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Andrea Raschia (Cgil): “Fossero soltanto cocci...”

4' di lettura Ancona 10/07/2018 - Fossero solo cocci della sinistra quelli da tenere assieme, allora si che sarebbe fatica sprecata.

Sono invece esperienze di vita, storia collettiva di persone, ad essere andate in frantumi, stracciando quel tessuto che tiene insieme una comunità. Tutto ciò è da rigenerare. Quando un paese è forte di questa energia positiva supera le prove più difficili e impegnative. Certo strade senza buche sarebbero preferibili. Il cammino da riprendere è però ideale, è un cammino verso il progresso sociale e di liberazione. RIPRENDERE IL CAMMINO, INSIEME Suggestiva l’immagine proposta: quella dell’amministratore vincente che si rivolge come fosse alla Casa del Popolo agli epigoni di due grandi partiti popolari, o almeno ciò che resta di loro, delle profonde tradizioni un tempo radicate in una società mai come oggi così inquieta al punto che sembra essa stessa andare alla deriva. Quanto servirebbe a tutti una rinnovata Casa del Popolo non fosse altro che per restituire solidità e visibilità a un movimento storico che deve necessariamente ripartire per garantire stabilità, unità e solidarietà a una società intera, a un popolo che sembra aver smarrito coscienza di sé, e del nuovo umanesimo di cui è portatore. Valeria Mancinelli chiamata, dunque, a dire la sua per ricostruire il centrosinistra italiano: una vera impresa per la Politica che in primis deve riacquisire la capacità di indicare a un movimento ampio di forze un orizzonte possibile verso il quale traghettare, colmando la distanza con passo certo, deciso e coerente. Forze composite ma unite nel convergere su una idea di società da costruire: migliore, più giusta, nella quale si riconoscono, con i Doveri, Diritti di cittadinanza, opportunità di crescita, per realizzare il Bene Comune. “In un mondo nel quale cresce l’indifferenza, c’è ancora qualcuno disposto a tutto per migliorarlo”, con esemplare spirito di sacrificio fronteggia rassegnazione e mediocrità. È bene non dimenticarlo! Ognuno deve rispondere alla propria coscienza, forte di principi saldi e degli insegnamenti trasmessi da generazioni precedenti, come meglio crede. Quanti non intendono venir meno a questo impegno, verso nuovi traguardi di progresso sociale di cui sentono l’urgenza e il bisogno, debbono condividerlo con altri compagni di viaggio. È un moderno e rinnovato concetto di “sinistra”: parla di valori, di solidarietà, giustizia, democrazia, libertà e uguaglianza, anche in tempi difficili come peraltro accaduto in passato. Si deve averne consapevolezza, conoscere i limiti oggettivi e i danni prodotti in un corpo oggi più fragile che, pur colpito duramente, intende reagire e sentirsi parte di un soggetto più vasto, transnazionale. Altro che rimettere insieme i cocci: ci attende ben altro, un’impresa di lunga lena, che richiede tempo, volontà, intelligenze e coerenza; oltre alla capacità di compiere scelte immediate e concrete per governare processi reali. Il tema dell’immigrazione è la cartina di tornasole. È evidente che quando un paese rappresenta l’approdo naturale per un esercito di sventurati, una massa di diseredati in fuga da guerre, malattie e povertà assoluta, alla ricerca di una speranza di vita e di un futuro, deve rispondere a un moto al momento inarrestabile. Non si tratta solo di affrontare degnamente misure di emergenza, ma di accendere due grandi priorità: un nuovo ordine generale e adeguate politiche interne che rispondano efficacemente all’insopportabile condizione di disagio e malessere vissuta da crescenti aree della nostra società. Nel primo caso si tratta di avviare strategie di pace e cooperazione tra i popoli per avviare nuove e indispensabili forme di sviluppo sostenibile in quei luoghi non più lontani -unico modo per governare un processo che pone all’intero pianeta contraddizioni altrimenti non risolvibili; nello stesso tempo politiche altrettanto innovative che nel nostro paese faccia proprio finalmente con misure serie e concrete, quell’elementare bisogno di certezze e sicurezza, così da trasmettere in generale fiducia, ciò che si è largamente perso. Ecco il punto vero. Poi, certo, ci sono tutte quelle strade piene di buche, segno di reali difficoltà, ma anche di incuria e sciatteria di troppe amministrazioni. Difficoltà che parlano d’impoverimento culturale, politico, etico e morale, di una classe dirigente più vasta che, con lo smalto, ha perso la capacità di guardare -e indicare- lontano. È questa dimensione modesta che ha finito per riempire di buchi veri il tessuto sociale: la coesione è a rischio, debole è il collante che tiene insieme una comunità. Nessuno ha soluzioni in tasca. Nessuno può farcela da solo. Si deve assumere collettivamente un nuovo punto di vista per entrare in questo nuovo ordine d’idee: così, forse, possiamo riprendere il cammino interrotto. Ovviamente senza prescindere dall’obiettivo, una vera necessità, di mettere assieme ogni forza sinceramente interessata all’orizzonte indicato. Il cammino è lungo, prepariamoci ad affrontarlo.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 10-07-2018 alle 23:32 sul giornale del 11 luglio 2018 - 2083 letture

In questo articolo si parla di politica, fp cgil, fp cgil marche, Andrea Raschia

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