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comunicato stampa

Rosini: 'Il mio ricordo del Cavalier Agostino Medici, scomparso esattamente dieci anni fa'

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Rosini Franco

Dieci anni fa ci lasciava un grande amico, un amico vero. Lo si potrebbe ricordare in tanti modi Agostino Medici; per esser stato assessore al Comune di Fabriano, per esser stato Vice Presidente dell’organo regionale per l’Assemblea costituente del 1946, per il fatto che al suo fianco siano politicamente cresciuti alcuni politici regionali, come ad esempio Spacca e Viventi, i quali, grazie all’amicizia di Agostino con Aldo Moro, poterono entrare e far parte della segreteria politica di quest’ultimo.

E invece no, non aggiungerò niente su queste cose, perché Agostino, prima di essere un politico, o un amministratore, era soprattutto un cristiano autentico, e sono convinto che se ancora in tanti oggi lo ricordino con affetto, è proprio perché ne poterono apprezzare le sue qualità umane di cristiano.

Medici era una persona intelligentissima, aveva la dote di saper ascoltare, e stava quasi sempre in mezzo alla gente; possedeva una naturale predisposizione al dialogo con gli altri. Perciò, non era difficile incontrarlo per il corso di Jesi, sempre insieme ad altre persone. Ad esempio, quando gli dovevo parlare di qualcosa, ero quasi sempre costretto a doverlo disturbare in casa, perché non appena fosse uscito per il corso, ecco che gli si formava subito intorno un circoletto di amici.

Queste sue qualità relazionali lo portarono a conoscere ed a fare amicizia con «quelli che contano», come si usa dire, e grazie ad esse, così come alla propria tenacia e capacità comunicativa, ebbe modo di aiutare tantissime persone aventi difficoltà di ogni tipo. Il proprio attaccamento alla vita sociale, lo accompagnò praticamente sino alla fine dei suoi giorni, quando, in seno all’ANMIL provinciale, l’associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro, fu Presidente per alcuni anni.

Di lui però, mi colpì soprattutto la forza della propria fede cristiana, nel senso che, è mia convinzione, per Agostino la fede non fosse tanto un fatto di dover credere; no, per lui si trattava di una certezza assoluta. Era come se percepisse direttamente la presenza dello spirito santo, senza la mediazione della mente. Cosa mi porta a dire questo? Perché l’uomo di fede autentica lo si può percepire dal proprio atteggiamento, dalla forza della propria consapevolezza riguardo all’esistenza di Dio; una consapevolezza che diventa parte del suo medesimo essere e si manifesta nel modo stesso di porsi nella vita quotidiana. Per me che ho sempre privilegiato lo studio e l’intelletto, ogni volta che avessi conversato con Agostino di queste cose, tornando a casa mi sentivo sempre un po’ disorientato, perché mi rendevo conto di aver parlato con un uomo che aveva una coscienza molto più alta della mia.

Grazie caro amico, per quanto hai saputo darci durante la tua vita terrena; sono certo che là dove sei ora, una preghiera per tutti noi marchigiani, tanto più in questo periodo difficile, non la farai certo mancare.





Rosini Franco

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 29-05-2014 alle 13:52 sul giornale del 30 maggio 2014 - 720 letture