per quasi quattro milioni di persone). Tombolini non può fare a meno di notare una serie di criticità nell’azienda Conerobus che non renderebbero possibili grandi spese da parte dei privati: scarsità delle corsie preferenziali, servizi immodificati da trent’anni, tempi di percorrenza interminabili per distanze relativamente brevi, assenza di parcheggi scambiatori che favoriscano l’interazione tra trasporto pubblico e privato. “Il trasporto pubblico locale è un bene di interesse economico generale e non solo commerciale. Non vorremmo che a pagare questa operazione siano i cittadini. Fare cassa con i valori costruiti dalla città attorno alle aziende pubbliche, senza analisi e valutazioni condivise è un sistema che assolutamente non accettiamo e non possiamo condividere”.

Particolare la visione dell’ex presidente Conerobus Marcello Pesaresi, convinto della necessità di rendere di pubblica proprietà quegli assets strategici che potrebbero essere la comunicazione o i servizi sociali. Vede infatti un errore nella privatizzazione di Telecom, mentre apprezza la capacità di Moretti di aver gestito una società pubblica come FS in modo efficiente. Scatta qui l’attacco del presidente di Italia Nostra Ancona Maurizio Sbeastiani: “Moretti ha portato in attivo l’azienda a discapito dei pendolari. Non si può solo guadagnare senza offrire servizi. In questo momento tutti pensano solo a fare cassa, senza dare niente in cambio”. Pesaresi conferma questa necessità di fare cassa come unica motivazione sincera che spinge l’amministrazione alla vendita, mentre smonta le argomentazioni della “difesa dei lavoratori”, per i quali non cambierebbe nulla a livello contrattuale, e della “gara realizzata con un partner economicamente molto forte e in grado di realizzare ingenti investimenti”. Fa quindi presente al sindaco che il soggetto che investe di più non è il partner ma l’azionista di maggioranza. Questo creerebbe un paradosso in cui il socio maggioritario, dopo aver versato cifre da capogiro, sarebbe costretto a partecipare comunque – sei o nove anni dopo – ad un ulteriore gara per acquisire la gestione dei servizi. Con le cifre richieste dalla Macinelli secondo Pesaresi si potrebbe rinnovare la metà dei mezzi della Regione riducendone l’anzianità da una media di quindici anni a quella europea di otto. “Ci deve essere sinergia tra pubblico e privato. Ci può essere collaborazione tra Conerobus e Crognaletti, ma dobbiamo capire quale assetto vuole prendere la società di trasporto pubblico anconetana”.

Rimane molto contento Sebastiani di un’iniziativa che prevede la partecipazione dei cittadini alle scelte principali per la città, contrariamente a quanto avvenuto con il restyling di Piazza Cavour. Si sente in dovere di ricordare l’operato di Fabio Sturani per la città, secondo i valori ambientalisti di Italia Nostra, in quanto unico sindaco che si è mosso davvero sulla mobilità realizzando l’area pedonale. Trova nell’incontro un’occasione per chiedere che i progetti di aree a traffico limitato, di una metropolitana di superficie e di piste ciclabili facilmente fruibili esistenti dal 1973 diventino realtà e il ripristino delle linee ferroviarie Fano-Urbino e Fabriano-Pergola - “per questa linea basterebbero venticinquemila euro, che il sindaco di Pergola ha già garantito di poter fornire” - interrotte dall’Assessore Regionale ai Trasporti Luigi Viventi per garantire il diritto alla mobilità pubblica sancito dalla Costituzione.

A fare un’analisi conclusiva è l’On. Eugenio Duca che vede semplicemente nella “privatizzazione” una parola moderna, mentre non riconosce veri privatizzatori ad Ancona, a partire da Giacomo Bugaro, critico verso la privatizzazione di Conerobus benché esponente della destra, e dalla stessa prima cittadina, che ha reso pubblico il Metropolitan. Riporta anche altri esempi di pubblicizzazione di strutture private che hanno saputo ridare slancio alla città citando l’area ex Tubimar e le operazioni di Galeazzi e Sturani su Angelini, Ate e persino Ccs. Insomma il servizio pubblico va garantito come diritto ma “la vicenda va maneggiata con cura. Servono partecipazione, informazione e coerenza”.





Stefano Tombolini

Questo è un articolo pubblicato il 20-03-2015 alle 21:48 sul giornale del 21 marzo 2015 - 2581 letture