Mariani: una nuova cultura ambientale per vincere le sfide del futuro

Quest'anno la Giornata mondiale dell'Ambiente, istituita dall'Onu per ricordare la Conferenza di Stoccolma del 1972 da cui prese le mosse il Programma ambiente delle Nazioni Unite (Unep), ci consegna un'occasione in più per riflettere.
Il dramma ecologico che in queste settimane ha investito le regioni che si affacciano nel golfo del Messico, è un monito al genere umano, che ci ricorda quanto il futuro del nostro pianeta dipenda dalle politiche di crescita e sviluppo messe in atto dai governi e dalle amministrazioni locali. Mi sembra, però, che esista un problema in più, ed è quello legato alla scarsa percezione dei rischi che provengono da uno sfruttamento distorto delle risorse naturali del pianeta e all'impegno individuale e delle piccole comunità per invertire una serie di tendenze economiche e sociale che, di anno in anno, mostrano sempre più brutalmente la loro insostenibilità. Sul fatto che nel corso del tempo, in termini quantitativi la coscienza ambientale sia cresciuta e che oggi esista una maggiore consapevolezza sull'importanza che rivestono le politiche ambientali, non solo per il mantenimento della qualità della vita, ma anche come opportunità di crescita economica, credo non esistano dubbi.
Piuttosto, ciò che preoccupa è la qualità di questa coscienza, spesso prigioniera di interessi particolaristici e di egoismi locali che finiscono per minare i tentativi di governare fenomeni per loro natura di dimensioni planetarie, o quanto meno sopranazionali. Dinamiche facilmente riproducibili anche in ambiti intra-territoriali e dove le vertenze per la tutela della salute pubblica e la salvaguardia dell'ambiente, non presuppongono, e anzi spesso prescindono, da un'ineludibile visione di ampio respiro. Basti pensare alle tante degenerazioni del "pensare globale e agire locale" in quelle modalità di agire sociale identificate come Nimby (Not in my backyard, non nel mio giardino), o a quella che in questo momento è la questione ambientale principe in Italia: l'utilizzo dell'energia nucleare.
Alzi la mano chi, da nord a sud, non ha mai sentito convinti sostenitori del nucleare giurare solennemente che in quel tal luogo, che solitamente coincide con il proprio collegio elettorale, mai e poi mai si realizzerà una centrale. Un atteggiamento che può far leva sui diffusi sentimenti egoistici, e per questo speculari a chi li compie, di quella comunità, e non sono poche, che vista allontanarsi la minaccia, soddisfatta torna a chiudersi in se stessa. Quella che abbiamo di fronte, dunque, è in primo luogo una sfida culturale che chiama tutti a una responsabilità sulle scelte individuali e collettive, che investono stili e costumi di vita consolidati, ma che soprattutto richiedono un radicale cambio di mentalità e di approccio alle tematiche ambientali. Un sfida che, prima ancora che le soluzioni ai singoli problemi, dovrebbe provare a costruire un'educazione ambientale sulla quale fondare un'azione di governo capace di coniugare crescita e conservazione dei beni comuni per garantire diritti e futuro alle generazioni che verranno.
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 04-06-2010 alle 17:36 sul giornale del 05 giugno 2010 - 1243 letture