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Sessantacento: indirizzi del progetto teatrale dell'amministrazione comunale, 'Difetto di analisi'

Stefano Tombolini 5' di lettura Ancona 30/09/2013 - L’approccio che l’Amministrazione Comunale ha predisposto attraverso le “linee di indirizzo” per il riassetto del sistema culturale che ruota attorno al Teatro delle Muse prosegue sulla strada già intrapresa rispetto ad altre vicende centrali per la Città: difetto di analisi, ragionamenti autoreferenziali, mancanza di partecipazione, annullamento del dibattito.

Si è scelta di mescolare le carte per assumere un orientamento definito attraverso un mandato fiduciario alla Dott.ssa Velia Papa, ma che non può essere considerato sintesi di un ragionamento ampio della Città, intesa come ascolto dei soggetti che, nella specificità del caso, appartengono alla sua vita culturale. Avremmo preferito un percorso che in maniera pragmatica ci avesse fatto comprendere prioritariamente quale sia la decisione circa la situazione debitoria della Fondazione del Teatro Stabile, passando successivamente all’approfondimento pieno e partecipato circa il ruolo culturale che la Città di Ancona, degno capoluogo di Regione, vorrebbe e potrebbe assumere in un ambito territoriale più ampio di quello oggi configurato. Questo secondo aspetto si lega ad esempio al rapporto con i teatri di tradizione che nella nostra Regione rappresentano un patrimonio riconosciuto dal Mibac, ricevendo dal FUS (fondo unico per lo spettacolo) più contributi rispetto alla Fondazione del Teatro Stabile e che hanno già saputo costruire una rete di rapporti con i tanti teatri presenti per diffondere le loro produzioni; analogamente la danza che ormai da tempo ha consolidato il proprio nucleo di crescita a Civitanova Marche.

Le Regioni Abruzzo e Umbria, che territorialmente e come popolazione sono a noi simili, hanno strutturato la Stabilità Ministeriale, riconoscimento che si risolve in un contributo dello Stato, in chiave regionale, con un atteggiamento rivolto a garantire la partecipazione diffusa del territorio al progetto Culturale, consentendo un approccio alla sostenibilità economica della Cultura di maggiore stabilità e di minore impatto sui cittadini. La verifica prioritaria che riteniamo indispensabile deve essere quella di valutare, in chiave di sostenibilità economica, quale sia il rapporto tra Produzione e Costi arrivando, attraverso un’analisi comparativa, a comprendere se vi sia una sovrastrutturazione delle risorse economiche ed umane rispetto all’ambito operativo, il che probabilmente ci porterebbe a comprendere che la struttura sia da considerare una risorsa strategica in chiave Regionale e non Cittadina. L’assessore alla Cultura Marasca nel suo intervento pubblicato nel libro “ANCONA 2013” evidenzia come “oggi la cultura anconetana è in mano a pochi attori che detengono un potere apparentemente alto, ma che sono intrinsecamente deboli poiché dipendono da una fitta rete di amicizie che non vogliono deludere e non possono per questo assumersi responsabilità di scelte di ampio respiro..”; dunque nel primo atto importante della sua attività dovrebbe richiamarsi al principio della coerenza, scuotendosi dai legacci delle reti del Potere consolidato.

Un’analisi economica dei contributi che sono necessari a garantire la funzionalità del progetto proposto evidenzia che a fronte di un contributo Ministeriale legato alla “Stabilità” che nel 2016 viene indicato in 600.000 €, ve ne sia uno del Comune di 1.300.000 €, uno della Regione di 600.000 € a cui vanno aggiunti 100.000 € della Camera di Commercio, oltre ad altri proventi che però non riguardano la “produzione culturale” e sono 300.000 € per l’affitto delle Sale e 350.000 € di altri introiti. Dunque il riconoscimento della Stabilità da parte del Ministero pesa nel bilancio delle Partite “Attive” in ragione del 22% obbligando però ad un impegno produttivo che, ad oggi, produce un ingresso di circa 487.000 € a fronte di 5.761.000 € di uscite. Nella raffigurazione attuale riportata nell’atto di indirizzo redatto dalla Dott.ssa Papa, a fronte di uscite pari a 5.7 milioni di euro vi sono 4.5 milioni di incassi con un ammanco di 1.2 milioni di euro che, in chiave progettuale di indirizzo, si azzerano grazie alla riduzione di circa 400.000 € delle spese di gestione e amministrazione (come?), l’azzeramento dei costi di produzione della stagione lirica (e qui o vi è un artifizio contabile o si prevede un annullamento della produzione lirica) e il resto dalla discesa delle spese relative all’attività di ospitalità (stagioni teatrali, rassegne). Per farla breve credo sia necessario un approfondimento relativo al progetto che non sia di tipo verticistico, ma partecipato per portare ad una riduzione dell’incidenza dei contributi di ciascun cittadino in un sistema culturale più efficiente e alla valutazione se la “Stabilità”, nell’attuale progetto culturale che si riferisce ad un ambito urbano, sia un “Non Valore”.

Confronti con altre realtà comunali italiane, anche più importanti, indicano nella spesa per le sovvenzioni alle Fondazioni dei Teatri Stabili, un rapporto tra contribuzione del Comune e Popolazione pari ad 1 euro/abitante, che nel caso del progetto Anconetano è rispettato in un visione Regionale (1.500.000 abitanti) visto il contributo di 1.3 milioni di euro del Comune di Ancona, mentre in chiave urbana pesa in maniera anomala sui cittadini anconetani con un carico di circa 13 euro/abitante. Perché le cose funzionino è necessario che i conti tornino, anche se la cultura ha sicuramente bisogno di un sostegno pubblico.

Dobbiamo ragionare guardando all’ottimizzazione della gestione economica in chiave Regionale senza che sia la massimizzazione dei profitti l’obbiettivo da perseguire, perché ciò comporterebbe necessariamente flessibilità e in molti casi scadimento della qualità del prodotto a scapito, naturalmente, della funzione culturale; nel contempo il sostegno pubblico non può venire meno, pena l’abdicazione a quel ruolo da protagonista della formazione culturale, senza però consentire che esso travalichi la condizione media di equilibrio verso un indebito carico economico per il cittadino fondato sulla permanenza di situazioni e idee culturali che guardano al localismo.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 30-09-2013 alle 22:42 sul giornale del 01 ottobre 2013 - 1238 letture

In questo articolo si parla di attualità, ancona, sessantacento, stefano tombolini

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