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Una Via Crucis per combattere l'indifferenza: il Cardinale Menichelli: “bisogna saper vedere la Croce nella vita degli altri”

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La processione presieduta nel venerdí Santo dal Cardinale e Arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli impone una riflessione sull'attualità, dalle stazioni della Via Crucis alla sofferenza quotidiana.

Una Croce costruita con il legno delle case crollate, sorretta dagli stessi vigili del fuoco di Ancona che hanno sottratto alle macerie dei paesini di Petrara, presso Arquata, quelle assi scheggiate e ferite. Dietro a questo simbolo l'arcivescovo invita procedere per tutta la cerimonia.

Un emblema, quello della Croce, che nel rito simboleggia la sofferenza di Cristo nel suo martirio si vuole piegare alla sofferenza umana. Scortata dal fiume di fedeli dal Duomo fino a Piazza del plebiscito, incontra nel suo itinerario, le stazioni della croce, le opere e le testimonianze di artisti e semplici fedeli, che invitano alla riflessione sul valore della misericordia.

I volti trasfigurati nella misericordia è il sottotitolo della via crucis. Volti testimoniati dagli operatori che hanno partecipato e testimoniato alla funzione. L'associazione “Avvocati di strada”, che vede professionisti volontari collaborare per difendere i diritti dei nullatenenti presso "la mensa di Padre Guido", ha descritto il volto della povertà. il musicista Ambrogio Sparagna ha portato la sua musica per raccontare il dolore di una madre per la perdita di un figlio. A una drammatizzazione di Luca Vagnoni è stato affidato il tema dei migranti, ballerini senza volto cercano la sopravvivenza, trovando risposta nella declamazione delle parole di Erri De Luca. È la statua “Stabat Mater dolorosa”, dell'artista Andratini, il volto della donna vittima di violenze nel corpo e nello spirito. Il lavoro fotografico “swing angel” di Fabrizio Borelli affonda in maniera clinica lo sguardo nella sofferenza, intima come può essere la lastra di una figlia malata, vedendo in questa testimonianza di imperfetta umanità un rimando al divino. Entrambe le opere saranno poi ospitate dal museo Diocesano. Davanti alla chiesa di San Francesco alle scale, un detenuto di Barcaglione si appella alla misericordia e al perdono per i carcerati, così bisognosi prima di tutto di speranza. Dai terrazzi della Prefettura in Piazza del Plebiscito una famiglia racconta il suo convivere con la disabilità. Termina il tragitto ai piedi della statua del Papa Clemente XII, dove il coro dei bambini della “Anspi musica” rappresenta la resurrezione, ma anche un richiamo ai minori non accompagnati, che dopo indicibili pericoli raggiungono soli le nostre coste.

In chiusura della cerimonia, in quella piazza che il Vescovo Menichelli definisce luogo incontro tra chiesa, stato e vita sociale, il Cardinale ha voluto estendere il suo appello anche al mondo laico: “Non possiamo far finta che la croce non ci sia. Anche i non credenti devono credere nell'uomo che soffre” “viviamo in un epoca di cattiva comunicazione che incita, spesso, a godere delle miserie del prossimo”.

Un'ottima esperienza secondo il Regista dell'evento Don Dino Cecconi, che si ripropone di ripetere l'evento in questa formula "partecipata". “ Una affluenza superiore alle aspettative, che va interpretata come una risposta a un'emergenza, quella l'indifferenza a cui le parole del Vescovo vogliono controbattere. Parole che possono essere state anche dure, perché dura è la realtà di oggi e adeguato deve essere l'appello, un appello che non vuole essere politico, ma sociale”.





Questo è un articolo pubblicato il 15-04-2017 alle 11:11 sul giornale del 18 aprile 2017 - 1960 letture