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"La Madonna col Bambino" di Palazzo Jona sequestrata dal Ntpc, presto potrebbe tornare disponibile al pubblico

6' di lettura Ancona 18/10/2016 - Un passo in avanti fondamentale affinché la Madonna col bambini Gesù di Palazzo Jona-Millo, ad Ancona, possa tornare a mostrarsi col suo dolce e appena accennato sorriso alla pubblica visibilità. L’ha compiuto alcune settimane fa la Magistratura, che ha sequestrato il quadro, fino a una trentina di anni fa felicemente incorniciato nell’edicola sulla facciata dell’elegante edificio settecentesco che si apre alla fine di corso Mazzini, sul fianco destro.

I sigilli al dipinto sono stati apposti dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale (Ntpc) del capoluogo regionale, dopo che gli stessi, guidati dal maggiore Grasso, l’avevano individuato e identificato durante un sopralluogo a Palazzo Jona, all’interno della sede della “Titanica srl”, la stessa che ospita lo studio legale dell’avvocato Gabrio Rinaldi (rappresentante legale della “Titanica”). La “Madonna col Bambino” era stata di fatto privatizzata, come speciale pezzo forte ad ornare un angolo d’arredamento sacro - una specie di piccola cappella - ad esclusivo beneficio del legale e dei suoi fortunati ospiti. L’avvocato Rinaldi ne era venuto in possesso probabilmente negli anni ’90, prima che la “Titanica”, su concessione edilizia del 1999, acquistasse Palazzo Jona e ne provvedesse alla completa e articolata ristrutturazione (che si sarebbe conclusa nel 2003) per poi, via via vendere o affittarne gli appartamenti ai nuovi coinquilini. Una ristrutturazione che era stata già intrapresa, ma poi interrotta, intorno alla metà degli anni ’80 da un precedente privato proprietario. Sarebbe stato questi quindi, forse nel 1988, a prelevare il quadro dalla facciata, per poi cederlo col palazzo alla “Titanica”. L’intricata vicenda della sparizione dell’opera d’arte sacra era stata sollevata dal mensile free press Urlo, che le aveva dedicato un lungo articolo nel numero di luglio-agosto 2014. Articolo da cu avevano preso spunto le indagini coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Paolo Gubinelli. Il pm ha disposto l’atto di sequestro perché – stando a fonti ufficiose, l’avvocato Rinaldi – nonostante le sue assicurazioni scritte e formali di piena collaborazione - si è sempre rifiutato di attuare le disposizioni ricevute più volte negli ultimi anni dalle Soprintendenze delle Marche, sia quella (di competenza primaria) per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici (fino all’anno scorso con sede distaccata ad Urbino), sia quella per le Belle Arti e Paesaggio delle Marche con sede ad Ancona. Le quali, dopo alcuni sopralluoghi dei loro funzionari nel Palazzo Jona, pur non escludendo in modo perentorio la ricollocazione della tela nell’edicola sulla facciata esterna dell’edificio, preferivano disporne – per motivi conservativi di sicurezza – il riposizionamento nel vano dell’androne o in un altro spazio (sempre all’interno) dell’edificio, una volta dotata di una teca protettiva. L’inchiesta della procura, la seconda su questo caso, ha accertato la violazione dell’art.169 del nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio approvato con decreto legislativo n° 42 il 22 gennaio 2004 su iniziativa dell’allora ministro Giuliano Urbani. Il reato ipotizzato è, in sostanza, la rimozione di un bene culturale senza l’autorizzazione della Soprintendenza (dal luglio scorso unica) delle Marche. Che pare abbia già ricevuto in consegna la ”Madonna con Bambino” (un dipinto ad olio databile metà dell’800), in attesa di restituirla alla pubblica fruibilità. Già, una pubblica fruibilità