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Recuperate tre collezioni archeologiche per un valore di 200 mila euro

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Arriveranno presto al Museo Omero di Ancona alcune imitazioni di oggetti etruschi ritrovati in tre differenti collezioni archeologiche delle Marche. Ancora una volta il recupero è stato reso possibile da un’indagine – tuttora in corso - del nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri del capoluogo marchigiano.

A presentarla, mercoledì mattina, è il Maggiore Carmelo Grasso, che spiega: “Si tratta di un’indagine molto ampia che ha portato i miei uomini anche fuori regione. In particolare un militare ha seguito una traccia che lo ha portato ad un soggetto laziale, ora indagato, che intratteneva rapporti con soggetti della provincia anconetana”. Insieme ai Carabinieri della stazione di Serra San Quirico è stato quindi possibile individuare, nel corso del 2015, l’abitazione di un uomo deceduto nel 2003 che era entrato in contatto con il laziale. Con suo figlio che vive all’estero, il magistrato inquirente, Rosario Lioniello, ha disposto la perquisizione domiciliare che ha portato al rinvenimento di quello che la dottoressa Ilaria Venanzi, che si è occupata dell’inventario, definisce “un lotto abbastanza piccolo ma omogeneo, con oggetti quasi tutti etruschi databili tra il VI e il IV secolo a.C., come le forme vascolari in bucchero e i tre ariballoi per portare oli profumati. Il piattello di tipo Genucilia risale invece al IV-III secolo. Tutti i reperti integri erano sicuramente ad uso funerario o votivo”.

Ben più grande il ritrovamento avvenuto in una casa della costa sambenedettese, nella quale il Tpc era arrivato, afferma Grasso “a seguito di indagini inerenti alcuni dipinti di dubbia provenienza”. Ma nel corso di quei controlli, con l’aiuto dei colleghi della Compagnia di San Benedetto del Tronto, si è scoperto che il proprietario deteneva illegalmente una collezione di reperti archeologici etruschi, piceni, magnogreci e romani. Tra questi spiccavano però anche due testine votive di epoca precolombiana, di cui è stata accertata la provenienza dal Messico. Pertanto, continua il Maggiore “verranno restituite all’ambasciata di quel Paese”. A stilare l’elenco dei risultati delle indagini coordinate dal Procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno Lorenzo Maria Destro è il dottor Giorgio Postrioti della Sovrintendenza Archeologica: “Il sequestro è risultato maggiore e meno omogeneo cronologicamente è per provenienza con oggetti di fattura siro-palestinese, un gruppo etrusco e uno pugliese, la statuetta di una suonatrice di tympanon, un pinax raffigurante Bacco, prodotto tra Taranto e il Metaponto, un altro falso e i due reperti messicani. L’arco temporale va dal VII al V secolo”.

C’è infine il caso di Pesaro, dove la segnalazione dell’esistenza di una collezione è arrivata ai Carabinieri, dichiara Grasso “dagli eredi di un uomo deceduto nel 2010”. Infatti i congiunti avevano trovato in casa sua una serie di oggetti non inseriti – e non inseribili dato che di provenienza illecita - nel testamento. Oltre ad altre due imitazioni, la dottoressa Chiara Del Pino individua “una serie di terrecotte figurate risalenti al IV-III secolo, sia integre che frammentate, che conservano ancora i colori originari, tutte di probabile origine siciliana”. Non apparentemente collegati tra loro i tre collezionisti, gli stessi oggetti, che insieme compongono un tesoretto da circa 200 mila euro, risultano decontestualizzati e, poiché ritrovati in territorio marchigiano senza alcuna indicazione concreta sulla provenienza, spiega in conclusione il Maggiore Grasso, “rimarranno nelle Marche per essere musealizzati”.





Questo è un articolo pubblicato il 03-02-2016 alle 13:03 sul giornale del 04 febbraio 2016 - 1412 letture