contatore accessi free
SEI IN > VIVERE ANCONA > ATTUALITA'
intervista

L’Anconetano del Giorno, a tu per tu con Enrico Giacchetti

4' di lettura

La rubrica “L’Anconetano del Giorno” vuole raccontare quali nostri concittadini stanno promuovendo la nostra amata città dal punto di vista sociale, culturale e imprenditoriale. L’ospite di oggi è un giovane chef, classe 1990, che nella fantastica cornice di Portonovo delizia i palati durante le nostre estati al mare.

Stiamo parlando di Enrico Giacchetti, del Ristorante Giacchetti di Portonovo, un ragazzo che ha scelto di custodire e promuovere i sapori tipici della nostra città.

Enrico, in molti conoscono il tuo ristorante. Vuoi raccontarci qualcosa di te?

Sono un ragazzo classe ‘90, nato al Poggio (alle pendici del Monte Conero, ndr) e da sempre amante della natura. Tornando a casa più tardi, i cartoni animati in TV erano già finiti e tutta la famiglia si riuniva a giocare in mezzo ai campi. Questo amore per le attività all’aria aperta mi ha portato a diventare sia scout che velista. Una volta iniziata la scuola alberghiera a Senigallia, gli orari e i vari stage lavorativi mi hanno portato ad abbandonare prima il mondo della vela e poi quello degli scout. Tuttavia, le esperienze vissute all’aria aperta mi hanno dato una visione più naturalista delle cose, partendo dalle tematiche anti-inquinamento: abito in queste terre e voglio preservarle al meglio.

Siamo a Portonovo, un luogo amatissimo dagli anconetani e sede del tuo ristorante. Come nasce questo iconico locale e quando inizia la tua storia qui?

Il ristorante nasce da un’esigenza familiare. Mio nonno Aroldo e suo fratello Dario scesero a Portonovo, trasformandosi in ristoratori. La vera evoluzione arrivò con la generazione successiva: i figli di Aroldo e Dario arricchirono il locale grazie a esperienze all’estero e ai consigli dei clienti, dagli anconetani DOC ai personaggi famosi che visitavano la nostra baia. E poi siamo arrivati noi (ride, ndr), la terza generazione della famiglia Giacchetti, con un percorso di formazione strutturato. Abbiamo studiato cucina e ristorazione, ma la nostra vera scuola è iniziata molto prima. A 14 anni, mio nonno ci prese “per le orecchie” e ci portò a lavorare qui durante la stagione estiva. Non sapevo fare molto, ma la voglia di crescere non mi è mai mancata. Durante gli studi all’alberghiero, cercavo di vivere più esperienze possibili, visitando ristoranti, pasticcerie e hotel. Ho saltato solo due stagioni a Portonovo: una dopo il diploma (prendendomi un’estate sabbatica, ndr), e una per lavorare in Olanda come terzo chef. Poi, a 18 anni, ho vissuto un’esperienza in Inghilterra, parlando francese (ride, ndr). Da una necessità familiare a un ristorante di riferimento per gli anconetani, questo percorso continua, con passione e dedizione, guardando sempre avanti.

Ancona è sapori, storia, saperi ed emozioni. Ma cos’è per te questa città?

Per me, Ancona è aprire la finestra dalle zone del Poggio e ammirare il gomito che ispirò ai Greci siracusani il nome della città. È una città particolare, le cui forme aspre hanno temprato gli anconetani, che hanno costruito una città unica nel suo genere. È un po’ la metafora della vita: Ancona, come la vita, non si affronta facilmente in linea retta, anzi, per arrivare lontano è necessario affrontare curve e salite. Amo tutti i piatti della tradizione, ma se devo sceglierne uno di cui non posso fare a meno, sono le raguse (e bombetti) in porchetta, una preparazione che mescola mare e campagna, proprio come la nostra famiglia.

Dopo averci detto cosa rappresenta Ancona per te, vuoi dirci cosa sei tu per la città di Ancona?

Domanda difficile! Essendo un cuoco che ama i piatti della tradizione, spero di essere un custode (e un promotore) dei sapori autentici di una volta. Qui, all’interno del ristorante, abbiamo infatti deciso di riproporre i piatti che rendono unica la cucina marchigiana, sia di pesce (fritture, raguse in porchetta, stoccafisso all’anconetana) che di carne. In pochi sanno che qui facciamo anche trippa, polpette, pollo in potacchio e molto altro…
Questo è un omaggio alle nostre nonne. Ricordo la mia, che aspettava la famiglia a pranzo con pietanze gustosissime e fumanti.

Vuoi lasciare un messaggio per gli anconetani e le anconetane di domani?

Ai miei futuri colleghi, dico che è sempre più importante fare esperienza. Nessuno di noi ha già terminato il suo percorso di crescita, anzi, è essenziale migliorarsi ogni giorno. Consiglio inoltre di restare ben radicati alla nostra tradizione gastronomica, ciò permetterà di valorizzare le nostre radici e attirerà viaggiatori da ogni parte a scoprire sia l’antica Ankòn che lo splendido Kòmaros (il Monte Conero, ndr).

Lettrici e lettori di Vivere Ancona, il nostro viaggio per ora termina qui. “L’Anconetano del Giorno” vi aspetta a fine mese con una nuova intervista e una nuova storia da raccontare!



Questa è un'intervista pubblicata il 15-04-2025 alle 08:34 sul giornale del 16 aprile 2025 - 286 letture






qrcode