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comunicato stampa

Sirolo: TAU Teatri Antichi Uniti, il 6 luglio in scena "FURENTES. Il poema della furia"

61' di lettura

Regione Marche, AMAT, MiC e 16 Comuni del territorio – Ancona, Ascoli Piceno, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Cupra Marittima, Falerone, Fano, Macerata, Matelica, Monte Rinaldo, Osimo, Pesaro, San Severino Marche, Senigallia, Sirolo, Urbisaglia – rinnovano l’appuntamento con il TAU/Teatri Antichi Uniti, rassegna regionale di teatro classico che in un dialogo aperto, tra passato e presente, tra beni e attività culturali, offre l’opportunità di fruire i luoghi di interesse archeologico per la spettacolarizzazione restituendoli a un ampio uso.

TAU Teatri Antichi Uniti è un prezioso scrigno che esalta le ricchezze archeologiche della regione e i contenuti di spettacolo, da ben 27 anni un fiore all’occhiello della scena nazionale. 29 appuntamenti in 16 incantevoli siti della regione per una proposta che spazia dalle migliori esperienze della scena nazionale ai lavori di talentuosi artisti Made in Marche.

Il 3 luglio all’Anfiteatro Romano di Urbisaglia Le Memorie di Adriano è un recital di Alessandro Preziosi, tratto dal celebre romanzo di Marguerite Yourcenar, restituito in un adattamento contemporaneo che ne esalta la potenza emotiva e la riflessione esistenziale grazie alla drammaturgia di Tommaso Mattei e alle musiche originali di Giacomo Vezzani. Sempre a Urbisaglia il 10 luglio Dip & Ember (Prometheus fight) di Ziya Azazi è un viaggio ancestrale nell’eterna lotta tra uomo e fuoco, partendo dal mito di Prometeo, un lavoro basato sul movimento di rotazione tipico della danza sufi attraverso cui l’artista con l’uso del fuoco intensifica la dualità tra gioia e dolore, vita e morte. Dall’11 al 13 luglio tre proposte all’Anfiteatro Romano di Castellone di Suasa in collaborazione con Collettivo CollegaMenti per Insuasa Festival. Si comincia (11 luglio) con Medea di Euripide, un grande classico proposto da Agape Teatro nell’adattamento e regia di Gabriele Furnari Falanga in scena con Diletta Masetti, Matteo Ciccioli, Giordano Agrusta, Agnese e Jacopo Tolla. Con un linguaggio circense e musicale il Collettivo VAN è in scena il 12 luglio con Odisseo Superstar, spettacolo nel quale la storia di Ulisse diventa la base per una commedia musicale fatta di voci e giochi sonori per spettatori e le spettatrici di ogni età. In una partitura per voce, azioni e suono basata sull’antico testo di Sofocle e sulle riscritture di Anouilh e di Brecht, Antigone concerto il 13 luglio vede in scena Elena Bucci e Marco Sgrosso, anime della compagnia Le Belle Bandiere, da anni fra le figure più interessanti e apprezzate della scena teatrale italiana. Prima dei tre spettacoli nella Domus dei Coiedii di Castelleone di Suasa Play [Domus] a cura di Collettivo Collegamenti, performance nella quale il partecipatore riceverà delle cuffie per immergersi nella dimensione privata delle stanze della casa. Enrico Galiano - definito da Massimo Gramellini “un professore stile Attimo fuggente” e “il prof che scrive bestseller”, protagonista di programmi di divulgazione di grande successo - giunge all’Anfiteatro Romano di Urbisaglia il 20 luglio con Sei un mito! Scopri chi sei attraverso i miti greci, una lezione-spettacolo ironica e coinvolgente con la collaborazione drammaturgica di Andrea Delfino che, attraverso il racconto di miti greci, accompagna il pubblico in un viaggio alla scoperta di sé. Roberto Mercadini - narratore, autore-attore, scrittore, poeta e divulgatore con un canale YouTube seguito da oltre 175.000 followers e un canale Instagram da oltre 55.000 - è in viaggio alle origini della filosofia il 21 luglio nei Giardini Scuole Spontini di Matelica e il 27 luglio all’Area Archeologica Santa Maria in Portuno di Corinaldo con Dobbiamo un gallo ad Asclepio. Roberto Latini il 22 luglio all’Anfiteatro Romano di Ancona offre al pubblico del TAU una rilettura contemporanea dell’Antigone di Anouilh che esplora il conflitto eterno tra legge e coscienza. La regia di Latini, anche interprete di Antigone, dirige una nutrita compagnia di attrici tra le quali Manuela Kustermann (Nutrice) in un dialogo tra ragione, giustizia, leggi umane e morali. Anfitrione, una delle commedie più celebri di Plauto, un’opera incredibilmente divertente ma anche una fonte preziosa e importante per il suo valore storico linguistico, giunge in scena il 24 luglio alla Corte Malatestiana di Fano e il 25 luglio al Teatro Romano di Falerone con l’interpretazione e la regia di un beniamino del pubblico come Emilio Solfrizzi, affiancato da una numerosa compagnia. Con Il canto di Ulisse il TAU percorre il 24 luglio al Chiostro di Sant’Agostino ad Ascoli Piceno un viaggio nel mondo di Ulisse per “entrare” nell’Odissea e nel suo immaginario, popolato da eroi, dei, creature magiche e suoni in compagnia di Flavio Albanese e del Quartetto vocale Faraualla con la regia di Marinella Anaclerio. L’ironia non ha confini e Tullio Solenghi la porta in dote come un maestro il 30 luglio ancora ad Ascoli Piceno con La risata nobile da Aristofane ad Achille Campanile un progetto di Sergio Maifredi e lo stesso Solenghi. Antigone e i suoi fratelli del regista Gabriele Vacis mette in scena il 31 luglio a Urbisaglia (Anfiteatro Romano) uno dei personaggi femminili più importanti della storia del teatro attraverso due tragedie, Fenicie di Euripide e Antigone di Sofocle con attrici e attori di Potenziali evocati multimediali. Il 1 agosto a Pesaro (Anfiteatro del Parco Miralfiore) Ascanio Celestini in forma di reading e con l’accompagnamento musicale di Gianluca Casadei restituisce Le nozze di Antigone, riscrittura della figura di Antigone, collocata tra l'epoca fascista e il dopoguerra, che oscilla tra mito e storia, tra realtà e immaginazione. Metamorfosi, tratto dal poema di Ovidio, a cura dei performer e musicisti Munedaiko con Nina Pons e la regia di Andrea Baracco, il 2 agosto ad Ancona (Anfiteatro Romano) e il 3 agosto a Monte Rinaldo (Area Archeologica La Cuma) propone una sorta di concerto di musica, corpo e parola capace di restituire la potenza visiva e sonora di cui il testo di Ovidio è ancora oggi sorprendentemente portatore. Ancora un appuntamento al Chiostro di Sant’Agostino ad Ascoli Piceno con Coppie mitiche, un affresco teatrale con Enrico Lo Verso diretto da Alessandra Pizzi che attraversa il tempo e lo spazio, un intreccio di parole, musica e danza che dà nuova vita alle grandi storie d’amore della mitologia.

