Arriva ad Ancona il Roadshow “Uniti e Vicini ai Pazienti con Epatocarcinoma”

Affrontare le sfide della complessa gestione del paziente con epatocarcinoma, portare alla luce l’esperienza dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche, evidenziare l’importanza del lavoro sinergico dei team multidisciplinari, la necessità di indirizzare il paziente verso strutture di eccellenza e confrontarsi sulle innovazioni diagnostiche e terapeutiche disponibili: sono questi gli obiettivi della tappa di Ancona di “Uniti e Vicini ai Pazienti con Epatocarcinoma”, il Roadshow promosso con il supporto non condizionante di Roche e il patrocinio di EpaC ETS (la più importante associazione nazionale di pazienti con malattie di fegato) e, in questa occasione, anche del Comune di Ancona e dell’Associazione Marcangola, che riunisce 40 associazioni di volontariato attive in ambito oncologico sul territorio marchigiano.
L’incontro di Ancona, organizzato in concomitanza della Giornata Mondiale del Fegato, punta anche a sensibilizzare sui bisogni dei pazienti con epatocarcinoma, sui centri specializzati nella cura della patologia e sulle best practices esistenti, sulle priorità della presa in carico multidisciplinare e sulle sfide attuali e future.
È difficile definire quanti sono realmente i pazienti marchigiani affetti da carcinoma epatocellulare perché l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche rappresenta un punto di riferimento non solo per la Regione, ma anche per tanti pazienti del Centro-Sud. L’anno scorso nella struttura ospedaliera sono stati valutati più di 300 pazienti con lesioni del fegato, di cui il 30% provenienti da fuori Regione.
Proprio per la complessità clinica della patologia, la presa in carico del paziente con epatocarcinoma deve essere guidata da un team multidisciplinare composto da epatologi, chirurghi, oncologi, radiologi clinici dedicati, radiologi interventisti ed altri specialisti, in strutture di eccellenza e ad alta specializzazione che lavorano in sinergia fin dal momento della diagnosi, così da individuare il miglior trattamento possibile per il paziente tra i vari disponibili, con la garanzia di accesso ai migliori percorsi di diagnosi e cura. Il team definisce il trattamento personalizzato per ciascun paziente, in base alle caratteristiche del tumore, alle patologie esistenti o pregresse, alla riserva funzionale epatica, con il supporto di specifici percorsi come nel caso dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche.
“L’epatocarcinoma nasce in maniera silenziosa spesso all’interno di altre malattie del fegato quali l’epatite o le malattie metaboliche e la diagnosi è frequentemente tardiva. Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione terapeutica, con l’introduzione di terapie innovative quali i farmaci biologici e l’immunoterapia, che si integrano con le terapie chirurgiche e loco-regionali nel contesto di una strategia terapeutica multimodale che rende necessario un approccio multidisciplinare alla malattia. - ha spiegato Rossana Berardi, Professoressa Ordinaria di Oncologia, Direttrice Clinica Oncologica, Università Politecnica delle Marche - Fondamentale è in primis agire sulla prevenzione primaria, informando e sensibilizzando le persone sui rischi legati all’abuso di alcol e sugli stili di vita sani. Importanti sono poi la vaccinazione contro l’epatite B e i trattamenti antivirali, la diagnostica, fino ad arrivare alla chirurgia oncologica, alle terapie loco-regionali, ai trattamenti farmacologici fino al trapianto. Proprio in questi giorni ricorre il terzo anniversario dell’attivazione del CORM (Centro Oncologico e di Ricerca delle Marche), un cancer center 4.0 cui afferiscono pazienti da tutta la regione ed extra-regionali, anche attraverso la piattaforma www.corm-marche.it che prevede l’accesso diretto ai gruppi multidisciplinari attivi presso l’AOU delle Marche, al Molecular Tumor Board e all’Unità certificata per gli Studi di fase I, che offre opportunità terapeutiche sperimentali anche di fase precoce ai pazienti oncologici”.
