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comunicato stampa

'C’era una volta il Pci': al Rettorato si presenta il libro di Massimo Papini

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“Erano milioni in tutto il mondo, e anche in Italia, gli uomini e le donne che dicevano comunisti: militanti, iscritti, elettori, simpatizzanti. In Italia pochi anni fa più di un terzo dei cittadini si dicevano tali. Ora stanno in silenzio. Tendono a scomparire i testimoni di un’esperienza, quella dei comunisti italiani che fu indubbiamente originale. E insieme si oscura un pezzo della nostra storia”.

Muove dalle parole di Vittorio Foa, uno dei padri nobile della sinistra italiana, l’ultima opera curata dal direttore dell’ Istituto per la storia del movimento di Liberazione nelle Marche Massimo Papini sulla federazione anconetana del Partito comunista italiano che sarà presentata giovedì 15 dicembre (ore 17,30) al Rettorato di Ancona. L’obiettivo è proprio salvare quella storia dall’oblio del tempo e restituire alla memoria del presente una vicenda che, per la sua rilevanza sociale e per il ruolo istituzionale ricoperto da molti suoi dirigenti in una regione come le Marche, sarebbe riduttivo restringere alla sola organizzazione politica. Non a caso ad affiancare nella discussione Papini e il direttore dell’Istituto Gramsci Carlo Latini saranno due protagonisti di questa esperienza, oggi ai vertici della vita politica e amministrativa: la presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande e l’assessore regionale al Bilancio Pietro Marcolini.

L’opera, raccolta in un cofanetto di due volumi edito da Affinità elettive, ripercorre con i saggi di Massimo Papini, Roberto Lucioli, Simone Massacesi e Pietro Rinaldo Fanesi, le vicende della federazione anconetana del Pci. Nel grande affresco della storia nazionale emerge tutta l’originalità dell’esperienza dei comunisti marchigiani: dalle dure lotte politiche e sociali del dopoguerra per il lavoro e contro il centrismo democristiano ai fermenti intellettuali degli anni sessanta con la lunga marcia verso l’istituzione della Regione, che vede il Pci dare un alto contributo con personaggi come Dino Diotallevi e Nino Cavatassi, dal Sessantotto al compromesso storico, che nelle Marche sfocerà nell’impropria formula delle larghe intese, fino ad arrivare al declino politico-elettorale degli anni ottanta, alla morte di un leader amato come Enrico Berlinguer e, all’indomani della caduta del muro di Berlino, all’avvio del processo di scioglimento.

“La storia d’Italia dal dopoguerra ai primi anni novanta – afferma Massimo Papini – comprende a pieno titolo la storia del Pci. Si possono dare giudizi negativi o positivi su di essa, ma non si può negare il ruolo predominante svolto da questo partito nell’edificazione e nello sviluppo della democrazia repubblicana. L’esperienza anconetana è solo una piccola parte di una grande storia, ma sicuramente significativa e meritevole di rispetto. È la testimonianza di come un partito piccolo e settario si sia trasformato in una grande forza democratica, al governo di comuni e amministrazioni di vario tipo”.





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 13-12-2011 alle 23:48 sul giornale del 14 dicembre 2011 - 1718 letture