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Confartigianato: in provincia di Ancona ogni quattro imprenditori uno è cinese

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Il popolo del Sol Levante ha trovato in provincia di Ancona una base stabile su cui costruire il proprio futuro: farsi una casa, una famiglia, aprire una impresa. E il loro contributo alla produttività locale si fa sempre più forte di anno in anno.

Nella sola Provincia di Ancona –secondo i dati del centro studi di Confartigianato- sono 1.587 i cinesi residenti (814 maschi; 773 femmine) con una incidenza dello 0,3 % su una popolazione totale di 476.016 unità. La “stirpe del Dragone”, prima nell’invenzione della bussola e nell’arte della lavorazione della seta, è storicamente un popolo di mercanti e tessitori e hanno combinato queste due abilità innate per sbarcare nella realtà produttiva del nostro territorio. La moda, uno dei settori tradizionalmente associati all’etichetta di made in Italy, ha infatti subìto nella nostra Provincia un processo di colonizzazione lento, costante, silenzioso. I cinesi hanno dimostrato da subito una notevole e spiccata iniziativa imprenditoriale nel settore della confezione di articoli di abbigliamenti, in pelle e pelliccia, fabbricazione di articoli di pelle e simili, industrie tessili. Per questo nella Provincia di Ancona sui 576 titolari di aziende operanti nel settore tessile, abbigliamento, articoli in pelle, gomma, mobili 154 sono cinesi: il 26,7% Una percentuale importante se si considera che il dato regionale totale si ferma al 19,3%. Nell’Anconetano un imprenditore tessile su quattro ha gli occhi a mandorla.


Una tendenza che si è confermata ed è cresciuta nella Provincia senza sosta di anno in anno: nel 2004 la percentuale di incidenza dei titolari cinesi nel settore tessile era del 7,3%; nel 2008 del 17%. Le imprese cinesi sono per la gran parte concentrate in tre settori: confezione di vestiario ed accessori, fabbricazione articoli da viaggio e borse, ristoranti. Seguono commercio al dettaglio e all’ingrosso. Tra i prodotti cinesi più venduti ci sono i vestiti, i tessuti, scarpe, borse. Confartigianato sollecita un elevato grado di controllo per conseguire che un vero rispetto delle regole garantisca davvero una competizione leale tra imprese. Sottolinea Paolo Picchio, responsabile del settore Moda di Confartigianato Ancona: “Tutti possono essere imprenditori artigiani al di là delle proprie origini e dei propri costumi. Questo è il valore principale dell’impresa artigiana: l’attività è frutto del proprio impegno e del proprio lavoro manuale ed organizzativo. Ma tutti lo debbono fare all’interno di regole invalicabili, che sono un patrimonio e una garanzia per ognuno”. Altra questione da approfondire è quella di valutare se davvero l’imprenditoria cinese rappresenti una risorsa per il nostro territorio oppure no. Infatti sempre lo studio di Confartigianato analizza la questione delle rimesse di denaro in patria. In questi termini inquadra tale questione Paolo Picchio: “Il punto fondamentale resta in primis quello della legalità. Il poter rimandare in patria una parte dei propri guadagni è una prerogativa che gli immigrati cinesi possono avere. Se tali rimesse assumono proporzioni anomale risulta inevitabile far suonare un campanello d’allarme e svolgere le opportune verifiche”.



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Questo è un comunicato stampa pubblicato il 13-04-2010 alle 17:41 sul giornale del 14 aprile 2010 - 948 letture