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Asilo nido, Rubini (Sel-Abc): "Il comune fa cassa esternalizzando"

Francesco Rubini 3' di lettura Ancona 26/06/2015 - Un tempo al centro delle discussioni politiche c’erano i bisogni dei cittadini. Quante parole, quante discussioni, quanto tempo utilmente impiegato per giungere alla conclusione che gli asili nido erano un servizio sociale che le Amministrazioni pubbliche dovevano erogare per garantire il benessere dei bambini e delle loro famiglie con accollo di una parte del costo da parte della collettività in modo da consentire alle donne di liberare le loro immense risorse anche nel lavoro.

Quanto fiato sprecato se è vero come è vero che nelle decisioni di questi giorni da parte dell’Amministrazione comunale si parla solo di soldi. Soldi, soldi e solo soldi. L’opzione di esternalizzare, perché di questo si parla, il servizio pomeridiano degli asili nido gestiti direttamente dal Comune non tiene conto altro che di esigenze economiche, peraltro scarsamente motivate e quindi in buona parte ingiustificate. Non una parola viene spesa in merito agli utilizzatori dei servizi, i bimbi dai sei ai trentasei mesi.

Quale sarà il loro “benessere” nel ritrovarsi accuditi da tre potenziali educatrici con tre contratti di lavoro diversi fra loro? (una dipendente a tempo indeterminato del Comune, una per la sua sostituzione a tempo indeterminato, o anche a chiamata, ed una dipendente della ditta appaltatrice). Che ne sarà della continuità didattica e del rapporto educatore bambino? Purtroppo già da anni è in atto questo processo di esternalizzazione silenziosa degli asili nido comunali.

Se non si investe nel servizio, se non si fanno concorsi per assumere nuovo personale lo sbocco naturale è la “necessità” di affidare ai privati quello che con tanta fatica il pubblico ha costruito e che i cittadini hanno pagato. Il prezzo è già pesante. Le educatrici si trovano spesso con un numero di bambini superiore al rapporto previsto dalle norme. La mancanza di ricambio generazionale comporta un progressivo “invecchiamento“ della forza lavoratrice e solo chi non ha avuto mai un bambino da accudire non sa quello che comporta tutto questo. Ma tengono duro, non vogliono delegare ad altri un servizio che sempre stato un fiore all’occhiello del Comune di Ancona soprattutto per merito loro.

Nella scelta fra pubblico e privato non è una questione di qualità dei servizi offerti ma di filosofia della loro gestione e delle politiche lavorative. Gli stipendi del personale comunale non sono certo fra i più alti del panorama lavorativo, anzi. E’ legittimo pensare per esempio che, come già succede, per garantire il margine di guadagno al privato che partecipa all’appalto al massimo ribasso, le economie siano frutto dello sfruttamento del lavoro? E’ possibile pensare che da queste operazioni ci si attenda una sorta di gratitudine? Questa è, al lato pratico, la filosofia dell’attuale amministrazione comunale se è vero che la stessa sorte, con le stesse modalità soft degli asili nido, stanno seguendo solo ad esempio anche il servizio di scuolabus, la mensa scolastica, il servizio manutenzioni, i centri estivi e l’assistenza sociale in genere.

Il Comune è, e sarà sempre di più, una centrale di appalto in cui il privato godrà dei profitti e il pubblico si accollerà le perdite. Non ci saranno più modelli di riferimento di servizi gestiti direttamente e quindi sarà sempre più difficile valutare la qualità dei servizi offerti in appalto. Su questa strada il partito democratico finirà di smantellare quel poco di welfare rimasto in questo paese: Fermiamoli!

Francesco Rubini , capogruppo SEL - Ancona bene comune


da Luigi Cherubini
Italia Nostra - Comitato via Passo del Turchino




Questo è un comunicato stampa pubblicato il 26-06-2015 alle 11:55 sul giornale del 27 giugno 2015 - 1871 letture

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