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Con il nuovo Soprintendente Carlo Birrozzi arrivano 30mila euro per l'ex convento di San Francesco

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E’ arrivato ad Ancona lunedì scorso, una giornata scandita da strette di mano e prime conoscenze reciproche, e poi è subito ripartito, - una volta espletate anche le pratiche per il suo insediamento ufficiale - l’architetto Carlo Birrozzi, nuovo dirigente della nuovissima Soprintendenza unica Archeologia, Belle arti e Paesaggio delle Marche.

Un cambio al vertice che ha portato fortuna, visto che ieri da Palazzo del Senato, sede della ormai ex Soprintendenza regionale alle Belle Arti e Paesaggio, è giunta la notizia dell’arrivo “pronto cassa” di 30mila euro da spendere subito per avviare la complessa attività volta a mettere in sicurezza l’intero sito dell’ex Convento di San Francesco. “L’isola che può, deve tornare ad esserci, uno spazio pubblico aperto capace di rappresentare una nuova centralità urbana all’interno del centro storico della città”, avevano detto in conferenza stampa l’ormai ex soprintendente alle Belle arti, Anna Imponente, e il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, dopo aver firmato a maggio il protocollo d’intesa per iniziare il percorso di valorizzazione di questa vasta area monumentale, che dalla trecentesca e coeva Chiesa di San Francesco alle Scale si allunga a margine di via Orsini, ancora suggestiva, dotata com’è di fascino e bellezza straordinari. Nonostante versi in stato di totale abbandono e degrado dal 1944, quando cessò la funzione di polo museale cittadino a seguito delle profonde ferite inflittele dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Trentamila euro, appena un decimo della cifra complessiva di 300mila che serve per rendere di nuovo pienamente accessibili, senza rischi, gli immobili dell’ex Convento e il chiostro, i primi parzialmente distrutti e semi-diroccati, il secondo ridotto ad una specie di savana selvaggia. Una cifra, 300mila euro, messa nero su bianco qualche giorno fa dai funzionari di Palazzo del Senato come richiesta ufficiale di finanziamento (fondi ordinari) al Ministero Beni, Attività culturali e Turismo (MIBACT). Mentre per le opere di ricostruzione e ristrutturazione è stato ipotizzato un investimento di 30 milioni di euro, talmente elevato che, ad oggi, appare una chimera. Ma tant’è. Dopo decenni di nulla o quasi - solo il Salone del Capitolo, che si apre sulla parte finale della salita di via Fanti, ha beneficiato della sostituzione del tetto con una copertura in lamiera e di transennamenti – è positivo il fatto che già a settembre dovrebbe partire il cantiere per il primo “step”. Ci sono da rimuovere tonnellate di detriti e macerie, travi di legno e ferro, vecchie impalcature, rifiuti d ogni tipo. Vanno tagliati i rovi e le erbacce che hanno invaso il chiostro. Tutta la zona va recintata, necessario, come minimo, il puntellamento di alcune pareti. Insomma, quei 30mila euro serviranno, una volta terminati i lavori, a rendere possibile un primo, parziale ingresso in sicurezza a studiosi, architetti, funzionari. E quindi a porsi, speriamo in modo serio, il problema di come affrontare, soprattutto dal punto di vista progettuale e finanziario, la grande impresa volta a far risorgere l’ex cittadella religiosa, riqualificata e riconvertita in nuovi usi socio-culturali, riconsegnata alla pubblica fruibilità. Va sottolineato, comunque, che l’avvio del cantiere e l’inizio del concretizzarsi del protocollo d’accordo tra Comune e Soprintendenza renderanno possibile in tempi rapidi il progressivo e da anni auspicato recupero delle decine di reperti scultorei, databili più o meno dalla fine del secolo XIV alla metà del XVIII, di grande valenza artistica e architettonica che giacciono colpiti da una sorta di “damnatio memoriae” sia nel Salone del Capitolo sia nel piano terra e in un piano seminterrato di un grande edificio adiacente. Portali, archi, colonne, capitelli, fregi, scudi araldici di antiche famiglie nobiliari e di natura ecclesiastica e sacra, altorilievi, parti di monumenti tombali: una specie di “Pozzo di San Patrizio” pieno di “gemme d’antichità” ancora capaci di raccontare pagine, a volte inedite, della storia del capoluogo dorico. Per quanto riguarda soprattutto gli stemmi e le lapidi (tutti in pietra) si tratta di reperti originariamente collocati (prima delle devastazioni belliche) nella Chiesa di San Francesco alle Scale. Dopo i bombardamenti, trasferito il Museo Nazionale Archeologico delle Marche dal Convento a Palazzo Ferretti, queste opere sono state nel corso degli anni depositate accanto ad altri plurisecolari scampoli d’arte e architettura tra i ruderi dello stesso Convento, e poi dimenticate. A seguito di quattro sopralluoghi – i primi due, anni fa, del gruppo di volontariato Urlo Indiana Jones, poi l’inverno scorso uno guidato dal dirigente dell’Ufficio municipale Patrimonio, Ermanno Frontaloni, infine uno della Soprintendenza, fortemente voluto dall’architetto Biagio De Martinis – molti di questi reperti sono stati identificati, grazie alle ricerche svolte in autonomia dall’appassionato di storia locale Giuseppe Barbone. Una volta evacuati dalle macerie, è pronto a scattare il piano, approntato dall’ing. Frontaloni, per trasferirli provvisoriamente nella ex Sala biblioteca universitaria di Palazzo degli Anziani, sede del Consiglio comunale.

Importante sarà il ruolo di studio e catalogazione che dovranno assumere gli esperti della Soprintendenza unica, che dall’11 luglio ha unificato quella alle Belle arti e Paesaggio e quella Archeologia (la seconda era stata brillantemente retta per circa un anno dal dott. Mario Pagano, trasferito a Cosenza con l’incarico di Soprintendente unico della Calabria), e che avrà un enorme lavoro da smaltire, su molti fronti: apertura della ristrutturata Chiesa di San Bartolomeo-San Gregorio Armeno e rilancio dei lavori per l’area dell’Anfiteatro Romano in via Birarelli, nuovo impulso alle opere di valorizzazione del sito dei magazzini del porto Traianeo, solo per fare alcuni esempi. C’è quindi molta curiosità rispetto alle strategie organizzative e operative che saprà mettere in campo l’autorevole architetto Birrozzi, 50 anni, che tornerà stabilmente ad Ancona il 22 agosto, terminate le ferie, forte della sua esperienza di soprintendente per i Beni storici, artistici ed antropologici della Puglia. L’avvio della “missione ex Convento di San Francesco” sarà un primo, interessante banco di prova per l’esordiente soprintendente unico delle Marche. Il quale, frattanto, continuerà ad essere sostituito “pro tempore” dall’architetto Biagio De Martinis.





Questo è un articolo pubblicato il 03-08-2016 alle 12:14 sul giornale del 04 agosto 2016 - 5895 letture