Serenella Moroder: "Le Marche indietro all’infinito"

“Non sono l’unica ad esprimermi con forza a favore della preferenza di genere. Ma credo di essere sicuramente una delle più titolate a parlare di questo argomento. Da Assessore non solo mi sono schierata a favore dell’introduzione del voto di genere, ma ho lavorato per presentare una proposta di legge, in attuazione dell’articolo 3, comma 1, dello Statuto regionale, che prevedeva il superamento di qualsiasi discriminazione, al fine di consentire il pieno sviluppo della persona, nonché l’adeguamento di alcune norme regionali all’applicazione del principio di pari opportunità. Era il 2011”.
Serenella Moroder - ex Assessore al turismo delle Marche, ma anche alle Pari Opportunità, ed ora candidata nella Lista Uniti per le Marche – torna con forza sul rispetto del principio di parità tra i generi nei rapporti civili e politici.
“Durante il mio assessorato intrapresi un lavoro complesso ed articolato, che portò alla stesura di una proposta di legge per assicurare il rispetto del principio di parità tra i generi. La proposta non fu neanche presa in considerazione dall’allora Presidente Spacca e dalla Giunta tutta. Approvarla, avrebbe significato portare le Marche all’avanguardia nazionale. Ora con l’Italicum il problema a livello nazionale è risolto, ma da noi non è così. La regione Marche, infatti, è l’unica di centro sinistra a non avere la preferenza di genere. La mia proposta avrebbe fatto guadagnare posizioni alle donne nelle candidature per le elezioni, nelle nomine e designazioni di spettanza dell’assembla legislativa, della giunta regionale e del presidente della giunta, in enti e organismi diversi dalla regione (come da legge 34/1996) e nell’attribuzione di incarichi in organismi collegiali operanti nell’interno dell’amministrazione regionale (come da legge regionale 20/2001). In modo particolare il testo di legge prevedeva che in ogni lista provinciale la rappresentanza di ciascun genere fosse pari alla metà del numero dei seggi assegnati alla circoscrizione. Inoltre l’elettore avrebbe potuto esprimere un solo voto di preferenza, scrivendo il cognome ovvero il nome e cognome del candidato, ed una seconda preferenza scegliendo fra i candidati compresi nella stessa lista, purché di genere diverso dalla prima. In caso contrario la seconda preferenza sarebbe stata nulla. Ma ci eravamo spinti anche oltre, istituendo ad esempio, al fine di attivare forme di raccordo e di concertazione fra le donne elette e nominate negli enti pubblici della Regione, la Rete regionale delle donne elette e nominate. La Rete avrebbe avuto il compito di promuovere e dare visibilità alla presenza femminile a ogni livello di governo regionale, provinciale e comunale, diffondendo la conoscenza della metodologia del “lavorare in rete” e dello scambio di buone prassi”.
Un testo che sicuramente avrebbe rappresentato per le donne marchigiane un’opportunità in più, una tutela, in un mondo come quello della politica che comunque troppe volte si è macchiato di maschilismo.
“Per me rimane una priorità assoluta. Le Marche debbono dotarsi di una legge che tenga conto della dimensione di genere”.
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Questo è uno spazio elettorale autogestito pubblicato il 25-05-2015 alle 17:39 sul giornale del 26 maggio 2015 - 1382 letture
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