La creatività marchigiana trova la sua valorizzazione in una serie di appuntamenti denominati Tau Made in Marche che offrono spunti e riflessioni di grande valore, incrociando percorsi con altre realtà che operano nel territorio, come

Associazione Culturale Nuova Linfa per Teatro al Parco Festival – Mnemosine, Collettivo Collegamenti per CollegaMenti Festival, Insuasa Festival e Radici Festival per spettacoli e conversazioni sui miti classici, i Teatri di San Severino diretti da Francesco Rapaccioni. L’articolato e lungo viaggio del TAU offre al pubblico occasioni di conoscere e apprezzare le lezioni-spettacolo a cura di Cesare Catà e gli spettacoli di Isabella Carloni, Proscenio Teatro, di Andrea Fazzini con Teatro Rebis e di Simone Amabili.

Il TAU si conferma anche occasione privilegiata per scoprire posti di antica bellezza. Ad arricchire la proposta per il pubblico, prima di molti spettacoli tornano gli AperiTAU, passeggiate di storia, visite guidate gratuite alle aree archeologiche e ad altri luoghi di grande interesse culturale, naturalistico e archeologico. Info www.amatmarche.net.


3.07 | Urbisaglia

Anfiteatro Romano

LE MEMORIE DI ADRIANO

da Marguerite Yourcenar

drammaturgia Tommaso Mattei

con Alessandro Preziosi

musiche originali dal vivo Giacomo Vezzani

Le Memorie di Adriano è un viaggio intimo e universale nel cuore dell’uomo di potere, del filosofo, del sognatore. La voce di Adriano, imperatore e poeta, rivive in una forma scenica essenziale e visionaria. Il recital, tratto dal celebre romanzo di Marguerite Yourcenar, è qui restituito in un adattamento contemporaneo che ne esalta la potenza emotiva e la riflessione esistenziale dell’originale, grazie alla nuova traduzione di Tommaso Mattei all’interpretazione di Alessandro Preziosi e alle musiche originali di Giacomo Vezzani.

Alessandro Preziosi, in un’interpretazione intensa e misurata, dà corpo e voce a un Adriano che ci parla attraverso i secoli. Non una figura lontana della classicità, ma un uomo immerso nelle grandi domande del vivere: la morte, il desiderio, la bellezza, la caducità del potere. Un uomo che cerca la verità di sé attraverso la parola, come fosse una confessione in atto.

Le musiche elettroniche dal vivo di Giacomo Vezzani creano un tessuto sonoro avvolgente, astratto e insieme profondamente emotivo. La partitura, modulata in tempo reale, accompagna la parola in una dimensione rarefatta e ipnotica, facendo vibrare lo spazio scenico come una cassa armonica del pensiero.

UNIVERSALITÀ E CONTEMPORANEITÀ

Questo Adriano è il nostro contemporaneo: uomo fragile e lucido, inquieto e pacificato, immerso in un presente che interroga il passato per immaginare un futuro possibile. Il messaggio del testo attraversa il tempo: un inno all’umanità, alla complessità del vivere, alla necessità di interrogarsi sulla propria responsabilità nel mondo.

La scena è nuda, dominata dalla presenza dell’attore e dalla forza evocativa del suono. Luci dinamiche e minimali guidano lo spettatore attraverso un flusso continuo, come onde di memoria che emergono e si ritirano. Il ritmo è meditativo, musicale, con momenti di intensa verticalità emotiva.

La collaborazione tra Tommaso Mattei, Alessandro Preziosi e Giacomo Vezzani nasce da un’affinità artistica consolidata in precedenti progetti, in particolare nei recital Il mio cuore è con Cesare e Le Idi di Marzo, entrambi incentrati su grandi figure della classicità e nello spettacolo Aspettando Re Lear, rilettura scenica del dramma shakespeariano. Questo nuovo lavoro rappresenta un ulteriore passo nel percorso condiviso, volto a restituire al pubblico testi profondi e immortali attraverso forme performative agili e contemporanee.


