Andrea Raschia: "Se non ora, quando? Riflessione sul voto nelle Marche"
Sono ore concitate, queste, in cui commenti e analisi del voto si moltiplicano.
Alcuni centrati, altri poco obiettivi. Nè disinteressati. Prendete il seguente. Quanto meno fuorviante. Perfino capzioso.
"La destra vince perché ha governato bene". Ma è davvero così? Su temi quali Sanità, Lavoro e Trasporti, il bilancio è decisamente fallimentare per loro stessa ammissione. Tanto che, come primo commento, l'Acquaroli si è impegnato a "mettere a terra riforme rimaste nel cassetto".
Praticamente tutto!
Walter Cerfeda CGIL, agenda per le Marche: "Marche, regione abbandonata (col governo che ha provato a tamponare con misure contraddittorie dell'ultim'ora). Regione in recessione, economia in perdurante debolezza. Produzione industriale in picchiata. Terziario in flessione. Investimenti annullati. Fatturati in calo. Credito bancario delle famiglie diminuito. Crisi che morde. Popolazione diminuita. Spopolamento di aree interne. Giovani laureati in fuga. Comunità sfiduciata di fronte ad una decadenza che rischia l'irreversibilità.
Dello stato comatoso della Sanità, invece, devono essersene accorti gli stessi cittadini utenti se hanno pensato bene di tagliare l'assessore al ramo. E con lui gli assessori al Lavoro e alla viabilità. È tutto dire.
Sere fa il TgMarche, pure incline a tale lettura, ha intervistato i cittadini dell'area del cratere "Lasciati soli da tutti". Per protesta hanno disertato le urne.
Eppoi, a seguire, immagini di tanti lavoratori e lavoratrici che pagano pesanti costi di crisi industriali.
Allora, se non hanno governato così bene, secondo narrazione di tv e stampa, perché le urne li ha premiati? Come si spiega l'esito elettorale con il crollo dell'affluenza?
Ben altro, dunque, deve aver pesato sulla debacle di Ricci. "Il candidato migliore", un moderato della prima ora. Dunque, niente che c'entri con carenze di riformismo a fronte di eccessi di radicalismo. Ma quando mai...
Sicuramente l'incapacità di animare passaggi democratici. Un limite che viene da lontano. E che ha inciso di gran lunga. Le condizioni per vincere c'eran tutte; ma chi ha visto durante la legislatura i gruppi di opposizione dar battaglia nelle città marchigiane scagli la prima pietra.
Un deficit tanto più colpevole a fronte dell'accresciuto malessere nel corpo sociale; ciò che alimenta inquietudini, disaffezione e sfiducia.
Certo che la gente poi non capisce!
E come potrebbe se la politica non opera per intercettare la società; prigioniera del solito teatrino, lontana dai quartieri, indifferente agli indifferenti, incapace di coinvolgere le persone su argomenti cruciali che chiamano in causa il futuro di una comunità. Per questo cresce l'area del non voto.
Cittadini usurpati del diritto di vedersi coinvolti, partecipare, codecidere. La politica non perde occasione per dimostrarsi lontana dagli interessi collettivi.
Un esempio per riflettere.
Mentre sui notiziari andava in onda il voto marchigiano si è appreso della vendita dello stadio di San Siro alle squadre milanesi. Una corsa contro il tempo per demolire la Scala del calcio.
Questo sport è impazzito e le società (finanziarie) che lo gestiscono non sono animate certo da passione. Con i soldi voglion far soldi. E poco importa se a farne le spese è l'interesse pubblico. Al quale, nella migliore delle ipotesi, rimarranno briciole mentre l'ambiente sarà devastato, l'aria ancor più irrespirabile per far posto alla valorizzazione delle aree. Medici ed esperti parlano di esplosione di malattie polmonari, polveri sottili ed inquinamento per effetto di 350mila passaggi di camion a trasportare detriti e materiali non riciclabili, da nascondere in chissà quali cave.
Ma non è compito della politica regolare l'attività privata che non puo svolgersi in contrasto con utilità sociale o in moda da arrecare danno al bene comune? Lo stabilisce la Costituzione.
Si ha invece l'impressione che rispetto a quanto avviene -che si tratti poi di Molo Clementino, Area marina protetta, impianto di cremazione a Tavernelle, polvere nera che si respira, poco cambia- la politica balbetti. E si guarda bene dal chiamare a raccolta i cittadini per assumere decisioni adeguate e condivise. Sembra guidata da altri interessi. Anche quando appare generosa, risulta ingenua, viene meno ai propri doveri.
È necessario restituire senso al dibattito politico oggi sempre più caratterizzato da inciviltà, dal tifo che com'è noto sostiene la propria parte a prescindere da merito e contenuti. Ecco come si genera sfiducia, stanchezza e disaffezione, mentre crescono sentimenti di antipolitica.
Sommare le forze è condizione necessaria, ma non sufficiente senza un'idea del futuro che coinvolga ed entusiasmi, con un programma coerente e concreto, con una squadra appassionata di uomini e donne decisi a realizzarlo. Solo così è possibile convincere quanti hanno scelto di non andare a votare.
Perché se parli solo ai tuoi sei destinato a perdere a lungo. Magari registrando alcuni positivi e parziali risultati personali di candidati in uno scenario che resta, purtroppo, tutt'altro che esaltante. Per non dire desolante.
Infine, un pensiero circa le intenzioni di Ricci orientato a lasciare il consiglio regionale per coordinare la coalizione da Bruxelles.
È comprensibile: dice di sentirsi svuotato, di aver dato tutto. Ma serve di più. Insieme al suo partito deve riconsiderare una decisione certo per lui conveniente, ma che sa di resa: rimanga nella sua terra per proseguire il lavoro iniziato, contribuendo a dar smalto e visibilità ad una solida iniziativa che renda partecipi attivamente le persone.
Le forze che l'hanno sostenuto devono ritrovarsi per costruire e portare alla discussione un progetto di rinnovamento
complessivo, d'innovazione generale, sin d'ora. Le Marche devono risollevarsi, con il comune capoluogo, e soprattutto con governo nazionale degno del nome.
Quanto avviene in queste ore drammatiche dimostra il bisogno di una classe dirigente capace di guidare un Paese intero in acque procellose, contribuendo a costruire una dimensione diversa della nostra Europa sociale soggetto autonoma di pace e cooperazione; bloccando una corsa al riarmo pericolosa e perdente.
Il sussulto di indignazione che sale dalle piazze divenga assunzione di responsabilità per la costruzione collettiva di un progetto di Società aperta, inclusiva e più giusta.
Se non ora, quando?
Una voce diversa deve levarsi. Prima che sia troppo tardi.
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 04-10-2025 alle 17:16 sul giornale del 06 ottobre 2025 - 365 letture
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