L’Anconetano del Giorno, a tu per tu con il Dott. Andrea Vecchi

Anche oggi la rubrica “L’Anconetano del Giorno” vi porta alla scoperta di un nuovo concittadino che, attraverso la sua lunga carriera in ambito medico, ha dato grande lustro alla sanità dorica. Una passione nata da bambino e che ancora oggi porta gioia a tantissime persone.
Stiamo parlando del Dott. Andrea Vecchi, chirurgo epatobiliare e dei trapianti presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona. I numeri parlano da soli: il Dott. Vecchi ha all’attivo 1.584 interventi certificati come primo operatore, tra cui 484 trapianti di rene (di cui 10 da donatore vivente), 98 prelievi di fegato, 13 trapianti di fegato, 31 nefrectomie e 9 ureteroneocistostomie.
Dott. Vecchi, in molti conoscono la sua carriera medica ed il suo lavoro. Vuole raccontarci prima qualcosa di lei?
Sono nato a Bologna nel maggio del 1971, ma, nonostante i natali felsinei, sono fiero di dire che ho sangue anconetano. Mio padre, anche lui medico, si trasferì nei primi anni ’60 a Sassari presso l’Università di Medicina sarda (stessa facoltà dove ha insegnato il mio maestro, il Prof. Landi di Chirurgia Generale). Poi, nei primi anni ’70, approdò ad Ancona per occuparsi di anatomia patologica. Per raccontarmi, dico sempre: concepito sotto il sole della Sardegna, nato a Bologna, ma innamorato di Ancona. Ogni volta che vedo le due Torri mi emoziono, ma è il Monte Conero a suscitare in me le sensazioni più forti. Ho vissuto in Via Friuli (davanti alla Marina) fino al terremoto del ’72, di cui fortunatamente non ho molti ricordi. Nel ’75 ci trasferimmo a Sappanico, dove vivo ancora oggi. Papà scelse quella zona per la vicinanza all’Ospedale di Torrette e, in effetti, sono cresciuto negli ospedali. Nella mia famiglia ci sono tanti medici—pneumologi, ortopedici, ecc.—ma io sono l’unico chirurgo. Ho sempre desiderato diventare chirurgo, a parte una breve parentesi giovanile in cui mi affascinava l’archeologia. Per questo, dopo gli studi classici al Rinaldini di Ancona, mi sono iscritto alla facoltà di Medicina, laureandomi nel ’95 con una tesi interfacoltà, la prima in Italia, sulla aziendalizzazione delle strutture sanitarie, affrontata dal punto di vista economico e medico. La preparai con due professori d’eccezione: il Prof. GianMario Raggetti, che recentemente ci ha lasciato, e il Prof. Landi. Oggi sono felicemente sposato con Francesca, anche lei medico (si occupa di Radiologia all’INRCA), e abbiamo un bellissimo figlio di 11 anni, Alberto Maria.
Oggi siamo qui presso l’Ospedale di Torrette, ma la tua storia “in corsia” inizia molto tempo fa. Vuoi raccontarcela?
Nei primi anni della mia carriera mi sono occupato di tumori della mammella, lavorando prima all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano sotto la guida del Prof. Umberto Veronesi, poi in reparto ospedaliero con il Prof. Ugo Braccioni. Successivamente, mi sono specializzato nei tumori intestinali e colon-rettali, approfondendo la mia formazione a Ivrea e al St. Mark’s Hospital in Inghilterra. Nel 2004/2005 ho iniziato a interessarmi ai trapianti, collaborando con il Dott. Catalini per i primi prelievi di organi nelle Marche. L’anno successivo, grazie al Dott. Testasecca e al Prof. Risaliti, è stato avviato un programma di trapianti ad Ancona, con il primo trapianto di rene effettuato il 30 maggio 2005. Da allora, ho lavorato con un’equipe eccezionale per sviluppare questa attività, contribuendo alla crescita del Polo di Torrette e diventando Presidente dell’Associazione per i Trapianti di Organi, Cellule e Tessuti (A.T.O.) Marche nel 2019. Il trapianto è un dono: per questo le persone trapiantate celebrano due compleanni, quello della nascita e quello della loro nuova vita. Tra le esperienze che più mi hanno segnato, ricordo l’organizzazione dei primi campionati europei per atleti trapiantati e la missione in un ospedale tra Somalia e Kenya, grazie al gruppo di Don Giancarlo Sbarbati.
Ancona è sapori, storia, saperi ed emozioni. Ma cos’è per te questa città?
Come dicevo prima, ogni volta che torno ad Ancona e vedo il Monte Conero mi emoziono. Ancona è anche questo ospedale, dove ha lavorato mio padre e dove io ancora oggi faccio del mio meglio. Se dovessi consigliare a un turista un luogo imperdibile, citerei sicuramente il Duomo di San Ciriaco. Ho tanti ricordi legati a quel posto, soprattutto le vecchie foto in cui ero seduto sui celebri leoni. Per quanto riguarda il cibo, amo cucinare, una passione di famiglia che ho ereditato dalle mie origini emiliane. Se dovessi scegliere uno dei miei piatti anconetani preferiti, direi i Vincisgrassi, anche grazie a un sugo molto meno grasso rispetto al ragù bolognese delle lasagne. Amici di Bologna, non odiatemi (ride ndr). Adoro anche il VinciStocco, una preparazione che unisce Vincisgrassi e Stoccafisso all’Anconetana. Ogni volta che il Circolo Cacciatori di Ancona lo prepara, un amico me ne mette da parte una porzione.
Dopo averci detto cosa rappresenta Ancona per te, vuoi dirci cosa sei tu per la città di Ancona?
Non vorrei peccare di superbia. Sono una persona semplice e credo sia fondamentale essere sempre a disposizione dei miei pazienti e colleghi. Spero di rappresentare per Ancona un punto di riferimento in ambito sanitario, qualcuno che, con sincerità e umiltà, è sempre accanto alla comunità.
Vuoi lasciare un messaggio per gli anconetani e le anconetane di domani?
Alle Anconetane e agli Anconetani di domani, consiglio di mantenere vivi i valori di una volta, essere pronti a fare comunità e aiutarsi a vicenda, una qualità che, nella società individualista di oggi, si sta perdendo. Lo vediamo anche nell’aumento delle opposizioni alle donazioni. A chi vuole intraprendere la carriera medica, dico che è necessaria una grande passione: si tratta di una strada difficile, con orari impegnativi, ma se avete questa forza, mettiamoci assieme al servizio del prossimo.
Lettrici e lettori di Vivere Ancona, il nostro viaggio per ora termina qui. “L’Anconetano del Giorno” vi aspettiamo a fine mese con nuove interviste e nuove storie da raccontare!
Questa è un'intervista pubblicata il 15-05-2025 alle 10:30 sul giornale del 15 maggio 2025 - 1599 letture
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