10.07 | Urbisaglia

Anfiteatro Romano

DIP & EMBER

(PROMETHEUS FIGHT)

due assoli di Ziya Azazi

Nella prima parte dello spettacolo, Azazi impiega le gonne come elemento essenziale e integrante della danza. Le gonne assumono ruoli molteplici, divenendo simboli mutevoli e ricchi di significato. Le loro forme in continuo cambiamento riflettono la fluidità e la versatilità della danza stessa. Non si tratta semplicemente di costumi, ma di un’estensione dell’identità artistica di Ziya Azazi. Le gonne diventano la sua compagna, il suo mantello, e il velo dietro il quale si cela e si rivela allo sguardo del pubblico. Questo dialogo corporeo e simbolico tra Azazi e le gonne dà vita a un’esperienza dinamica e visivamente affascinante.

Uno degli elementi chiave della sua performance è il moto rotatorio ripetuto: la rotazione. Essa assolve a una duplice funzione. Da un lato, accresce la consapevolezza fisica dell’artista, richiedendo un controllo preciso del corpo e del movimento; dall’altro, induce uno stato meditativo, in cui sia il danzatore sia lo spettatore possono trascendere il piano fisico per accedere a un livello di illuminazione e connessione spirituale.

Ember è un assolo che si concentra su una figura resa più saggia dal fuoco donato da Prometeo, che cerca di dare un senso alla propria esistenza illuminando, ma finisce per bruciarsi con quello stesso fuoco, nel corso di migliaia di anni. La nostra esistenza, che Rumi ha riassunto in tre parole: “Ero crudo, sono stato cotto, poi bruciato”, trova espressione nel linguaggio coreografico di Ziya Azazi attraverso la terminologia di DIP — ripetizione, vortice e struttura progressiva. In quest’opera, Azazi offre una performance straordinaria, sfruttando la magia del fuoco e della fiamma grazie a un originale impianto scenico e a un'ingegneria minimale. Il fuoco diviene metafora della luce cercata dall’anima: inizialmente acceso per portare chiarezza, finisce col diventare una trappola soffocante. La ricerca di significato si trasforma in lotta, poiché l’individuo si ritrova prigioniero dei limiti imposti dalla propria stessa esistenza.

La rotazione, fondamento dell’essere, occupa un ruolo centrale nel percorso artistico. Attraverso il vortice del movimento, l’artista tenta di comprendere e manifestare il proprio io autentico. Essa incarna al tempo stesso la ripetizione e l’intreccio di inizio e fine. Simboleggia lo sforzo incessante dell’artista per sopravvivere e dare un senso alla vita, illuminandone le sfumature più complesse. Tuttavia, in certi momenti, proprio questo sforzo sembra alimentare il fuoco che lo circonda, complicando ulteriormente il cammino verso la comprensione.

Ziya Azazi nasce ad Antiochia nel 1969. Laureato in Ingegneria mineraria alla Istanbul Technical University (ITU) si appassiona alla ginnastica. Danzatore stagista all'Istanbul City Theatres tra il 1990- 1994 crea le sue prime coreografie. Lavora in seguito con il Tanz Atelier Sebastian Prantl (TAW), Tanz Hotel e Willi Dorner tra il 1994 e il 1998. Dopo aver messo in scena il solo Unterwegs Tabula Rasa a Vienna nel 1999, niene premiato con una borsa di studio dalla Summer Dance Week Vienna (Dance Web) e nominato “The Most Outstanding Dancer of the Year in Austria” dal Ballet International Magazine. Inizia a esplorare la tradizionale danza sufi nel 1999. Coreografando questa danza secondo diverse interpretazioni, crea il primo solo Work in Progress I (2001), Work in Progress II (2003). In questi anni continua a lavorare con Vienna Volksoper, Theaterhaus, Stuttgart e il Grand Théâtre de Geneve. L’interesse per le danze tradizionali prosegue e integra la propria conoscenza di improvvisazione. Crea Dervish unendo i due solo Dervish in Progress (2004) e Azab (2005). In collaborazione con il musicista francese Serge Adam sviluppa il progetto Icons (2007). Mescolando le naturali caratteristiche del fuoco con la danza crea Ember (2010). L'interazione con il fuoco, gli studi sulla rotazione e le idee sul concetto di ciclicità preparano la strada al progetto Energy (2012). In Bolero (2014) integra le meravigliose ripetizioni della musica di Ravel con l'estetica della propria danza. Ha poi sviluppato questo progetto ulteriormente in Kismet (2018). Oltre ad avere portato avanti molti lavori come coreografo e danzatore, ha sempre dato grande importanza ai workshops. Attraverso le esperienze acquisite nel tempo, prova a guidare altre persone nell'espansione dei propri limiti e nella scoperta del potere che hanno dentro di loro attraverso un metodo brevettato intitolato DIP con cui gira il mondo.


11.07 | Castelleone di Suasa

Anfiteatro Romano

MEDEA

di Euripide

adattamento e regia Gabriele Furnari Falanga

con Diletta Masetti, Matteo Ciccioli, Giordano Agrusta

Gabriele Furnari Falanga, Agnese e Jacopo Tolla

creazione musicale Ramberto Ciammarughi

realizzazione sonora Francesco D’Oronzo

scenografia e costumi Francesca Filippini

assistente alla regia Alen Galante

produzione Agape Teatro - Povero Willy

PRE-SPETTACOLO, Domus dei Coiedii ore 19

PLAY [domus]