“Il carcinoma epatocellulare insorge nel 90% dei casi in un fegato con fibrosi avanzata o con una franca cirrosi. È quindi fondamentale cercare di prevenire queste situazioni, che vengono precedute dall’ epatite cronica. Per epatite cronica si intende una infiammazione del fegato che si documenta con un aumento delle transaminasi o della fosfatasi alcalina superiore a sei mesi. Fino a qualche anno fa, le cause più frequenti di epatite cronica erano le forme virali, ora ridotte grazie alla vaccinazione per HBV ed alla terapia per HBV e HCV. Oggi le forme più frequenti sono legate al non corretto uso di bevande alcoliche e ad alterazioni del metabolismo, quali diabete e obesità, più raramente a forme autoimmuni. Sappiamo quindi quali possono essere gli approcci per una adeguata prevenzione primaria, che deve essere effettuata sul territorio, in collaborazione con il medico di medicina generale, alla ricerca dei fattori di rischio evidenziati. - ha spiegato Gianluca Svegliati Baroni, Professore Associato in Gastroenterologia dell’Università Politecnica delle Marche, Responsabile Unità Operativa Danno Epatico e Trapianti e Referente Scientifico del PDTA “Carcinoma Epatocellulare” dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche - Quando il paziente ha un’epatite cronica, è importante far riferimento ad uno specialista epatologo, che possa indirizzarlo verso le migliori cure ed all’eventuale diagnosi precoce di lesioni epatiche, da ricercare in tutti i pazienti cirrotici con l’ecografia, da ripetere ogni sei mesi. Quando si ritrovano noduli del fegato è importante che i casi vengono discussi sempre all’interno del team multidisciplinare, per definire il successivo iter terapeutico perché ora abbiamo a disposizione molteplici opzioni (chirurgiche, loco-regionali, o sistemiche) che possono portare a guarigione una percentuale importante di pazienti, purché siano utilizzate in sequenza opportuna. Lo scopo è eliminare completamente il tumore, con la resezione di parte del fegato o con il trapianto. Esistono però molte altre possibilità, anche nuove, come la terapia con i farmaci immunoterapici, che scatenano il nostro sistema immunitario contro il tumore. La terapia farmacologica, quindi. non deve più essere considerata solo un’opzione finale, ma può dare risultati sorprendenti nelle forme più avanzate e permettere poi al chirurgo di eliminare completamente il tumore o di procedere al trapianto di fegato”.
I pazienti e le loro famiglie hanno necessità di avere informazioni chiare e precise sui percorsi di cura, sulla prevenzione, sui trattamenti e sulle strutture in grado di seguire al meglio il loro percorso diagnostico-terapeutico.
“Per i pazienti affetti da epatocarcinoma è fondamentale la diagnosi precoce poiché significa poter contare sulle migliori opportunità terapeutiche e, quindi, guadagnare anni di vita. Ma è altrettanto fondamentale - per il paziente e chi gli sta accanto - conoscere le strutture di eccellenza alle quali rivolgersi e dove sono ubicate, ovvero strutture in grado di garantire una presa in carico da parte di un team multidisciplinare di professionisti con competenze differenti. – ha detto Ivan Gardini, Presidente EpaC ETS – Da una recente indagine condotta dalla nostra associazione, su pazienti che hanno o hanno avuto tumore al fegato, è emerso che uno dei problemi principali è proprio la mancanza di informazione sui centri di cura. Per questo l’Associazione sta mappando le strutture di eccellenza sul territorio nazionale a cui potersi rivolgere, pubblicate sul sito www.tumorefegato.it”.
Alla Tavola Rotonda di Ancona, la sesta di un ciclo di appuntamenti sul territorio nazionale, hanno partecipato vari esperti del team multidisciplinare dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche: Giulio Argalia, Direttore SOD Radiologia; Antonio Benedetti, Professore Ordinario in Gastroenterologia, Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica di Gastroenterologia; Riccardo Giampieri, Professore Associato in Oncologia, Università Politecnica delle Marche e Dirigente Medico Clinica di Oncologia; Gaia Goteri, Professore Ordinario di Anatomia Patologica, Università Politecnica delle Marche e Direttrice Anatomia Patologia; Giovanna Mantello, Direttore della SOD Radioterapia; Marco Vivarelli, Professore Ordinario in Chirurgia, Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica di Chirurgia Epatobiliare, Pancreatica e dei Trapianti.
All’evento erano presenti anche alcuni rappresentanti Istituzionali, tra cui Manuela Caucci, Assessore alle politiche socio-sanitarie, Armando Marco Gozzini, Direttore Generale AOU delle Marche, Simone Pizzi, Presidente del Consiglio Comunale.
La tappa di Ancona è stata realizzata nell’ambito dell’iniziativa “Uniti e vicini ai pazienti con epatocarcinoma” e promossa con il patrocinio di EpaC ETS e il supporto non condizionante di Roche, azienda farmaceutica impegnata a combattere i disordini del fegato in tutto il percorso della malattia, dalle prime fasi fino alla malattia avanzata, con l'obiettivo finale di fermare un giorno le patologie croniche del fegato. Maggiori informazioni e le video-interviste agli esperti coinvolti sono disponibili al link: https://www.roche.it/it/il-nostro-focus/oncologia/tumore-del-fegato/uniti-e-vicini-ai-pazienti-con-hcc.html
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 19-04-2024 alle 16:36 sul giornale del 20 aprile 2024 - 100 letture
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