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comunicato stampa
Le parole della filosofia – Emozioni vitali 2: terzo successo di pubblico
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Terzo successo di pubblico per la rassegna “Le parole della filosofia – Emozioni vitali 2”. Ermanno Bencivenga, ospite venerdì sera al teatro Sperimentale di Ancona per un incontro sulla Gioia, ha saputo suscitare l’interesse della città di Ancona, nonostante il mal tempo e la concomitanza del concerto di Biagio Antonacci.
Davanti ad un teatro affollato ed attento, il filosofo ha discusso fino a tardi di Goia, di piacere, di dolore, di sollievo, di felicità. Questi infatti a suo dire i sentimenti che entrano simultaneamente in gioco quando ci si inoltra nei sentieri della Gioia.
Aristotele è stato il protagonista indiscusso della prima parte della conferenza, durante la quale Bencivenga ha letto un testo da lui stesso preparato per l’occasione. Si è allora parlato di virtù, come qualcosa che “non sorge in noi per natura, ma che è il risultato di una lunga educazione ed esercitazione”, di discernimento ed infine di “teoria del piacere, basata sull’esistenza di infiniti piaceri distinti corrispondenti ciascuno alle attività svolte”.
Tuttavia Bencivenga non si è limitato a riportare passo dopo passo la filosofia aristotelica, così come quella freudiana. Al contrario, ha dedicato un’ampia parte della conferenza all’esposizione della sua personale idea attorno alla Gioia e al piacere, a volte persino contraddicendo Aristotele, o Freud, se in qualche cosa avevano dimostrato a sua parere le idee un po’ confuse. Con Bencivenga la Gioia ha preso allora le vesti di “una vita con più diversità e ricchezza, che vuole dinamismo perché la stasi e l’inerzia sono la morte”.
Distinguendo tra piaceri corporei, sollievi e gioie, il filosofo ha saputo valorizzare l’importanza di affrancarsi dal bisogno, senza tuttavia sottovalutare quei momenti di gioia provocati dal corpo, dal momento, dal superficiale. “I piaceri derivanti dalla soddisfazione di un bisogno possono essere Gioie? La risposta è sì, ma solo nella misura in cui li accettiamo come effimeri”.
Alla conferenza è seguito un acceso e coinvolgente dibattito.
Aristotele è stato il protagonista indiscusso della prima parte della conferenza, durante la quale Bencivenga ha letto un testo da lui stesso preparato per l’occasione. Si è allora parlato di virtù, come qualcosa che “non sorge in noi per natura, ma che è il risultato di una lunga educazione ed esercitazione”, di discernimento ed infine di “teoria del piacere, basata sull’esistenza di infiniti piaceri distinti corrispondenti ciascuno alle attività svolte”.
Tuttavia Bencivenga non si è limitato a riportare passo dopo passo la filosofia aristotelica, così come quella freudiana. Al contrario, ha dedicato un’ampia parte della conferenza all’esposizione della sua personale idea attorno alla Gioia e al piacere, a volte persino contraddicendo Aristotele, o Freud, se in qualche cosa avevano dimostrato a sua parere le idee un po’ confuse. Con Bencivenga la Gioia ha preso allora le vesti di “una vita con più diversità e ricchezza, che vuole dinamismo perché la stasi e l’inerzia sono la morte”.
Distinguendo tra piaceri corporei, sollievi e gioie, il filosofo ha saputo valorizzare l’importanza di affrancarsi dal bisogno, senza tuttavia sottovalutare quei momenti di gioia provocati dal corpo, dal momento, dal superficiale. “I piaceri derivanti dalla soddisfazione di un bisogno possono essere Gioie? La risposta è sì, ma solo nella misura in cui li accettiamo come effimeri”.
Alla conferenza è seguito un acceso e coinvolgente dibattito.

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