PERFORMANCE SONORA INTERATTIVA

a cura di Collettivo Collegamenti

in collaborazione con Collettivo CollegaMenti

per Insuasa Festival

In un piccolo paese del sud del Mediterraneo, su un’isola vulcanica e circondata dal mare, abita Medea. Madre, straniera e strega, la sua presenza è temuta dagli abitanti e dal sovrano, Creonte. Dopo essere stata tradita e abbandonata dal marito Giasone, Medea scopre che egli si appresta a sposare la figlia del re. Temendo le possibili conseguenze della sua rabbia, Creonte la condanna all’esilio insieme ai suoi figli. Intrappolata in una società dominata da tradizioni patriarcali, colpita dalla disperazione e dall’indifferenza di Giasone, Medea medita una tremenda vendetta: uccidere la giovane sposa con l’inganno. Così fingendosi rassegnata all’esilio e alle prossime nozze, manda i suoi figli a portare un dono prezioso alla sposina, un velo sottile. All’insaputa della fanciulla, quel velo, dopo averlo indossato, sprigiona un fuoco magico e velenoso che la farà morire fra dolori strazianti e con lei anche il padre, corso in suo aiuto. Ma la vendetta di Medea non si ferma, l’ultimo terribile atto che compie, è quello di uccidere i suoi figli, per colpire al cuore con dolore profondo Giasone. Poi salita sul carro del sole, vola via per trovare rifugio presso la casa di Egeo.

In PLAY [DOMUS] il partecipatore riceverà delle cuffie all’ingresso della Domus di epoca romana e verrà guidato ad immergersi nella dimensione privata delle stanze della casa. Voci che si susseguono, suoni e musiche evocano atmosfere di antica memoria, miti, leggende e frammenti di vite. Elementi biografici degli antichi abitanti che a poco a poco delineano una mappa di ricordi, di emozioni, di sonorità, di percorsi tracciati e che continuano a tracciarsi qui ed ora nella mente e nei corpi di chi attraversa la casa.


12.07 | Castelleone di Suasa

Anfiteatro Romano

ODISSEO SUPERSTAR

con Andrea Di Falco, Gabriele Manfredi

Andrea Pacelli, Gabriele Rametta, Pierantonio Savo Valente

regia Collettivo V.A.N.

scenografia Carlo Gilè

consulenza costumi Fabiana Amato

musiche Andrea Di Falco e Gabriele Rametta

consulenza drammaturgica Aureliano Delisi

disegno luci Antonio Curcio

produzione VAN Verso Altre Narrazioni

PRE-SPETTACOLO, Domus dei Coiedii ore 19

PLAY [domus]

PERFORMANCE SONORA INTERATTIVA

a cura di Collettivo Collegamenti

in collaborazione con Collettivo CollegaMenti

per Insuasa Festival

Con un linguaggio circense e musicale il Collettivo VAN continua la sua indagine sul classico, seguendo il solco di 2021: Odissea nello spiazzo, approdando alla vita di Ulisse che diventa il filo rosso che unisce diverse mitologie che lo coinvolgono. La finzione è un gioco dichiarato. Gli attori si travestono di volta in volta per evocare e diventare i vari personaggi della narrazione. Grazie a delle quinte nere e al loro movimento il pubblico potrà fare un viaggio insieme con i Musi e l'eroe da un posto all'altro, decorando la scena e viaggiando con la loro immaginazione. "È il maschio bianco meno speciale che il mondo ha mai visto un uomo comune è solo un mortale Lo chiamano Odisseo". La storia di Ulisse diventa la base per una commedia musicale fatta di voci e giochi sonori, dove la parola e il canto si uniscono per stimolare la fantasia degli spettatori e le spettatrici di ogni età. Cinque Musi presentano al pubblico la mitica storia di Ulisse. L'eroe omerico diventa il punto di vista privilegiato per raccontare, in modo ironico, scanzonato e poetico diverse storie della mitologia che lo vedono protagonista. Un uomo che voleva solo trovare una moglie si troverà coinvolto nelle più grandi mitologie, fino a ritagliarsi il suo ruolo da protagonista e diventare l'eroe furbo per eccellenza, “l'uomo dal multiforme ingegno”. Grazie a delle quinte nere e al loro movimento il pubblico potrà fare un viaggio insieme con i Musi e l'eroe da un posto all'altro, saltando da un mito all'altro in un meccanismo scenico con un ritmo narrativo crescente, post-moderno e dinamico.

In PLAY [DOMUS] il partecipatore riceverà delle cuffie all’ingresso della Domus di epoca romana e verrà guidato ad immergersi nella dimensione privata delle stanze della casa. Voci che si susseguono, suoni e musiche evocano atmosfere di antica memoria, miti, leggende e frammenti di vite. Elementi biografici degli antichi abitanti che a poco a poco delineano una mappa di ricordi, di emozioni, di sonorità, di percorsi tracciati e che continuano a tracciarsi qui ed ora nella mente e nei corpi di chi attraversa la casa.


13.07 | Castelleone di Suasa

Anfiteatro Romano

ANTIGONE

CONCERTO

elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci e Marco Sgrosso

collaborazione al progetto Nicoletta Fabbri

produzione Le belle bandiere

con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Comune di Russi

PRE-SPETTACOLO, Domus dei Coiedii ore 19

PLAY [DOMUS]

