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comunicato stampa

Pesaresi (Confapi): accesso al credito, alle banche 'Presto che é tardi!'

3' di lettura

confapi

"Facciamo presto che é tardi!" Condivido in pieno l’iniziativa del collega Casali, presidente di Confindustria Ancona, in merito alla gravità della situazione nei rapporti tra banche e imprese e alla necessità di trovare al più presto soluzioni per agevolare l’accesso al credito.

Vorrei inoltre aggiungere che molte piccole realtà, anche quelle gestite da imprenditori che nonostante tutto sono riusciti a innovare, creare nuovi brand, investire in ricerca e magari affacciarsi sui mercati esteri, oggi sono i più penalizzati dall’atteggiamento di ulteriore chiusura del sistema creditizio. Se sul finire dello scorso anno raccoglievo le lamentele di piccole aziende alle prese con l’angosciante problema degli insoluti e di rubinetti chiusi in banca, con l’inizio del 2012 cominciano a farsi sentire le voci molto preoccupate di imprenditori alla guida di aziende solide, innovative e con importanti progetti da sviluppare, che non riescono ad immaginare il futuro delle proprie imprese e dei propri lavoratori se “qualcosa non cambia nel sistema”.

In molti casi i problemi sono solo finanziari, non strutturali. Chi lavora solo sul mercato nazionale si trova a dover fronteggiare due ordini di problemi: il calo vertiginoso dei consumi e la difficoltà di incassare i proventi delle forniture. L’unica via di scampo sembra l’estero ma, oltre all’impossibilità per piccole e micro imprese di organizzarsi, trovare canali seri di vendita e improntare le risorse necessarie, la crisi è globale e ritagliarsi spazi idonei non è per tutti. A mio avviso, due sono gli interventi immediati da mettere subito in campo: 1)emanare un provvedimento che consenta di ristrutturare i debiti delle aziende a lungo termine (15-20 anni); del resto è stato fatto per il calcio, non vedo perché non si possa fare per le imprese! 2)In secondo luogo, ma non meno importante, la concessione reale di credito alle imprese neo costituite; a cosa serve poter avviare un’impresa con 1 euro di capitale se poi nessuno la finanzia poiché non è in grado di presentare i bilanci di uno, due o addirittura tre esercizi?

Mi pare veramente una farsa. A cosa serve, inoltre, avere un esercito di giovani creativi, formati, pieni di iniziativa se poi dobbiamo vederli emigrare in cerca di una realizzazione degna delle loro competenze ? Se tutta l’Europa si trova in stallo, oltre alla BCE e ai governi nazionali, dobbiamo pretendere la costituzione di organi di controllo territoriali a garanzia che gli impegni pubblicamente presi dalle banche, non vengano poi smentiti dai fatti. Tutte le banche sostengono di essere al fianco degli imprenditori, di voler sostenere la ripresa ma quando si parla di affidamenti e scoperti di conto (che sono la quotidianità per qualunque impresa) l’unica sostenibilità a cui pensa una banca è la propria e gli imprenditori sono costretti a finanziarsi fra loro con una catena di insoluti dal primo all’ultimo anello della catena commerciale!

Non c’è differenziazione, o meglio, non si vuole fare dei distinguo tra aziende sane in difficoltà e soggetti che hanno sempre operato senza scrupoli. E se fra questi ci sono coloro che hanno scelto di delocalizzare, spostando i propri interessi all’estero e alimentando lo spettro della disoccupazione su vasta scala, non possiamo criminalizzarli, è il sistema che li incentiva a scappare dall’Italia e poi come possiamo pensare che uno straniero venga ad investire in Italia! Ben venga dunque sedersi ad un tavolo e dirci le nostre difficoltà (banche e imprese), ma per favore facciamo presto e troviamo soluzioni concrete, sarebbe disastroso trovare in ritardo la cura per un malato che nel frattempo è già deceduto!



confapi

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 03-02-2012 alle 22:56 sul giornale del 06 febbraio 2012 - 802 letture