Andrea Raschia: "Salute pubblica & sanità privata"

Dobbiamo esser grati ai protagonisti di polemiche pre-pasquali, amplificate dalla stampa locale con titoli ad effetto: "Volano stracci!" Si tratta dello scambio reciproco di accuse tra "ex".
Ex mai domi! Un ex presidente con ex dirigente (nonché ex sindaco) della regione -oggi ai vertici di un piccolo gruppo in cerca di sistemazioni elettorali- agitati contro altro ex, già DG Ospedale di Torrette. Offesi per un "Franza o Spagna purché se magna" di troppo. Sembra la tempesta in un bicchier d'acqua! Utile, però, a riportare in primo piano i mali della Sanità, quelli con i quali ognuno di noi purtroppo è destinato a fare i conti. Costretti come siamo a sbattere il muso, non di rado, causa malfunzionamenti e inefficienze di un sistema imprescindibile per nostra vita.
80 anni or sono la Costituzione ha indicato la via. Art. 32: Salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. Non servono scienziati per capire che la soluzione, dunque, sta nel ripristinare quelle condizioni che oggi non sono più date. Tendenze neoliberiste hanno nel corso di lunghi anni prodotto lo svuotamento del SSN. Definanziamento, tetti di spesa, blocco assunzioni di personale. Per contro, esplosione di spese per acquisizione di beni e servizi. Tradotto: privatizzazioni! Il 50% delle risorse, una marea, finisce nelle mani della sanità privata convenzionata.
Ecco il risultato di politiche che hanno spostato focus e attenzione da Medicina territoriale e Prevenzione a quella ospedaliera e di cura.
Non più obiettivo di Salute pubblica ridurre malattie e rendere sostenibile il sistema. Paradossalmente solo con la Cura si finisce per sfruttare la malattia a fini speculativi attraverso ulteriori processi di privatizzazione.
Ci stiamo giocando un patrimonio immenso, gioiellodi civiltà che mandiamo in malora. È in pericolo un'idea di Società, quella scaturita dalla volontà di emancipazione, di una vita libera da svantaggi, squilibri e disuguaglianze. Finalità nobili della natura pubblica di un sistema pensato esclusivamente per la tutela di Diritti fondamentali. È assolutamente necessario, vitale, riprendere il cammino delle Riforme che definivano Salute "ricchezza economica del Paese". La logica dei tagli lineari, dei tetti alla spesa, dei vincoli, hanno snaturato la Medicina che con l'aziendalizzazione non persegue obiettivi di salute, ma di bilancio. Cio che ci ha allontanati da quanto serve. Spendiamo la metà di paesi competitor (Francia e Germania) e, ciononostante, anche regioni efficienti rischiano il default. Le carenze di personale non fanno che favorire uno scivolamento verso ulteriori privatizzazioni. Col privato convenzionato pronto a farsi carico di inceppamenti e intollerabili liste d'attesa; assai meno disponibile per il rinnovo dei CCNL: 300mila lavoratrici e lavoratori da anni senza contratto! Inaccettabile, ma questa è un'altra storia...
Le responsabilità sono generali e vengono da lontano. La sinistra non è sicuramente indenne: si è andata affievolendo quella carica di radicalità insita nei valori costituenti. A differenza della destra che, invece, persegue sistematicamente obiettivi -certo non dichiarati ma espliciti- di smantellamento del Servizio pubblico.
L'emergenza grave determinata è sempre più forte, causa di insoddisfazione e malessere per operatori e cittadini.
Durante la fase Covid erano esplose criticità che tutti, proprio tutti, avevano dichiarato voler risolvere. Passata la festa..., gabbato lo santo! Oggi siamo al dramma. Chi può fugge. In tutti i sensi. Persino il personale cerca strade diverse, dal pensionamento al privato, magari gettonista -perché no?- con le cooperative.
Il sistema regionale, ideato dalla Costituzione come ente di programmazione, poi sbandato paurosamente dal solco, può e deve esser la leva per invertire la pericolosa tendenza. A condizione che si torni ad un altro spirito, orientato a rafforzare coesione sociale. Un ritorno che può essere determinato soltanto con un cambiamento radicale di politiche. Interpretato da una nuova classe dirigente, motivata, disinteressata, onesta e capace di vera discontinuità. Restituendo alla Salute quel ruolo già definito dalla Carta: strettamente correlato -oggi più che mai- all'Ambiente, rilanciando Prevenzione, Medicina territoriale, anche per rispondere all'invecchiamento, nelle Marche a livelli più alti, con medici di famiglia impossibilitati da soli a fronteggiare cronicità e non autosufficienza. E tornando ad investire nel capitale Lavoro!
Discontinuità, dunque. Discontinuità anche per superare un sistema di governo regionale centralizzato, fondato su figure monocratiche, riaprendo una stagione di democratizzazione e partecipazione coinvolgendo Enti locali, operatori e cittadini.
Ecco la vera sfida delle prossime Regionali: c'è il nostro Futuro in discussione!
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 14-04-2025 alle 13:33 sul giornale del 15 aprile 2025 - 310 letture
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