PERFORMANCE SONORA INTERATTIVA

a cura di Collettivo Collegamenti

in collaborazione con Collettivo CollegaMenti

per Insuasa Festival

Questa edizione – a cui si è ispirato lo spettacolo Antigone ovvero una strategia del rito prodotto con il Centro Teatrale Bresciano – viene affidata ai due protagonisti, Antigone e Creonte, che di volta in volta diventano anche cantori che danno voce a tutti gli altri personaggi: raccontano con rinnovato stupore l’antica storia della lotta tra due fratelli per la supremazia, della sepoltura di Eteocle traditore contro la legge del nuovo re Creonte per mano della sorella Antigone disobbediente in nome della pietà. Ritroviamo la dolce Ismene che vuole dissuadere l’irriducibile sorella dalla pericolosa azione contro lo stato, il fidanzato Emone che affronta con lucida passione il padre Creonte per difendere l’amata e le ragioni del popolo, le guardie impaurite e attonite, il saggio, furioso veggente Tiresia, il coro che osserva, discute, approva, disapprova. Anche senza saperlo, sono tutti in cerca della saggezza, la chiave dell’umana felicità. Registrazioni, musica elettronica e suono ai sensori si miscelano alle parole e sorreggono, provocano, contrastano le azioni, aiutando il salto verso una commistione contemporanea dei diversi codici linguistici della musica, del teatro e della danza. La lingua accoglie le suggestioni dei dialetti romagnoli e napoletani. Antigone è stata un vessillo di molti cambiamenti, lotte, nuove visioni, ribellioni ad un potere rigido e oppressivo. Ci pare che, in questo presente, questa storia sempre viva possa alludere anche alla necessità di interrogarsi su cosa siano le buone leggi, su quanto debbano abbracciare la complessità delle relazioni umane, su quanto sia importante fare tesoro delle tradizioni senza che diventino però una prigione, su come uno slancio coraggioso fino alla morte possa cancellare contrasti e inimicizie fino a portare un intero popolo ad una nuova e più ampia comprensione. Ritroviamo in Antigone un pensiero caro e desueto: nessuno può togliere la libertà di rinunciare a tutto, anche alla vita, per difendere un credo, un'idea, un’utopia. Il teatro garantisce la sopravvivenza di un rito collettivo attraverso il quale la comunità si ritrova a sentire e a pensare insieme, ad interrogarsi attraverso sollecitazioni non soltanto intellettuali o filosofiche, ma anche fisiche ed emotive: diventa così entusiasmante ritrovare queste parole come accadeva un tempo, in un luogo della natura, alla luce del tramonto, nel mutevole trascolorare dal giorno alla notte. La tessitura del suono avvolge e racconta, come se fossimo presenti alla veglia per Antigone, alla veglia per il corpo di Polinice e a quella per molti altri insepolti che chiedono di non essere dimenticati, alla veglia per una nostra antica identità che vuole essere ritrovata.

In PLAY[DOMUS] il partecipatore riceverà delle cuffie all’ingresso della Domus di epoca romana e verrà guidato ad immergersi nella dimensione privata delle stanze della casa. Voci che si susseguono, suoni e musiche evocano atmosfere di antica memoria, miti, leggende e frammenti di vite. Elementi biografici degli antichi abitanti che a poco a poco delineano una mappa di ricordi, di emozioni, di sonorità, di percorsi tracciati e che continuano a tracciarsi qui ed ora nella mente e nei corpi di chi attraversa la casa.


20.07 | Urbisaglia

Anfiteatro Romano

SEI UN MITO!

SCOPRI CHI SEI

ATTRAVERSO I MITI GRECI

di e con Enrico Galiano

collaborazione drammaturgica Andrea Delfino

produzione Retropalco

si ringrazia Elastica srl

Enrico Galiano porta a teatro il suo nuovo progetto Sei un mito! Scopri chi sei attraverso i miti greci. Una lezione-spettacolo ironica e coinvolgente che, attraverso il racconto di miti greci, accompagna il pubblico in un viaggio alla scoperta di sé.

“Immagina di essere trasportato in un mondo antico, dove dèi, eroi e creature fantastiche popolano le storie che hanno plasmato la nostra cultura. Ora immagina che queste storie non siano solo racconti lontani nel tempo, ma strumenti potenti per scoprire chi sei veramente”.

In Sei un mito!, Enrico Galiano, scrittore e insegnante di successo, conduce attraverso un racconto appassionante dei miti greci più famosi e di quelli meno conosciuti. Ogni mito diventa una finestra sul passato che ci permette di comprendere meglio il nostro presente. Il cuore dello spettacolo è il concetto del Dàimon platonico, il demone interiore che guida il nostro destino. Questo Dàimon non è un’entità maligna, ma una forza interiore che ci spinge verso la realizzazione del nostro vero potenziale. Attraverso queste storie, Galiano esplora il tema del talento e della vocazione, invitandoci a riflettere sulla ricerca del nostro posto nel mondo. I miti diventano metafore potenti che ci aiutano a riconoscere i nostri doni unici e le nostre aspirazioni più profonde. Ma non si tratta solo di introspezione. Sei un mito! è anche un invito a sognare e ad avere il coraggio di inseguire ciò che desideriamo veramente. Con il suo stile unico e accattivante, Enrico Galiano intreccia ironia e saggezza in un ritmo incalzante che cattura e coinvolge il pubblico. Sei un mito! è un’esperienza teatrale che emoziona, diverte e ispira, portando in scena la straordinaria capacità dei miti di parlare direttamente alla nostra anima e di guidarci verso una vita più autentica e significativa.

La lezione-spettacolo è realizzata con la collaborazione alla drammaturgia di Andrea Delfino, autore web, teatro e televisione del gruppo comico Contenuti Zero (292k su IG).

Definito da Massimo Gramellini “un professore stile Attimo fuggente” e “il prof che scrive bestseller”, ENRICO GALIANO è insegnante in una scuola di provincia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che riempiono le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it e nel 2020 nella classifica dei 10 insegnanti più influenti d’Italia dal Sole 24 ore. È stato uno dei volti del seguitissimo programma di divulgazione di RaiGulp La banda dei Fuoriclasse. Il suo romanzo d’esordio, Eppure cadiamo felici (Garzanti), tradotto in tutta Europa, è stato il libro rivelazione del 2017 e ha vinto il Premio internazionale Città di Como come migliore opera prima e il Premio cultura mediterranea.

