CNA Ancona contro l'approvazione del Decreto Sicurezza che ha colpito il settore della canapa

È entrato in vigore lo scorso 12 aprile il cosiddetto Decreto Sicurezza, recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che modifica in maniera radicale la Legge 242/2016, finora normativa di riferimento per la regolamentazione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa.
Tra le principali novità introdotte dal provvedimento governativo, si evidenzia il divieto assoluto di importazione, lavorazione, detenzione, trasporto, vendita e commercializzazione delle infiorescenze di canapa, anche se essiccate, triturate o semilavorate, nonché di estratti, resine e oli derivati. L’unica eccezione prevista riguarda l’utilizzo delle infiorescenze per la produzione agricola di semi, come disciplinato dall’articolo 2, comma 2, lettera g-bis della legge 242/2016.
Il decreto stabilisce inoltre che, dalla sua entrata in vigore, ogni attività di commercio dei suddetti prodotti è considerata illegittima e soggetta alle sanzioni previste dal Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/1990). La stessa normativa chiarisce che la Legge 242/2016 non si applica più ai prodotti a base di infiorescenze, se non per la specifica finalità di produzione agricola di semi.
“La pubblicazione di questo decreto rappresenta un errore grave, che potrebbe portare alla distruzione di un settore strategico per l’economia italiana – dichiara Anna Elisabetta Fenucci, portavoce di CNA Agricoltura Ancona – Si tratta di un provvedimento mal concepito, adottato con la decretazione d’urgenza in modo del tutto ingiustificato, senza alcun periodo transitorio e senza indicazioni operative per la gestione del prodotto rimasto in magazzino – continua Fenucci - In particolare, il divieto di detenzione e trasporto delle infiorescenze ha generato confusione e paralisi: al momento, non è consentito nemmeno procedere alla distruzione volontaria del prodotto, poiché tale operazione dovrà con ogni probabilità essere autorizzata dalle autorità competenti per verificare la quantità invenduta alla data del 12 aprile 2025. Senza tale controllo – osserva Fenucci – si rischia che qualsiasi mancanza di giacenza venga interpretata come vendita illecita. Siamo quindi davanti ad una norma settoriale, lacunosa nata da questioni di "urgenza sociale" senza pensare né alle conseguenze né alle diverse applicazioni fuori dal piano penale. Ma siamo sicuri che tale norma serva a risolvere i problemi per cui è stata emanata?
Molti esercenti stanno valutando la chiusura dell’attività per la mancanza di prospettive, Al danno si aggiunge la beffa: l’impossibilità di recuperare i costi anticipati, come l’IVA e l’Irpef già versate su merce oggi non più commerciabile – continua Fenucci - Anche gli agricoltori, pur avendo un margine temporale maggiore prima della prossima semina, hanno dubbi sulla convenienza di una coltivazione priva di sbocchi di mercato, infatti ad oggi rimane solo l'indotto del tessile, con la problematica di margini non sufficienti per la resa ad ettaro.
Il Governo ha scelto la via del decreto dopo aver riscontrato l’opposizione della società civile e produttiva al disegno di legge originario. Tuttavia, lo strumento della decretazione non è idoneo in assenza di un’effettiva urgenza, soprattutto per un comparto economico che richiedeva confronto e pianificazione. La CNA Agroalimentare di Ancona auspica un ripensamento dell’esecutivo – conclude Fenucci - affinché si possano ristabilire condizioni di legalità e sostenibilità per un settore che ha dimostrato grandi potenzialità, sia sul piano economico che occupazionale.”
Questo è un comunicato stampa pubblicato il 28-04-2025 alle 09:43 sul giornale del 29 aprile 2025 - 53 letture
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