contatore accessi free
SEI IN > VIVERE ANCONA > CRONACA
articolo

Sirolo: Klajdi ucciso con una fiocina in assenza di una minaccia, le motivazioni della sentenza

3' di lettura

“Ha scelto in totale autonomia di inseguire, in assenza di qualsivoglia minaccia, per sé e per la propria compagna, di prelevare il fucile elastico con fiocina a tre punte, che utilizzava per la pesca subacquea, di imbracciarlo e di puntarlo alla vittima che in piedi, dietro la Mercedes, dopo pochi attimi decedeva nell’impotenza e nello sconforto generale”.

Così la Corte d'Assise di Ancona spiega nelle motivazioni della sentenza, uscite in questi giorni, la condanna a 18 anni di carcere per l'omicidio volontario avvenuto a Sirolo il 27 agosto del 2023, in via Cilea.

A perdere la vita era stato un ragazzo di 23 anni, Klajdi Bitri, di origine albanese. Il ragazzo era stato raggiunto dalla fiocina di un fucile da sub sparata da un 28enne, Melloul Fatah, di origine algerina, condannato in primo grado il 21 gennaio scorso. Il delitto era avvenuto nel primo pomeriggio, dopo un litigio per motivi stradali, all'altezza di una rotatoria.

Si era creato un ingorgo di auto e dopo vari insulti, che avevano coinvolto anche parenti e amici della vittima, Fatah era tornato al proprio veicolo per prendere la fiocina e puntarla al petto del giovane poi deceduto. Subito dopo era risalito a bordo dell’auto, dove si trovava anche la fidanzata, e se ne era andato.

Era stato arrestato la sera stessa a Falconara dai Carabinieri. L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sostenuto di non essersi accorto del colpo mortale e di aver preso il fucile solo per spaventare il gruppetto che gli dava addosso.

Secondo la Corte, il 28enne agì per vendicare il pugno che aveva subito nella lite: “compreso di non poter prevalere e attesa l’inferiorità numerica – osserva nella sentenza il presidente della Corte Roberto Evangelisti – non reagiva e si dirigeva verso la propria auto dando l’impressione di desistere e di voler riprendere la marcia, apparenza però ingannevole poiché il fine che muoveva Melloul era antitetico”.

Fatah Melloul “ha premuto il grilletto poiché voleva punire Klajdi Bitri”. Colpevole di “essersi intromesso” in una precedente discussione nata in strada tra un suo amico e l’algerino, autore di “una decisione scellerata e, con tutta evidenza, non determinata da alcun diritto da esercitare o dovere da compiere”.

La fidanzata “non aveva eccepito alcun pericolo, per nulla allarmata si chinava a recuperare gli occhiali caduti in precedenza al fidanzato nel corso dello scontro con la vittima e i suoi amici”.

La Corte ripercorre i drammatici attimi dell’omicidio: Fatah “ha premuto a distanza di circa due metri e mezzo il grilletto del suo fucile subacqueo munito di tridente contro Klajdi, facile bersaglio in quanto in posizione eretta, disarmato e impossibilitato a opporre qualsivoglia difesa se non tentare di disporsi in posizione di chiusura alzando il ginocchio sinistro in funzione di scudo”.

I familiari della vittima erano parte civile nel processo con gli avvocati Marina Magistrelli e Giulia Percivalle.

È attivo il servizio di notizie in tempo reale tramite Whatasapp e Telegram di Vivere Ancona.
Per Whatsapp iscriversi al canale https://vivere.me/waVivereAncona oppure aggiungere il numero 350.0532033 alla propria rubrica ed inviare allo stesso numero un messaggio.
Per Telegram cercare il canale @vivereAncona o cliccare su t.me/vivereancona
Seguici su Facebook e Twitter


Questo è un articolo pubblicato il 28-04-2025 alle 15:06 sul giornale del 29 aprile 2025 - 225 letture






qrcode