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Il Fante di Vittorio Morelli trova una nuova casa nell'atrio di Villarey

3' di lettura

Il monumento al Fante di Vittorio Morelli trova di nuovo la luce. Conservato per anni nel magazzino della ex caserma Villarey, alle 11.00 di mercoledì 30 novembre, di fronte alla nipote dell'artista, Elisabetta Morelli, e al comandante del Comando militare Esercito "Marche" di Ancona generale di brigata Rosario Silvestro Moschella, è stato trasportato nell'atrio della Facoltà di Economia e Commercio dell'Univpm, proprio di fronte al piedistallo che conserva la pietra d'Istria.

Si tratta di un primo passo volto alla valorizzazione di un futuro percorso storico e della memoria per gli studenti (e non) che attraversando l'intera struttura giungerà alla necropoli picena di gusto ellenistico conservata al di sotto del parcheggio della "Giorgio Fuà", propio ai piedi del colle Cardeto, da sempre luogo di sepoltura (si veda la presenza del cimitero ebraico). Una novità in questo senso arriva dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche che ha permesso la ricostruzione di una delle tombe (quella conservata meglio) con i materiali che l'Univpm conserva in magazzino. L'Odissea della scultura in bronzo del 1927 ha toccato anche le pagine del mensile d'informazione libera L'Urlo. Il 5 novembre scorso, infatti, il giornalista Giampaolo Milzi e il suo Urlo Indiana Team hanno lanciato una petizione per il trasferimento dell'opera dal parcheggio di Facoltà, luogo che non le rendeva giustizia, alla Polveriera Castelfidardo: un'iniziativa che è stata capace di raccogliere 300 firme. Spostato circa venticinque anni fa dalla sua nicchia per la riconversione della caserma, nel frattempo acquistata dall'Univpm, in università presso la caserma Saracini di Falconara Marittima, lì il Fante è rimasto fino alla sua chiusura nel 2000, salvo poi tornare ad Economia, dove fino al 2010 è restato imprigionato in un magazzino. L'intervento dei vertici d'Ateneo portò nel settembre di quell'anno ad istallare su un piedistallo esterno al parcheggio la statua. Una posizione per molti non degna del sacrificio di chi avrebbe voluto rappresentare, che ha portato alla richiesta da parte di alcuni cittadini di una sua cessione al Comune, prospettiva tuttavia poco allettante per l'Università. Porlo al centro della corte interna sembrava poco appropriato, ma anche riposizionare il Fante nel suo luogo d'origine era ormai diventato impossibile. Spiega infatti il Preside di Facoltà Francesco Maria Chelli che "in quel luogo si trova oggi una delle uscite d'emergenza di una delle aule più grandi della struttura e non possiamo pensare di riprogettare l'edificio a questo scopo". Ecco allora apparire la soluzione di condivisibile compromesso di Sauro Longhi: portare il Fante nell'atrio, di fronte alla Pietra d'Istria, senza nessun piedistallo, per ricordare agli studenti suoi coetanei che lui è a piedi all'Università proprio come loro e apporvi una targa che recita una frase dello stesso Rettore: "Un secolo fa giovani come voi furono costretti ad andare in guerra. Grazie a quel sacrificio oggi possiamo vivere liberamente, studiare e conoscere. Sappiate difendere questa libertà e impegnatevi sempre al fine di far crescere in prosperità e pace la nostra società". Non un simbolo di guerra, quindi, ma di un sacrificio necessario anche affinché i giovani studenti di oggi potessero raggiungere un nuovo grado di conoscenza. Simbolo che è stato svelato, durante la cerimonia, proprio dai rappresentanti di quegli studenti che, sotto le note dell'inno di Mameli, hanno anche deposto un mazzo di fiori ai piedi del Fante.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11-2016 alle 14:33 sul giornale del 01 dicembre 2016 - 2153 letture