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comunicato stampa

Continuano le ricerche del bambino afgano scomparso

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Riguardo alla scomparsa di un piccolo ospite di un centro di accoglienza del Comune di Ancona, è stata consegnata questa mattina al sindaco Fabio Sturani una relazione dei Servizi sociali che riepiloga quanto avvenuto.

Il 20 agosto la polizia di frontiera ha fermato un nucleo familiare di nazionalità afgana composto da sedicente zia e nipote muniti di passaporti bulgari falsi. La polizia li ha portati all’Ufficio informazioni immigrazione e asilo del porto di Ancona gestito dalla Croce Rossa italiana. Qui, alla presenza dell’interprete di lingua farsi (di nazionalità afgana) la donna ha fornito le generalità proprie e del bambino, rispetto al quale si è qualificata come zia, attribuendogli l’età di 4 anni. L’età del minore è apparsa subito superiore a quella dichiarata, così come è stato poi confermato dalla pediatra che l’ha visitato e che -a questo scopo- ha richiesto di verificare l’effettiva età con l’esame radiografico del polso. La donna ha riferito che il minore le era stato affidato dalla madre del bambino, moglie del fratello, circa tre mesi prima quando la madre del bambino era partita dalla Grecia diretta in Germania con un altro figlio e la suocera. La polizia non potendo accertare i legami di parentela tra i due ha provveduto ad affidare il minore ai servizi sociali del comune mentre la donna è stata inserita presso altra struttura, a cura della Prefettura di Ancona.

In data 22 agosto il Comune di Ancona ha quindi gatto eseguire l’esame del DNA delle due persone e l’indagine genetica (il cui risultato è giunto il 26 agosto) ha dimostrato l’esistenza del rapporto di parentela fra la sedicente zia paterna e il bimbo. I servizi sociali sulla base del referto della Medicina legale dell’Università Politecnica delle Marche che evidenziava la parentela tra i due, e visto anche l’evidente attaccamento che il minore mostrava nei confronti della donna nonchè la tenera età del bimbo hanno autorizzato alcuni incontri protetti (cioè alla presenza di operatori sociali del comune) e contatti telefonici . Parallelamente il bimbo ha sentito al telefono anche la mamma. Riguardo agli incontri occorre rammentare che le comunità educative per minori sono sottoposte alle norme del settore socio-assistenziale che consentono la possibilità di incontri fra familiari e minori ospitati a patto che questi siano protetti , e cioè alla presenza di personale della struttura, e in sede diversa dalla Comunità cosa che è correttamente accaduta in questo caso. Infine, nella serata del 30 agosto, attorno alle 20,00, si è verificata la scomparsa del bambino.

Gli elementi in possesso dei funzionari dei servizi sociali portano a ritenere che la zia, durante gli incontri e le telefonate, abbia provveduto ad organizzare la fuga del piccolo raccogliendolo all’uscita della comunità. Il bambino, eludendo la sorveglianza degli operatori della cooperativa che gestiscono il centro, avrebbe raggiunto il cancello dove era atteso dalla parente. Zia e nipote probabilmente sono ora in viaggio verso la Germania dove si trova il resto della loro famiglia. Occorre infine dire che la fuga di un minore di così pochi anni da una comunità educativa è un evento raro ma che si è verificato in cari centri di accoglienza nel nostro Paese, mentre è molto più frequente la fuga di ragazzi più grandi. L’Amministrazione comunale in ogni caso ha già avviato un percorso di verifica delle responsabilità di quanto accaduto nell’ambito della struttura, affidata peraltro ad una cooperativa esperta e che fino ad oggi ha svolto egregiamente il proprio lavoro.


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Questo è un comunicato stampa pubblicato il 07-09-2008 alle 01:01 sul giornale del 08 settembre 2008 - 1336 letture