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Lodolini (PD): Svolto l'incontro ad Ancona 'La Bellezza del territorio come risorsa per salvare l’Italia'

9' di lettura Ancona 06/04/2014 - Si è svolta stamani ad Ancona, presso l'NH Hotel, l'incontro promosso dall'On. Lodolini, dal titolo "Le radici del futuro: Bellezza, Innovazione e Territorio". Sono intervenuti l'On. Ermete Realacci (Presidente Symbola), il Pres.Rodolfo Giampieri (Presidente della Camera di Commercio di Ancona), il Prof. Antonio Luccarini e, via Skype dall'Olanda, il Prof. Sauro Longhi (Rettore Università Politecnica delle Marche).

“Per rilanciare l’economia e battere la crisi, l’Italia deve fare l’Italia e scommettere sulle cose che la rendono unica: bellezza, qualità, cultura, conoscenza, paesaggio, legame con i territori. La bellezza, il patrimonio storico artistico, i tesori ambientali, sono fattori di competizione unici del nostro Paese. È anche e soprattutto sulla valorizzazione di questo straordinario tesoro che si deve scommettere per far ripartire il Paese ed uscire dalla crisi. La nostra proposta di legge sulla bellezza e la qualità è un'iniziativa molto importante: la bellezza è parte determinante della sfida per il futuro del Paese". Lo ha affermato l'On Ermete Realacci stamani all'iniziativa.

"Tonino Guerra diceva a ragione che la bellezza è il nostro petrolio. Se è vero che l'Italia è povera di materie prime tradizionali, come l'oro nero o il rame - continua Realacci - è altrettanto vero che il nostro Paese è ricco di altre risorse: il sole, il paesaggio, la creatività, l'intraprendenza, i grandi saperi artigianali, la bellezza, la cultura, le tradizioni, la qualità della vita. L'Italia - conclude - può e deve ripartire proprio da qui".

"Tonino Guerra diceva a ragione che la bellezza è il nostro petrolio. Se è vero che l'Italia è povera di materie prime tradizionali, come l'oro nero o il rame - continua Realacci - è altrettanto vero che il nostro Paese è ricco di altre risorse: il sole, il paesaggio, la creatività, l'intraprendenza, i grandi saperi artigianali, la bellezza, la cultura, le tradizioni, la qualità della vita. L'Italia - conclude - può e deve ripartire proprio da qui. Il testo di legge sulla bellezza e la qualità proposto da Legambiente sarà quindi uno dei miei primi impegni nella prossima legislatura, impegno che porterò avanti cercando il più ampio coinvolgimento possibile di parlamentari''.

Il deputato Pd Emanuele Lodolini, firmatario del manifesto, spiega: “Vogliamo lanciare il messaggio che per salvaguardare il nostro Paese e il nostro territorio possiamo trovare grandi risorse nella ‘Bellezza’ del suo territorio che ci può far immaginare un futuro in cui lavoro e qualità della vita possono trovare un reale valore. Il tessuto economico locale ha affrontato sfide che impongono una riflessione su un nuovo modello di sviluppo. L'alta qualità della vita e la forte coesione sociale, degli anni passati, sono state messe in discussione dai cambiamenti economici. Ma il nostro territorio è ricco di storia, di bellezze naturali e artistiche. Ora la sfida – prosegue – è di ricollocare su basi nuove una armoniosa sintesi tra la vocazione industriale ed economica, culturale e turistica, la valorizzazione del paesaggio e contemporaneamente favorire lo sviluppo economico sostenibile. Per far questo occorre parlare di Bellezza come fattore produttivo determinante, nuovo motore di sviluppo. E sarà proprio in questo contesto - aggiunge Lodolini – che durante l’incontro presenteremo una Pdl a firma di un folto gruppo di deputati Pd, tra cui Speranza e Realacci – che ha l’obiettivo di tutelare e valorizzare la bellezza del paesaggio italiano, dell’ambiente, e della qualità architettonica e urbanistica, nella prospettiva di un approccio al territorio che passa attraverso alcune precise scelte di cambiamento sia a livello statale, che nell’azione di Regioni e di Comuni che devono procedere nella medesima direzione e in maniera coordinata. Del resto – conclude Lodolini - la Bellezza è la principale caratteristica che il mondo ci riconosce ed è soprattutto un fattore decisivo su cui ricostruire la nostra democrazia e il nostro sviluppo".

La bellezza, senza dubbio, è la principale caratteristica che il mondo riconosce all'Italia. La bellezza della città, dei paesaggi, delle opere d'arte, del Made in Italy, della creatività e l'elenco potrebbe continuare a lungo. Oggi puntare sulla bellezza è un obiettivo imprescindibile e una chiave fondamentale per capire come il nostro Paese possa ritrovare le idee e la forza per guardare con rinnovato ottimismo al futuro e rispondere anche alla domanda di bellezza italiana che viene dal mondo. Intorno al concetto di qualità, nelle sue molte declinazioni culturali e sociali, nell'intreccio inestricabile tra natura e sapiente intervento antropico, si racchiude il meglio della nostra identità e della nostra storia e, al contempo, esso rappresenta una chiave per immaginare un altro futuro oltre la crisi. Esiste poi la necessità di tenere insieme temi e questioni oggi affrontati purtroppo in modo parcellizzato, se non contraddittorio. Occorre fare della qualità la chiave di ogni trasformazione nel territorio italiano. Solo così sarà possibile influire a 360 gradi sulla cultura architettonica e ingegneristica, su quella degli amministratori locali e arrivare a coinvolgere le Soprintendenze e i provveditorati alle opere pubbliche, per fare di ogni intervento un'occasione per qualificare il territorio, rispettando le risorse e valorizzando le specificità locali. È questa la chiave di volta per un Paese, l'Italia, capace di muovere intelligenze, attenzioni E investimenti intorno a un'idea di paesaggio come valore aggiunto dello straordinario patrimonio di città e di piccoli centri, di beni ambientali, storici e architettonici, artistici, di culture materiali e immateriali.

