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Trafugate a Varano le ossa di Santa Valeria martire. La magistratura apre un'inchiesta, indagano i Carabinieri

7' di lettura

La reliquia, del III sec. d.C, era nell’urna dell’altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Vico. Rubata una prima volta nel 1990, fu usata per una messa nera. L’edificio di culto, ancora molto bello ma in abbandono, fu realizzato dal Conte Angelo Ferretti nella seconda metà del ‘500, assieme a case coloniche e al contiguo “casino di campagna” poi divenuto un grande palazzo nobiliare. L’intero complesso è vincolato come bene di interesse storico-artistico. Si spera che ora la Soprintendenza provveda a tutelarlo davvero.

Non c’è pace per le ossa di Santa Valeria martire, trafugate da ignoti – ed è la seconda volta che accade – a Varano di Ancona dalla chiesa di Santa Maria di Vico, un giallo tinto di nero da qualche settimana oggetto di accurate indagini della procura della Repubblica condotte dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale (Ntpc). Ad attivare l’inchiesta il sostituto procuratore Rosario Lioniello, una volta acquisito agli atti l’ultimo numero del mensile Urlo. Furto e stato di degrado e abbandono in cui versa da molti anni tutto il complesso architettonico denominato e tutelato (sulla carta) dalla Soprintendenza delle Marche (ora unica) sotto il nome di “Villa Ferretti”, costituito dal piccolo ma elegante edificio di culto, da un bel palazzone nobiliare (divenuto tale alla fine del ‘700 dopo ampliamenti, succedutisi via via nei secoli, del primo casino di campagna e caccia sorto tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600) e da case coloniche con terreni un tempo coltivati. Indagini molto difficili, va sottolineato. Una ricerca storica sull’importante e antico sito della frazione del capoluogo regionale e la verifica dell’assenza della sacra reliquia dall’elegante urna incassata nella parte anteriore dell’altare maggiore della chiesa, soltanto nel secondo dei due sopralluoghi compiuti sul posto. E ciò solo dopo aver appreso alcuni giorni prima dalla signora Iolanda Balladone Pallieri (residente a Torino) – coerede con la sorella Maria Rosa (che vive a Trento) di tutto il complesso immobiliare la cui costruzione fu avviata dal blasonato conte Angelo Di Girolamo Ferretti nella seconda metà del sec XVI - che i resti della martire Valeria in quell’urna dovevano esserci. Il primo problema d’indagine? Individuare l’arco temporale in cui è stato messo a segno il colpo e quindi commesso il reato. Anche in relazione al fatto che le ultime notizie certe relative alla presenza delle ossa nel grazioso contenitore ligneo (un’opera d’arte come lo stesso altare maggiore, entrambi probabilmente risalenti al 1500-1600) risale ai primi anni del 2000. Fu allora infatti – e qui il giallo/nero mostra un aspetto beffardo quanto paradossale – che la reliquia fu ricollocata nell’urna, dopo che era stata ritrovata dai carabinieri in quanto oggetto di un primo trafugamento, avvenuto intorno al 1990.

Nel 1990 infatti la stazione dell’Arma della frazione Poggio ricevette dalle eredi Ferretti la denuncia del furto della reliquia e di generici atti di danneggiamento riguardanti anche il grande palazzo di villeggiatura contiguo alla chiesa. La Magistratura riuscì ad identificare ed inquisire i colpevoli, un gruppo di professionisti di Bologna, i quali pare avessero usato le ossa della santa per celebrare una messa nera a Varano, forse nei pressi del cimitero, o di una casa di campagna. Il ritrovamento della millenaria reliquia fu comunque un grande evento. Tanto da essere festeggiato con una messa officiata probabilmente da don Fausto Guidi, parroco di Varano, nell’affollata chiesa di Santa Maria di Vico. Ma la signora Iolanda Balladone Pallieri non ricorda esattamente quando fu solennemente celebrato quel rito.

