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Quel San Ciriaco che benedice anche e soprattutto i graffitisti

5' di lettura
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san ciriaco
La storia del patrono di Ancona immortalata in un grande “wall-painting” sulla murata del parcheggio di via Michelangelo. L’opera dei “writers” di Jassart conclude il progetto “Re-Art!” di riqualificazione urbana voluto dal Comune in collaborazione con l’associazione A2O. Ma c’è ancora tanto grigio-cementizio da spazzar via a colpi di vernice spray

ÓSan Ciriaco sta a cuore agli anconetani, compresi i graffitisi. Anche se in tanti, la categoria della volgarmente ribattezzata categoria dei “bombolettari”, l’hanno mandata spesso e volentieri all’inferno e/o a quel paese. Ma tant’è, adesso c’è la prova della “bomboletta fumante”. Di cosa? Del fatto che i giovani del movimento “writers” non meritano affatto di essere liquidati come vandali dello scarabocchio deturpante. Il Santo protettore del capoluogo marchigiano e la sua storia sono infatti i protagonisti del “wall painting” che giganteggia nel parcheggio all’inizio di via Michelangelo, poco a valle del liceo classico Rinaldini. Un’opera pittorica pregevole, che attesta per l’ennesima volta (se ce ne fosse ancora bisogna) l’importanza e la valenza di questo tipo di arte di strada, nella quale la “scuola dorica” primeggia da decenni. Uno spazio di oltre 50 metri per 3, che occupa quasi tutta la ex grigia murata che delimita l’area di sosta, è dal luglio scorso stato trasformato in un estroso, originalissimo mosaico post-contemporaneo, diviso in quattro sezioni-strisciate, intervallate da tre pergamente didascalico-narrative. Dominano i colori pastello, suggestivo e intenso l’effetto evocativo delle vicende salienti, datate circa 1700 anni fa, che scandirono la vita e la morte del martire. Ovvero l’ex maestro (rabbi) ebreo Giuda, considerato dalla tradizione colui che ritrovò la vera croce di Cristo (per volere della regina Elena madre dell’imperatore Costantino), divenuto poi vescovo di Ancona: eccolo, in sequenza, vestito di bianco, che abbraccia gli insegnamenti di Gesù e riceve il battesimo; mentre cammina per il deserto lungo la strada che esce da Gerusalemme; poi un panorama esotico, con ai lati di una landa desolata le città di Ancona e Roma nella loro più antica (e idealizzata) conformazione; e ancora, l’effetto cartolina del duomo che si affaccia sul golfo di “Ankon”. Tra un affresco e l’altro, due pergamene in particolare, raccontano: “Nacque a Gerusalemme, figlio di Simone e Anna, (…) e divenne il rabbino della sinagoga. Nel 326 si convertì al cristianesimo ed assunse il nome di Ciriaco (dal greco “dedicato al Signore”); “Ciriaco morì nel 363 in Palestina. Nel 418 il suo corpo fu trasferito ad Ancona, e tra il XIII e il XIV secolo la cattedrale sul colle venne dedicata a San Ciriaco”. Infine, in corsivo, la tag “Jassart”, marchio Doc degli autori. Ovvero Nicola Canarecci, 27 anni, di Chiaravalle, e altri cinque “writers”, tutti di Ancona e provincia, membri appunto dell’associazione Jassart, fondata nel 2008 a Falconara con l’obiettivo (attraverso “session” e “jam“ di “street art) “di mutare l’opinione pubblica nei riguardi dei graffitisti, distinguendo chi imbratta da chi invece sa riqualificare esteticamente l’ambiente urbano con le proprie opere”.

Un bell’esempio di riqualificazione di zone urbane, quello di via Michelangelo. Non c’è dubbio. Dove lo spazio concesso alla fantasia non tradisce affatto la tradizione religiosa, anzi la sposa senza se e senza ma. Fa niente che – come gli studi storico-scientifici tendono a dimostrare - molto probabilmente Ciriaco non solo non fu vescovo di Ancona, ma Ancona da vivo non lo vide neanche di passaggio. La sua salma venne donata alla città dalla nobile reggente dell’impero romano d’occidente Galla Placidia, al posto di quella, in prima battuta richiesta dalle autorità civiche, di Santo Stefano, un altro martire del primissimo Cristianesimo, quello che dette il nome alla prima Basilica-Cattedrale della Dorica. Naturale chiedersi come mai sia venuto in mente a Nicola e alla sua “posse” di scegliere come soggetto del loro mega affresco in vernice spray proprio San Ciriaco… “Beh, molti ragazzi non conoscono affatto la storia del santo protettore di Ancona. Abbiamo voluto attirare soprattutto la loro attenzione, ci siamo documentati sui testi religiosi e pensiamo di aver dimostrato che il graffitismo è anche cultura”. Cultura, “street art”, città più a “misura visiva” dei cittadini, insomma. In linea con la filosofia del progetto-concorso “Re-Art!”, realizzato in collaborazione fra il Comune di Ancona e l’associazione giovanile A2O a partire dal 2014. E di cui quest’opera che mixa virtuosamente il sacro (la tradizione di culto) e il profano (le bombolette di vernice) costituisce l‘ultimo “step”. Un passo compiuto dopo la precedente realizzazione del “wall painting” lungo ben 150 metri, anch’esso targato Jassart (special guest Raffaele Paolucci) che dall’inizio dell’anno scorso campeggia sempre ad Ancona lungo la murata di via Sacripanti (la bretella che congiunge le zone Brecce Bianche e Baraccola) e raffigura alcuni tra i personaggi e gli scorci più popolari delle storia locale più o meno recente. Del resto la “street art” ad Ancona è già storia. I primi passi “istituzionalizzati” li aveva compiuti nel 1994, con la laica benedizione del sindaco Galeazzi, al rione Grazie. Nell’attuale periodo dell’amministrazione di Valeria Mancinelli ci ha pensato l’assessore alla Cultura Paolo Marasca a dar libero, creativo sfogo all’estro dei graffitisti.

In molte aree anche non periferiche di Ancona (come di altre città) c’è n’è ancora tanto, troppo di colore “grigio cementizio” dominante. E c’è ancora molto da riqualificare dal punto di vista urbanistico. L’auspicio è che gli “spray artisti” possano contribuire ancora a un necessario “rinascimento”. “Queste esperienze ci convincono sempre di più che il bello possa attirare il bello, e che la “street art” intelligente sia un ottimo mezzo per limitare il degrado. – spiega Pier Francesco Berardinelli, di A20 – Si può partire dalla riqualificazione di una murata e arrivare a quella di un intero quartiere. Con l’opera di via Michelangelo si conclude questo primo progetto con questa amministrazione municipale, che sta per rimborsarci le spese per l’acquisto delle bombolette di vernice. Ci piacerebbe molto, in qualche modo, continuare”.

foto sotto di Silvia Breschi





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