Scuola e tagli dei corsi, la Cna chiede l\'intervento di Provincia e Regione

\"Una decisione grave che avrà importanti ripercussioni sia in termini di adeguata formazione, sia in termini di occupazione futura nelle aziende locali\". Così Marzio Sorrentino, vice direttore provinciale Cna, commenta la notizia relativa al taglio dei fondi da parte del Ministero della pubblica istruzione destinati ai corsi di “terza area”, ovvero quei corsi professionalizzanti previsti per le classi quarte e quinte degli istituti professionali.
“I corsi in questione – spiega Sorrentino – sono molto importanti per chi ha scelto un istituto professionale, perché prevedono stage in azienda e ore di apprendimento in aula finalizzati a fare da ponte tra mondo della formazione e mondo del lavoro. Inoltre qualificano e completano la formazione dello studente, dando un indirizzo ben preciso relativamente alla professione che andrà poi a svolgere”.
Ecco perché la Cna giudica grave il fatto che il Ministero abbia bloccato le risorse destinate alla terza area in corso d’anno scolastico, interrompendo, di fatto, tutta la programmazione in corso d’opera.
“Già negli anni precedenti – continua Sorrentino – il Ministero ha operato tagli importanti in un’area che a nostro avviso è strategica in quanto permette ai giovani di entrare in contatto con il mondo del lavoro.
La Cna chiede alla Provincia e alla Regione Marche di farsi carico del mantenimento dei corsi già programmati, per evitare che vengano sospesi, con ripercussioni del tutto negative sul curriculum scolastico degli studenti”. In attesa che la riforma della scuola diventi legge dello Stato e quindi che vengano riformati gli istituti professionali e tecnici, l’auspicio della Cna è che la riforma stessa non snaturi il ruolo di questi istituti ma che invece li sostenga al fine di creare un vero e proprio utile collegamento tra il mondo della scuola e quello del lavoro: tra studenti e imprese. “Se a questa situazione – aggiunge inoltre Sorrentino – sommiamo l’emendamento approvato ieri in commissione lavoro della Camera che anticipa di un anno l’età dell’apprendistato permettendo di fare il primo ingresso in azienda a 15 anni anziché a 16, vediamo il prefigurarsi una riduzione a 15 anni di età dell’obbligo scolastico.
Al contrario, a nostro avviso, andrebbe garantito un livello di istruzione minima che assicuri innanzitutto quello che è un diritto di cittadinanza. Stiamo ormai andando verso un’economia della conoscenza, dove l’elemento culturale è fondamentale anche per chi svolge un lavoro manuale: all’impresa, costretta a competere in un mercato difficile, non serve più il manovale che sappia solo battere il martello, ma l’operaio che nel saperlo battere sa cosa sta facendo”.
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 21-01-2010 alle 18:07 sul giornale del 22 gennaio 2010 - 1298 letture