L'Italia infatti da tempo non produce più nuova bellezza, se non per qualche esempio isolato. Le periferie, il consumo di suolo, l'abusivismo, l'emarginazione dei giovani, l'individualismo esasperato e i tagli alla cultura e alla scuola sono tutti fenomeni che rubano bellezza al nostro Paese. La sfida è promuovere un modello di sviluppo nuovo, alternativo a quello fondato sulla crescita edilizia estensiva che ha distrutto bellezza naturale e non ne ha sostanzialmente prodotta. Oggi più che mai si deve invece guardare in un'altra direzione per innescare nei territori processi di trasformazione che puntino a rendere più belle, moderne e vivibili le città italiane, a migliorare la qualità della convivenza, del benessere individuale e collettivo e anche stimolare creatività, vitalità e diversità. Una prospettiva di questo tipo passa per alcune precise scelte di cambiamento sia a livello statale che nell'azione di regioni e di comuni, che devono procedere nella medesima direzione e in maniera coordinata. Un primo cambiamento riguarda l'attenzione prioritaria che bisogna avere nei confronti di quello che è il più grande patrimonio artistico e architettonico del mondo e che ha bisogno di una più efficace tutela, di restauri ma anche di valorizzazione per renderlo accessibile e fruibile. Per riuscirci occorre invertire il trend di riduzione delle risorse nel settore, introducendo una programmazione finalmente chiara degli interventi e dei finanziamenti, ma anche superando un'organizzazione delle competenze che non funziona e che finisce per rincorrere emergenze e allarmi, superando un'idea di paesaggio ancora chiuso dentro perimetri vincolistici e conflitti di competenze tra Ministero per i beni e le attività culturali, regioni e comuni. Si deve avere l'ambizione e la forza di muovere una diffusa opera di recupero, conservazione, valorizzazione e fruizione che coinvolga regioni ed enti locali, associazioni e privati, per uscire da una crisi di risorse e di idee e perfino di speranza rispetto alla situazione attuale. Per intraprendere questa strada occorre chiudere definitivamente la stagione dei condoni edilizi, del saccheggio e della deregulation del territorio italiano con un'idea di territorio come palcoscenico da plasmare e adattare a spinte e a interessi, che è la ragione delle ormai periodiche tragedie che si ripetono nei sempre più fragili territori italiani, ma che è anche la risposta sbagliata e controproducente ai segnali di declino del sistema produttivo italiano. Per questo motivo è urgente modificare la normativa in materia di lotta all'abusivismo edilizio, che oggi sta interessando e devastando proprio le aree più delicate da un punto di vista ambientale. Per dare un segnale chiaro di inversione di marcia occorre ripartire con le demolizioni rendendo più semplice ed efficace l'intervento dei comuni, ma prevedendo anche un potere sostitutivo da mettere in mano ai prefetti. In alcuni paesaggi italiani lo stato di degrado sociale e ambientale ha raggiunto condizioni spesso drammatiche. Occorre prestare una nuova attenzione a queste aree in diverso modo «fragili», restituire una speranza a chi vive nelle tante periferie italiane che non sono solo nelle grandi aree urbane, ma che caratterizzano molte aree costiere con insediamenti degradati e abusivi, oppure terreni agricoli abbandonati, edifici produttivi in dismissione e cave, tutti senza alcuna prospettiva di bonifica.

Per questi territori occorrono politiche nuove, programmi di intervento e di investimento coordinati per contesti dove le politiche tradizionali, sia urbanistiche che ambientali, si sono rivelate inefficaci, dove c’è bisogno di individuare soluzioni di uso, salvaguardia e valorizzazione del territorio originali per recuperare alla fruizione pubblica aree oggi «sequestrate» dal degrado e dall'inquinamento, per ricreare spazi per l'agricoltura. Un cambiamento radicale va impresso anche rispetto alle opere pubbliche e alle infrastrutture, dove sempre e ovunque si deve scegliere la strada dei concorsi di progettazione per ogni affidamento di incarichi in modo da spingere la qualità delle opere invece che il ribasso sui costi nella selezione delle proposte. In poche parole, creare nuova bellezza negli spazi in cui viviamo. Imprescindibile in questa direzione è rimettere le città al centro dell'attenzione delle politiche e degli interventi e la rigenerazione delle periferie come alternativa concreta e desiderabile al consumo di nuovi suoli agricoli per usi urbani. Ad esempio, intervenire per riqualificare e densificare aree già urbanizzate deve risultare ben più vantaggioso da un punto di vista economico e di procedura rispetto alla trasformazione di aree naturali e agricole. Attraverso nuove politiche dare così risposta anche ai problemi delle aree interne, che soffrono problemi di abbandono delle colture agricolture e di sempre più rilevanti fenomeni di dissesto idrogeologico aggravati dai cambiamenti climatici e che hanno bisogno proprio di cura e di manutenzione dei territori e di attente politiche di valorizzazione dei molti beni e risorse culturali di cui sono custodi.


da On. Emanuele Lodolini
parlamentare Pd







Questo è un comunicato stampa pubblicato il 06-04-2014 alle 01:46 sul giornale del 06 aprile 2014 - 1330 letture

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