I messaggi dell'arcivescovo Angelo Spina per la Pasqua 2020

“Il tempo del coronavirus è per tutti un lungo 'venerdì santo' vissuto con profonda sofferenza", ha scritto sua ecc. mons. Angelo Spina nel messaggio per la Pasqua del 2020.
"Sofferenza per i malati, per i morti, per i loro familiari, per la terribile prova a cui sono sottoposti i medici, i paramedici, sofferenza per la prova che tutto il Paese sta vivendo. Sofferenza per chi ha responsabilità di governo, i lavoratori, le imprese, l’intera economia. Ma oltre a queste sofferenze ce n’è un’altra ancor più grande quella di non poter celebrare l’Eucaristia con il popolo, anche se la fede resta viva alimentata dalla preghiera personale e in famiglia e dall’ascolto della Parola di Dio. Molti si sono chiesti se questo virus è un castigo. La risposta è no. Non è un castigo. Gesù in più occasioni ha chiarito che non c’è un rapporto fra la colpa commessa e il male subito”.
Nel messaggio ai giovani, tra l’altro si legge: “Cari giovani, i giorni del coronavirus che stiamo vivendo, voi li sentite profondamente, con la fatica, l’angoscia, lo smarrimento, l’incertezza e anche la paura. Ma in questo tempo di prova la fede, luce ai nostri passi non viene meno ad accompagnarci. E voi con il dono della fede tenete accesa la lampada che fa guardare avanti perché siete amici di Gesù Cristo”.
Un messaggio, poi lo ha inviato i sacerdoti: “Afferrati da Cristo ci siamo messi nelle sue mani, mani che salvano, proteggono e benedicono. Il nostro sacerdozio viene da lontano, da una chiamata e da una consacrazione, in poche parole da un dono che Dio ha fatto alla nostra vita e alla Chiesa. L’Apostolo Paolo convinto di questo scriveva a Timoteo quelle parole sono rivolte anche a noi, oggi, pastori a servizio del popolo di Dio: «Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani» (2 Tm 1,6). Siamo sacerdoti perché abbiamo ricevuto un dono di Dio. Non abbiamo firmato un accordo, non abbiamo ricevuto un contratto di lavoro in mano, ma mani sul capo, per essere a nostra volta mani alzate che intercedono presso il Signore e mani protese verso i fratelli. Abbiamo ricevuto un dono per essere doni. Un dono non si compra, non si scambia, non si vende: si riceve e si regala”.
Molto sentito, il messaggio inviato agli operatori sanitari: “Trascorrete giorni e notti in ospedali e cliniche, dove è ininterrotto il flusso di pazienti in attesa di cure. Vedete ogni giorno i risultati di test che confermano nuovi casi di contagio. Cercate disperatamente dispositivi salvavita. Nonostante tutto, portate parole di conforto e di coraggio stando accanto a chi soffre. Affrontate la stanchezza, ma non demordete perché la vostra non è una semplice professione, è una missione. In questo tempo del coronavirus abbiamo ancor più colto l’alto valore della vita e fare ogni sforzo per curarla, custodirla. Facciamo esperienza della sua fragilità e della sua precarietà. Questo ci dà ancora più consapevolezza di riempire il tempo della vita con ciò che vale. La vita è fatta per amare ed è proprio l’amore che la riempie di senso, come ci ha insegnato il Signore Gesù: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 09-04-2020 alle 17:38 sul giornale del 10 aprile 2020 - 258 letture
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