comunicato stampa
Istao: 'In me non c'é che futuro', inaugurata la mostra dedicata all'imprenditore Adriano Olivetti

Non sarebbero esistiti tanti succesi se lui non ci fosse stato. Si parla di M1 la prima macchina da scrivere Olivetti, della lettera 22 che aveva appassionato illustri penne della storia tra i quali Indro Montanelli. E' così che anche oggi a distanza di anni dalla sua morte, e senza ricorrenze particolari, ma con l'intento di trasmettere il modello olivettiano che la mostra a lui dedicata prende vita nelle stanze di Villa Favorita all'STAO. Una mostra dedicata all'imprenditore che plasmò un'epoca, Adriano Olivetti, dal titolo emblematico 'In me non c’è che futuro', un'istallazione che percorrerà la sua storia di uomo di imprenditore con uno sguardo anche alla dimensione internazionale in cui aveva saputo lanciare l'azienda.
La mostra, visibile fino al 16 febbraio, si snoda attraverso un percorso evocativo e allo stesso tempo didattico che narra attraverso documenti, manifesti, foto e filmati il progetto industriale olivettiano. Un modello orientato all'innovazione e all'eccellenza tecnologica, ma soprattutto un modo d'impresa fatto a misura d'uomo, per la comunità per partire dalle persone, non intese, dunque, come meri lavoratori.
"Una mostra minimalista - ha sottolineato Valeriano Balloni Direttore Scientifico ISTAO - che si fonda sui valori portanti che hanno reso grande il modello Olivetti: innovazione, internazionalizzazione e comunità”. E’ proprio attorno al Modello olivettiano che oggi si sviluppano numerosi dibattiti e riflessioni. La ragione va ricercata nella particolare visione di Adriano per il ruolo dell’impresa e la sua poliedrica personalità che lo portano ad occuparsi in modo fortemente innovativo anche di problemi sociali e politici, di urbanistica, architettura, cultura ed non ultim l'editoria.
“Partire dalle persone. Questo é quello che manca oggi - ha affemato Giuliano Calza Direttore Generale dell’ISTAO - il lavoro inteso come rispetto delle persone; la partecipazione dell’individuo al bene dell’impresa. Ciò partendo dal presupposto che un lavoratore contento possa affrontare meglio la crisi con la quale dobbiamo ormai convivere”.
Adriano Olivetti incarna la figura di imprenditore impegnato e lungimirante che è riuscito a creare e a coinvolgere una “comunità” allargata attorno ad un progetto che guardasse al futuro. Non fu però né facile, né indolore la partecipazione degli operai alla vita della fabbrica di Olivetti perché “quando venne istituito il consiglio di Fabbrica negli anni Quaranta- ha ricordato la figlia dell’imprenditore e attuale Presidente della Fondazione Adriano Olivetti- Adriano fu fortemente osteggiato dai sindacati che lo accusarono di adottare una forma di eccessivo paternalismo".
Elementi che hanno portato l'Olivetti a distinguersi, già negli anni '40-'50 grazie ad un forte impegno nella tecnologica e nell'innovazione, nell'apertura internazionale, nell'attenzione al mercato, nella sensibilità ai problemi del lavoro e del territorio. In lui, inoltre, vi era quella sublimazione tale da far coesistere bellezza formale e funzionalità, ma soprattutto un modello di lavoro, di organizzazione e di vita che oggi l'Istao vuole trasmettere alle generazioni future come modello a cui aspirare.
"Non a caso l’ISTAO ospita la sede regionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica - ha affermato Salmoni - istituto rigenerato dallo stesso Adriano Olivetti per il quale l’Urbanistica rappresentava il motore dello sviluppo del territorio e delle città. Fu infatti Adriano Olivetti fu il primo presidente dell’INU."
"ISTAO – INU – Olivetti una famiglia che si ritrova, sotto tanti aspetti, nella cultura italiana" ha evidenziato l’architetto Vittorio Salmoni, curatore della mostra.

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