Dopo quello sono arrivati una decina fra romanzi e saggi, con cui Galiano ha superato le 600 mila copie vendute. Premio Bancarellino 2023 per La Società Segreta dei Salvaparole (Salani), Galiano ha anche scritto per il cinema e nel 2024 ha vinto il Nastro d’argento al Miglior Soggetto per il film Il Punto di Rugiada, diretto da Marco Risi. Dal 2021 porta in teatro in tutta Italia le sue lezioni spettacolo, fra divulgazione, ironia e riflessioni sul mondo della scuola: più di 100 date che hanno anche offerto il sostegno a Still I Rise, una onlus che costruisce scuole nei luoghi più difficili del pianeta. Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti».

21.07 | Matelica

Giardini Scuole Spontini

27.07 | Corinaldo

Area Archeologica Santa Maria in Portuno

DOBBIAMO UN GALLO

AD ASCLEPIO

MONOLOGO SULL’ORIGINE

DELLA FILOSOFIA

di e con Roberto Mercadini

L’origine della filosofia è stata, assieme, anche l’origine della logica, della matematica, della geometria, dell’astronomia, delle scienze in genere.

Queste cose sono cresciute, per molto tempo, come un corpo compatto, un tronco unico. L’albero è ormai immenso, con ramificazioni a miriadi.

Ma torniamo, per una volta, indietro: al germogliare della pianta. Ragioniamo sul cominciare della ragione. Gettiamo luce sull’origine della luce. Guardiamo. Cosa si vede? Molta follia, certo. E molto buio.

Perché uno dei principali documenti al riguardo (e il più ampio) è un testo frammentario, inattendibile, involontariamente esilarante: “Le vite dei filosofi” di Diogene Laerzio (III secolo d.C.).

Se non lo conoscete, vale la pena farci un giro dentro. Ma, a dirla tutta, farci un giro vale la pena anche se lo conoscete a menadito: siamo all’oscura origine della luce; alla folle alba della ragione; all’unica fonte delle infinite diramazioni; al comico, vertiginoso elevarsi dello spirito umano.

ROBERTO MERCADINI

Racconto storie (che contengono storie (che contengono altre storie)). A volte sopra un palcoscenico. A volte in video. A volte dentro un libro.

(Cesena, 1978), narratore, autore-attore, scrittore, poeta e divulgatore, con oltre 100 date all’anno si esibisce in tutta Italia con i suoi monologhi che spaziano dalla Bibbia ebraica all’origine della filosofia, dall’evoluzionismo alla felicità, dai grandi interpreti della letteratura ai temi sociali (bullismo, ambiente ed ecologia).

Nel 2018 esce Storia perfetta dell’errore edito da Rizzoli, il suo primo romanzo. Nel 2019 il Teatro Stabile d’Abruzzo (con direzione artistica di Simone Cristicchi) produce il suo spettacolo teatrale Vita di Leonardo con la regia di Alessandro Maggi e testi dello stesso Mercadini. Nel 2020 esce, sempre per Rizzoli, Bomba atomica, eletto come il Miglior Libro del 2020 dal concorso indetto da “Robinson” (inserto culturale di “la Repubblica”) con giuria composta da lettori ‘forti’ di tutta Italia. Nel 2022 esce il libro L'Ingegno e le tenebre: Leonardo e Michelangelo. Due geni rivali nel cuore oscuro del Rinascimento, sempre edito da Rizzoli.

Nel 2023 esce invece La donna che rise di Dio e altre storie della Bibbia, sempre per Rizzoli editore.

Da gennaio 2023 è ospite della trasmissione Splendida cornice condotta da Geppi Cucciari in onda su Rai 3 in prima serata in qualità di ‘divulgatore’. Attivo in rete, ha un canale canale YouTube seguito da oltre 175.000 followers e un canale Instagram da oltre 55.000.


22.07 | Ancona

Anfiteatro Romano

ANTIGONE

di Jean Anouilh

adattamento Roberto Latini

interpreti Silvia Battaglio, Ilaria Drago

Manuela Kustermann, Roberto Latini, Francesca Mazza

regia Roberto Latini

scene Gregorio Zurla

costumi Gianluca Sbicca

musica e suono Gianluca Misiti

luci e direzione tecnica Max Mugnai

in collaborazione con Bàste Sartoria

produzione La Fabbrica dell'Attore Teatro Vascello - Teatro di Roma Teatro Nazionale

Antigone è nel destino del Teatro di ogni tempo. È uno dei modelli archetipici che ci accompagnano a prescindere dalla nostra storia, cultura, religione, visione. È filosofia scesa intorno a noi, che ci cammina accanto, che ci chiede, che ci ascolta. È una delle prove del nostro essere umani, una di quelle poche che abbiamo scelto di portarci attraverso i secoli, per affermarci e riconoscerci.

Per consolarci, promettendo a noi stessi di averne cura.

L’abbiamo evocata, immaginata, misurata al nostro poco. L’abbiamo trattenuta, pregata, liberata nel cuore.

L’abbiamo raccontata, ogni volta che abbiamo potuto. L’abbiamo riscritta con le parole nuove che abbiamo imparato vivendo, morendo nel quotidiano fallire, sapendo che ogni variazione è già Teatro.

Come quando lo spettacolo incontra un altro palcoscenico oltre quello del debutto, la misura, l’accordo, la messa in voce di suoni e corpi, si conclamano dallo spazio successivo a quello della prima.