massima, se possibile. Molti gli esperti pronunciatisi a favore del ritorno del quadro nella sua sede storica e pubblica, ovvero l’edicola del Palazzo Jona. Come del resto aveva voluto il marchese Bourbon Del Monte nell’800. Tra questi, ad Ancona, l’architetto e storico Massimo di Matteo, il noto restauratore Peppino Brunetti. E un altro rinomato restauratore, Carlo Giantomassi, con studio a Roma ma spesso presente ad Ancona. “Quel bel quadro lo ricordo, forse è attribuibile alla scuola del pittore Podesti, sarei felice di rivederlo, fotografarlo, studiarlo – ha detto Giantomassi – E’ certamente possibile proteggerlo, magari con una teca in cristallo, per poi posizionarlo all’esterno. A Roma c’è stato un caso simile a piazza Navona. In alternativa, si potrebbe esporre fuori una bella fotografia ad altissima risoluzione. In ogni caso, come ha confermato la procura della Repubblica, spetta alla Soprintendenza e ai suoi storici dell’arte studiare la migliore soluzione tecnica possibile (compreso naturalmente, in modo ufficioso, il ritorno del quadro all’esterno del palazzo) per la valorizzazione pubblica della “Madonna col Bambino” (che, pare ormai certo, non tornerà nella cappella privata della “Titanica-Rinaldi”) e comunicarla con le dovute prescrizioni al magistrato inquirente. Che poi adotterà la decisione definitiva, senza escludere l’iscrizione di uno o più nominativi nel registro degli indagati. La svolta giudiziaria della vicenda arriva dopo anni scanditi da scambi di lettere ufficiali tra le Soprintendenze, l’avvocato Rinaldi e l’agenzia “Cimarelli” amministratrice del condominio di Palazzo Jona. E di barccio di ferro tra “Titanica-Rinaldi” da un lato e ”Cimarelli - condomini” dall’altro. La “Titanica” e Rinaldi avevano sempre, anche e per iscritto, rivendicato la proprietà del quadro. E sottolineato quanto segue: nella convenzione stipulata nel 2003 – peraltro scaduta nel dicembre 2013 – tra Soprintendenza di Urbino e “Titanica” si prevede che tutte le opere del palazzo, compresi affreschi e dipinti, siano visitabili da chiunque, ogni martedì, in orario 9,30-12,30 (la “Madonna col Bambino” non è citato, tuttavia appare ovvio che sia incluso nella convenzione). In una raccomandata del 15 marzo 2012, la “Titanica”, sottolineando che “la tela fu smontata per consentire la realizzazione dei lavori di restauro della facciata e fatta restaurare a sue spese”, aveva confermato che “é custodita nella sua sede societaria all’interno del palazzo” e aveva mostrato una sorta di cauta apertura nei confronti del condominio, in merito a una ricollocazione. Alla “Titanica” va poi riconosciuto il merito di essersi presa cura del dipinto, che esposto all’esterno si era molto deteriorato, affidandone il restauro dall’esperto Bruno Vittorini di Urbino. Ma tant’è, ora che si è giunti al sequestro, le caute, e secondo gli inquirenti infruttuose aperture di Rinaldi e “Titanica” sono in una dimensione collaterale. Occorrono un salto di qualità, la definizione di una nuova convenzione che assicuri la certa e sicura visibilità del quadro a cittadini ed eventuali turisti. Un salto di qualità che dovrà essere assicurato da Soprintendenza e Magistratura.Le foto nell'ordine: 1) Dipinto ad olio di metà '800 "La Madonna con Bambino"; 2)L'edicola di Palazzo Jona desolatamente vuota che ha ospitato l'opera fino ad una trentina di anni fa in uno scatto di Gianluca Mainiero; 3)La facciata dellonstorico Palazzo Jona in corso Mazzini tratta da www.beniculturali.marche.it


di Giampaolo Milzi
    redazione@vivereancona.it







Questo è un articolo pubblicato il 18-10-2016 alle 19:12 sul giornale del 19 ottobre 2016 - 1670 letture

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