Le indagini del Ntpc e del pm Lioniello proseguono in modo accurato. Probabile che tra le prime persone ad essere sentite dai carabinieri (ciò potrebbe già essere accaduto) ci siano la signora Iolanda e la sorella coerede (legittime proprietarie della reliquia), e il parroco Guidi. Probabile anche che gli accertamenti riguardino l’oscuro ambiente illecito dei ricettatori di oggetti di valore storico e/o artistico. Oggetti che finiscono nel mercato non sempre trasparente dell’antiquariato, o peggio, come avviene anche e soprattutto nel caso di beni e/o reliquie di tipo religioso, nel flusso di riciclaggio e compravendita illegale che porta ad alcuni Paesi dell’Est Europa. I carabinieri del Ntpc starebbero “attenzionando” anche un altro oscuro mondo, quello legato all’occultismo. Un mondo infido di cui ha fatto parte, e in cui ancora sembra essere coinvolta, Varano. Nel territorio della frazione, alla fine degli anni ’80, fu ritrovata la testa di un animale mozzata, abbandonata ai margini di una strada dopo essere stata usata in un rito satanico. Alcuni varanesi riferiscono di casi frequenti riguardanti strani riti e pratiche di sortilegio in una vecchia casa colonica immersa in un boschetto, nei pressi di altre case di campagna e lungo la strada che da Varano porta alla località Angeli. La devozione dei Ferretti per Santa Valeria martire affonderebbe le radici in un passato lontanissimo, forse al XIII secolo. Nel 1255 infatti Antonio Ferretti - riconosciuto come capostipite di una casata antichissima originaria dell’Alsazia - venne dalla Germania in Italia al servizio di papa Gregorio IX, dal quale fu ricompensato con il dono di ampi possedimenti terrieri tra Falconara e Chiaravalle, ed elesse come proprio domicilio Ancona. Successivamente un ramo della famiglia della “Gente Ferretta” sarebbe passato per Ravenna, dove si stabilì, stando a un ipotesi del consulente dell’Urlo Indiana Jones Team, Giuseppe Barbone. Proprio a Ravenna, nel III secolo d.C., fu ucciso e martirizzato San Vitale, marito di Santa Valeria. Secono il sito web www.santodelgiorno.it, la pia Valeria – celebrata il 28 aprile - “avrebbe desiderato portare con sè il marito morto alle porte di Ravenna, ma i cristiani del luogo glielo impedirono. Quindi si mise in viaggio per Milano. Ma incontrati dei contadini pagani e rifiutatasi di rimanere con loro facendo sacrifici agli dei, venne così violentemente percossa che morì dopo qualche giorno”. Si spera che il caso del furto della reliquia abbia spinto la Soprintendenza delle Marche (che dal luglio scorso ha unificato quella regionale alle Belle arti e paesaggio e quella Archeologia) ad interessarsi della vergognosa situazione, una sorta di “damnatio memoriae”, che caratterizza da troppo tempo l’area di “Villa Ferretti” in contrada Santa Maria di Vico a Varano. Se infatti il palazzo nobiliare, a sua volta oggetto di reiterati furti e atti di vandalismo da decenni, è stato perfettamente chiuso dai proprietari (che coi parenti prossimi alla famiglia Ferretti lo frequentavano durante le estati fino a una quindicina d’anni fa) la chiesa d’impianto cinquecentesco, ad una navata, ancora molto bella, è facilmente accessibile, in quanto “protetta” solo dalla esile porta d’ingresso, di legno, perennemente sfondata. E al suo interno c’è ancora molto, di fatto e concretamente, da tutelare, oltre all’altare maggiore con l’urna purtroppo vuota.

Ecco un sommario elenco di preziose opere: una lastra pavimentale in pietra calcarea rosata, divisa in due parti, con uno stemma bipartito coi simboli araldici della famiglia Ferretti di Ancona e della famiglia Gallo di Osimo (rarissima, forse unica testimonianza dell’imparentamento tra le due antiche casate) e con un ovale che racchiude un’iscrizione sepolcrale-celebrativa di Angelo Di Girolamo Ferretti; un’altra lastra pavimentale, con un bassorilievo in marmo rosso di Verona che rappresenta al centro un alberello sradicato e agli angoli quattro stelle ad otto punte inscritte in altrettanti cerchi (stelle e alberello sono in pietra grigio scuro, la paragonite); tre lapidi che segnalano la benemerita sistemazione delle numerose sepolture ossee di abitanti del luogo operata da Angelo Ferretti; oltre all’altare maggiore, sono presenti altri due altari lignei nelle cappelle laterali, in quella di destra c’è pure un confessionale; sul soffitto l’affresco di una bellissima colomba raggiante; lungo le pareti laterali, una decina di lapidi ottocentesche, alcune di grande valenza scultorea e decorativa, a celare i sepolcri coi resti di vari conti, contesse e membri del casato Ferretti.

In foto. 1) L’urna dell’altare maggiore dalla quale sono state rubate le ossa di Santa Valeria Martire 2) Interno della Chiesa di Santa Maria di Vico a Varano di Ancona 3) La facciata dell’edificio di culto cinquecentesco in stato di abbandono (scatti di SILVIA BRESCHI)





Questo è un articolo pubblicato il 21-09-2016 alle 10:15 sul giornale del 22 settembre 2016 - 3845 letture