Le parole sono in movimento, avanti e indietro e intorno al punto di percezione di quando siamo spettatori.

Come quando lo spettacolo incontra un’altra platea oltre quella del debutto.

Il dono che portiamo è una promessa e quella di Anouilh è un’Antigone che ci parla da così vicino che quasi quasi potremmo abbracciarla.

La sentiamo dire di noi in tutte le lingue, e capiamo tutto, ogni sfumatura, silenzio, respiro.

Di Antigone, Anouilh, non ha riscritto le parole, ha scritto la voce.

Antigone o della disputa della ragione, delle ragioni.

Di quelle trasversali, dimesse dall’identità individuale a favore di un corpo-coro che le comprenda tutte.

Oltre l’appartenenza, l’anagrafica, il genere, sono parole che vengono da noi stessi: le ascoltiamo nella nostra stessa voce: siamo Antigone e Creonte insieme, o lo siamo già stati più volte, di più in certe fasi della vita e meno in altre e viceversa o in alternanza.

Le leggi devono regolare il vivere o la vita dovrebbe regolare le leggi che regolano la vita? Uno di fronte all’altro, a farsi carico di una ragione giusta, di una giustizia, o di un’altra giustizia, incontriamo noi di fronte a noi, a scegliere le domande da infilare nelle tasche del tempo, dell’età, della speranza; ad aspettare le risposte che il tempo, guardandoci, sceglierà di farci dire.

Penso a questo testo come a un soliloquio a più voci. Una confessione intima e segreta, nella verità vera, scomoda, incapace, parziale, che ci dice che la nostalgia del vivere è precedente a tutti noi, perché sappiamo da sempre che quel corpo insepolto siamo noi mentre siamo ancora vivi.

Anche per questo, ho distribuito i ruoli in due modalità diverse e complementari.

Alcuni personaggi corrispondono a se stessi, altri al proprio riflesso.

Antigone e Creonte, come di fronte a uno specchio: chi è Antigone è il riflesso di Creonte e chi è Creonte è il riflesso di Antigone.

A Teatro parliamo sempre di questo: Essere uomini o essere umani.

Roberto Latini


24.07 | Fano

Corte Malatestiana

25.07 | Falerone

Teatro Romano

ANFITRIONE

di Plauto

interpretato e diretto da Emilio Solfrizzi

con Simone Colombari, Sergio Basile, Rosario Coppolino

e con Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Beatrice Coppolino

scene Fabiana Di Marco

luci Mirko Oteri

costumi Alessandra Benaduce

produzione Compagnia Moliere

Anfitrione è una delle commedie più celebri di Plauto.

La trama ruota attorno a un soldato di nome Anfitrione e al suo servo Sosia, che tornano a casa dopo una lunga campagna militare. Tuttavia Giove, affascinato dalla bella moglie di Anfitrione, Alcmena, decide di assumerne l’aspetto per conquistarla. Nel frattempo il vero Anfitrione ignaro, si scontra con Sosia e si sviluppano una serie di equivoci, situazioni buffe e colpi di scena. Inganni che creano una girandola di situazioni esilaranti in cui i personaggi si confondono sulla vera identità di chi hanno di fronte offrendo al pubblico uno spettacolo spassoso e leggero. Un’opera incredibilmente divertente ma anche una fonte preziosa e importante per il suo valore storico linguistico che può essere usata come lente attraverso cui analizzare e commentare la contemporaneità.

Insomma, un Plauto modernissimo: quante volte pensiamo di aver di fronte qualcuno ed invece abbiamo di fronte qualcun altro sbagliando le nostre valutazioni? O viceversa: quanto spesso non siamo all’altezza dei ruoli che gli altri ci danno?

Questo ormai accade tanto nella vita vera, quella di tutti i giorni, quanto (se non soprattutto) in quella digitale, quella dei social.


24.07 | Ascoli Piceno

Chiostro di Sant’Agostino

IL CANTO DI ULISSE

DA L’ODISSEA DI OMERO

con Flavio Albanese e Quartetto vocale Faraualla

regia Marinella Anaclerio

disegno luci Ettore Bianco

video Pino Pipoli, Giuseppe Magrone

produzione Compagnia del Sole

«Andiamo a fare un viaggio nella terra dei Giganti? Volete imparare dalla Maga Circe gli ingredienti per fare la pozione magica che trasforma gli uomini in animali? Sapete come si chiama l’indovino cieco che prevede il futuro? Sapete dove possiamo trovare Tiresia? Avete mai sentito il famoso canto delle Sirene? Lo vorreste sentire? Sapete quanti piedi ha il drago Scilla? Dodici! E quante teste? Sei!!!».

Flavio Albanese inizia così il suo viaggio nel mondo di Ulisse, invitando gli spettatori ad "entrare" nell'Odissea e nel suo immaginario, popolato da Eroi, Dei, creature magiche e suoni. Protagonista dello spettacolo è la parola in prosa e in versi che alternata ai canti suggestivi del quartetto vocale Faraualla, che da anni si impegna nella ricerca della musica etnica e dell'uso della voce come "strumento", darà vita e corpo al nostro viaggio nel mito. Alterneremo dunque la tecnica di narrazione ad alcuni dei più famosi versi dell’odissea in un continuo gioco di ritmi e di canti capaci di spostare l’attenzione del pubblico dal passato al presente in un vortice che ci permetterà di incontrare Atena, Polifemo, Circe, Scilla e Cariddi, Tiresia... fino alla morte di Antinoo e risvegliarci in platea con la sensazione di aver parlato con Ulisse in persona.


