Omicidio Bruzzese: Tre fermi per i responsabili dell'agguato del Natale 2018 a Pesaro

Sono stati tre i provvedimenti di fermo per quelli che le Procure di Ancona e Reggio Calabria ritengono essere i responsabili dell'omicidio di Bruzzese Marcello, ucciso la notte di Natale del 2018 a Pesaro per essere il fratello di un pentito
Ancona - Sono serviti quasi tre anni di indagini ai Carabinieri del ROS per individuare i responsabili dell'omicidio di Marcello Bruzzese, che sconvolse la città di Pesaro il Natale del 2018. Le indagini confermano che quella fu, come sembrò fin dall'inizio, una vera e propria esecuzione di mafia, con oltre venti colpi di arma da fuoco esplosi in città alle 18 e 30 della sera di Natale. Una delitto consumatosi proprio sotto l'abitazione dove Marcello Bruzzese viveva con la famiglia, in quella che doveva essere una località protetta. Tutta la famiglia Bruzzese infatti viveva sotto la protezione dello Stato, dopo che il fratello, Girolamo Biagio Bruzzese, aveva iniziato a collaborare con la giustizia nel 2003, portando alle condanne che videro finire in carcere il vertice di una delle famiglie più influenti della 'ndrangheta: i Crea.
LE INDAGINI
Sono stati necessari tre anni di indagini serrate ad individuare i tre uomini considerati resposabili dell'omicidio di Marcello Bruzzese. Difficilissimo per gli inquirenti risalire all'identità dei due esecutori materiali, aiutati da un terzo uomo a progettare l'omicidio. In tre infatti avevano studiato per giorni la via e la zona dove avrebbero colpito, approfittando delle strade semi-deserte del giorno di Natale per allontanarsi a piedi dal luogo della sparatoria. Una presenza sul posto che aveva lasciato delle tracce, che seppur i sicari si erano preoccupati di coprire, hanno permesso ai ROS del Comando Provinciale di Ancona, di risalire all'identità dei tre esecutori: V.R., T.M. e C.F. Ricetta vincete incrociare, con pazienza e tecniche innovative, i dati raccolti dalle telecamere di sorveglianza. Le immagini acquisite avevano permesso di individuare due veicoli, con targa rivelatasi clonata, utilizzati dai sospettati. Infine elaborando una mole di dati quasi inconcepibile si seguiva la pista dei telefoni utilizzati dai sicari, cercando di aggira il muro della piattaforma criptata sulla quale si appoggiavano i numeri utilizzati.
A dare un'idea delle difficoltà affrontate dagli investigatori la testimonianza del Comandante del ROS di Ancona, Francesco D’Ecclesis «Sono state indagini molto complesse. Sono state visualizzate migliaia di ore di video sorveglianza, analizzate un miliardo e mezzo di linee telefoniche. Anche i nostri programmi non riuscivano a elaborare una tale mole di dati, ne abbiamo sviluppati di nuovi. Quando siamo riusciti a risalire alla targa dei veicoli utilizzati dai sicari pensavamo di esserci, invece si trattava di targhe clonate. È servito un grande impegno per far fronte a tutte le difficoltà, ma oggi siamo molto orgogliosi del risultato»
I BRUZZESE E I CREA
Girolamo Biagio Bruzzese, fratello della vittima dell'omicidio di Pesaro, era uno degli uomini chiave del clan Crea di Rizziconi, paese della piana di Gioia Tauro. Girolamo Biagio era latitante da diversi anni e accusato di omicidio, quando nel 2003 si costituì, dopo aver sparato due colpi alla testa di Teodoro Crea, boss della Famiglia Crea, di cui Bruzzese era considerato il braccio destro. I due colpi non furono fatali a Teodoro Crea, rimasto paraplegico in seguito alle lesioni riportate. Iniziò così la collaborazione con la giustizia di Bruzzese, che portò all'arresto con 41bis del vertice della potente Cosca dei Crea, a partire dal capostipite Teodoro e dei figli Giuseppe e Antonio Crea. Immediatamente tutti gli appartenenti alla famiglia Bruzzese venivano posti sotto protezione e allontanati dalla Calabria per sfuggire alle ritorsioni promesse dalla famiglia Crea.
“OMICIDIO DI PESARO SEGNALE DI POTENZA DELLA FAMIGLIA CREA”
Sono serviti 15 anni alla famiglia Crea per colpire Marcello Bruzzese, che viveva a Pesaro in una casa che avrebbe dovuto essere un rifugio sicuro e ignoto all'organizzazione criminale. Una esecuzione compiuta per dare un segnale, come spiegato dal Comandante dei ROS, il Generale Pasquale Angelosanto: «Parlare a questa latitudine di Rizzipoli testimonia la pericolosità della 'ndrangheta e della cosca dei Crea- ha osservato il Generale durante la conferenza stampa tenutasi presso il Tribunale di Ancona- Una vendetta arriva dopo molti anni, che vuole essere un segnale della fase di riorganizzazione del vertice della cosca Crea, in fase di riassetto, dopo aver l'arresto del vertice della Cosca proprio per la testimonianza di Bruzzese. Si è voluto riaffermare la potenza dell'organizzazione con un delitto che viene commesso a distanza di tempo e di chilometri».
GLI ESECUTORI: FERMATI PERCHÉ PRONTI A COLPIRE ANCORA
Sono così scattati nella mattina di lunedì 4 ottobre i provvedimenti di fermo giudiziario per i 3 indiziati del delitto di Marcello Bruzzese emessi dalle Procure Distrettuali di Ancona e Reggio Calabria. Dalla sola Procura di Reggio è stato emesso anche un quarto fermo per un uomo sosspettato di essere affiliato al clan mandante del delitto. A spingere le due Procure a procedere quanto prima i fermi, eseguiti nelle provincie di Catanzaro; Reggio Calabria e Bergamo, gli indizi raccolti, che indicavano come i tre fossero pronti ed in grado di colpire ancora.
«I Contenuti acquisiti durante le indagini evocano uno scenario particolarmente grave- ha spiegato il capo della Procura della Repubblica di Ancona Monica Garulli -Abbiamo attestato la disponibilità di due dei soggetti a compiere altri gravi atti con armi per conto della cosca. Avevano nella loro disposizioni anche armi da guerra. Riteniamo che sarebbero stati possibili altri due eventi omicidiari, uno dei quali contro un collaboratore di giustizia che testimoniò sempre contro la famiglia Crea».
RESTITUITA FIDUCIA NEL SISTEMA DI PROTEZIONE
Come sottolineato dalla Procuratruce Garulli l'arresto di lunedì assume anche un importante valore sociale: «È fondamentale aver dato ricostruzione ad un fatto gravissimo come quello che ha scosso la comunità marchigiana, sentitasi esposta in quella notte di Natale del 2018. Altrettanto importante contrastare il movente che ha spinto la Cosca dei Crea di Rizzipoli a colpire per riaffermare la capacità di azione della cosca e comunque per scoraggiare possibili future collaborazioni. Un tentativo di destabilizzare il sistema dei collaboratori di giustizia». Una operazione che come ricorda il Generale Angelosanto «Restituisce fiducia agli altri familiari sotto protezione e a tutti i collaboratori».
Questo è un articolo pubblicato il 04-10-2021 alle 16:09 sul giornale del 05 ottobre 2021 - 405 letture
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