Arte e scienza: l'identikit che incastra lo stupratore di Rimini viene dalla scientifica di Ancona

Erano passati due giorni dallo stupro di una turista polacca e una trans peruviana, brutalmente eseguito da una banda di giovani extracomunitari, guidata dal congolese Butungu. Mentre il caso scuoteva le coscienze dell'interna nazione dal Comando Centrale di Polizia di Roma veniva convocata a Rimini Elena Pagano, assistente capo della Squadra identikit di Ancona, per ricostruire grazie alle descrizioni della trans aggredita il volto del pericoloso stupratore.
A valere la convocazione dell'Agente di Ancona la sua incredibile abilità, perfettamente dimostrata in questo delicato caso. Elena Pagani, mantovana di nascita, sente fin da piccola la vocazione per le Forze dell'ordine, crescendo affiancata dall'amore per l'arte che la porta a Laurearsi all'Accademia di Brera, poi il concorso di Polizia e 25 anni di carriera nelle squadre scientifiche di Milano, Mantova, Firenze e da oltre 6 anni nella squadra interregionale di Marche e Abruzzo, sotto il comando del Dirigente della Squadra scientifica Massimiliano Olivieri. In cui mette le proprie capacità artiste e tecniche al servizio dei cittadini.
L'incontro con la trans avviene il 1 Settembre, a quasi 3 giorni dallo stupro. Il tempo è un fattore fondamentale nella procedura dell'identikit, ogni ora che passa preziosi dettagli vengono rimossi o modificati dalla memoria della vittima. Quando la Pagani incontra la testimone, la trans è ancora molto provata psicologicamente e mentalmente: “ Il primo passo dell'identikit è entrare in empatia con la vittima. Le si chiede di rivivere un momento traumatico, holasciando cheche la signora si aprisse lentamente e con i suoi tempi. È una persona molto sensibile e femminile con una memoria ferrea, il lavoro è stato molto lento ed accurato. La prima cosa che più le è rimasta impressa è stato lo sguardo dello stupratore, la ricostruzione è durata 6 ore, quando la testimone ha visto il ritratto completato si messa a piangere”.
Il risultato è stato un identikit con il 98% di corrispondenza al reale, praticamente una foto. Intanto le indagini proseguivano, con la confessione dei tre minorenni coinvolti e la fuga di Butungu. Le tracce dello stupratore venivano seguite tramite la localizzazione del cellulare, che garantisce però solo un approssimazione ad un area, lo stupratore andava riconosciuto e arrestato di persona. Qui s rivela fondamentale l'identikit redatto dalla Pagani, che permette agli agenti sul campo di individuare senza dubbi il fuggitivo e consegnarlo alla giustizia. “Il mio lavoro è un anello di congiunzione tra le indagini e l'arresto. A volte diventiamo anche strumenti per il raggiungimento della realtà. Ad esempio nel rivivere l'aggressione di Rimini la testimone ha detto che tra due degli aggressori sembrava esserci un legame superiore ad una semplice amicizia, quasi parentale, poche ore dopo abbiamo scoperto che erano fratelli”.
Un motivo di orgoglio per la Squadra del dott Olivieri, che coglie l'occasione per ricordare alcuni degli interventi operati sul nostro territorio, come il lavoro di old aging (invecchiamento ndr) che ha permesso di catturare un latitante rumeno ricercato dalle autorità tedesche. L'uomo, autore di truffe finanziarie per milioni di euro, era infatti un mago del travestimento e della falsificazione dei documenti. Partendo da una vecchia foto la Pagani ha invecchiato il sospetto e ipotizzandone l'attuale aspetto. Il truffatore veniva così riconosciuto dai colleghi di una volante proprio grazie all'identikit e arrestato a Jesi. Questi solo due di numerosi casi in cui la bravura della matita di Elena Pagani si è rivelata decisiva.
Questo è un articolo pubblicato il 23-09-2017 alle 17:23 sul giornale del 25 settembre 2017 - 1409 letture
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