30.07 | Ascoli Piceno

Chiostro di Sant’Agostino

LA RISATA NOBILE

DA ARISTOFANE

AD ACHILLE CAMPANILE

un progetto di Sergio Maifredi e Tullio Solenghi

con Tullio Solenghi

produzione Teatro Pubblico Ligure

La risata è una rivoluzione senza effetti collaterali.

Ce n’è sempre bisogno: salva la vita. Ma il suo potere eversivo l’ha sempre resa ostica ai potenti. Sarà per questo che la letteratura comica è sempre stata una Cenerentola.

Tullio Solenghi con La risata nobile vuole restituirle la legittimità che merita e renderla principessa.

Il viaggio è lungo, comincia dalla notte dei tempi. Ma tanti hanno messo su carta la risata che rende liberi: da Aristofane a Marziale e Catullo, passando per Cecco Angiolieri, fino ad arrivare a Campanile, Flaiano, Metz, Umberto Eco e poi a Benni, Gino e Michele, Umberto Simonetta, Vaime, Paolo Villaggio.

Tante penne e tanti guizzi di intelligenza indomabili.

Sulla scomparsa della “Commedia” di Aristotele, Umberto Eco ha concepito un best seller some Il nome della rosa, dove un frate è disposto a uccidere pur di evitare che si diffonda il potere incontrollabile della risata, da lui ritenuto diabolico. L’ironia non ha confini e Tullio Solenghi la porta in dote come un maestro.


31.07 | Urbisaglia

Anfiteatro Romano

ANTIGONE

E I SUOI FRATELLI

con attrici e attori di Potenziali evocati multimediali

regia Gabriele Vacis

scenofonia Roberto Tarasco

cori a cura di Enrica Rebaudo

produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

in collaborazione con PoEM Impresa Sociale

con il supporto di ArtistiAssociati – Centro di produzione teatrale

distribuito da CMC Nidodiragno

Antigone e i suoi fratelli mette in scena uno dei personaggi femminili più importanti della storia del teatro attraverso due tragedie: Fenicie di Euripide e Antigone di Sofocle, perché conoscendo gli antefatti è possibile comprendere meglio le scelte di Antigone. Poi ci sono le risposte degli attori ad alcune domande che il testo ci

ha posto: Avete qualcosa per cui vale la pena vivere? Avete qualcosa per cui vale la pena morire? Quando avete compiuto azioni eccessive? Quando avete avuto paura per qualcuno? Quando è stato troppo tardi?

Antigone nel corso dei secoli, dei millenni, è stata il simbolo della rivoluzione ma anche della conservazione più oscurantista. Negli ultimi anni, per esempio, era di moda prendere le parti di Creonte: Antigone potrebbe essere

la sorella di un capomafia che pretende funerali con fuochi d’artificio per il fratello assassinato e Creonte il giudice che nega l’autorizzazione.

All’epoca dei tragici, nel quinto secolo avanti Cristo, in Grecia, stavano inventando la democrazia. Ed Antigone potrebbe essere l’erede di un’aristocrazia che difende antichi privilegi di fronte al nuovo che avanza.

È comprensibile che gli anni appena passati chiedessero legalità dopo decenni di leggi “ad personam”, che facessero il tifo per la ragion di Stato, che è Creonte. Per contro, quando io avevo l’età dei ragazzi che sono in scena nello spettacolo, ribellarsi era giusto! Com’era giusto per i genitori della mia generazione, che andavano in montagna a fare i partigiani quand’erano ancora adolescenti.

Argomenti che coinvolgono l'umanità nel ventunesimo secolo come nel IV secolo a.C. Cristo, fino alle domande fondamentali a cui costringono settant'anni di pace in Europa: c'è qualcosa per cui saremmo disposti a morire? E, di conseguenza: per cosa vale la pena vivere? Sono questo i classici, comprendono la cosa e il suo contrario, contengono i paradossi, sono specchi che riflettono gli sguardi di un’epoca.

Note di Gabriele Vacis


1.08 | Pesaro

Anfiteatro del Parco Miralfiore

LE NOZZE DI ANTIGONE

reading di e con Ascanio Celestini

e con Gianluca Casadei alla fisarmonica

Ascanio Celestini in forma di reading e con l’accompagnamento musicale di Gianluca Casadei presenta Le Nozze di Antigone, suo testo messo in scena da Veronica Cruciani quasi 20 anni fa. La riscrittura della figura di Antigone è collocata tra l'epoca fascista e il dopoguerra, oscillando piacevolmente tra ricordo e presente, tra mito e storia, tra realtà e immaginazione e ancora tra un mito classico e uno moderno.

La tragedia sofoclea e le stragi della resistenza si fondono nel racconto di Antigone, eroina tragica a cui Ascanio dà voce. Edipo, un anziano partigiano, e Laio, un gerarca fascista, ora sono simboli di una guerra fratricida che non solo è narrazione mitologica, ma anche memoria recente e terribilmente reale. Ed è Antigone la figura coraggiosa che intreccia i fili di queste due storie, che poi sono la stessa storia, senza tempo e di inspiegabile atrocità, come ogni guerra per mano dell’uomo.

Con quanti nomi posso chiamare la disgrazia?

Puoi dire sventura oppure disastro...

Con quanti nomi posso chiamare la disgrazia?

Puoi dire piaga oppure rovina…

Con quanti nomi posso chiamare la disgrazia?

La mia disgrazia è tanto grande che una parola sola non basta a contenerla tutta.


2.08 | Ancona

Anfiteatro Romano

3.08 | Monte Rinaldo

Area Archeologica La Cuma

METAMORFOSI

da Le Metamorfosi di Ovidio

performer, musicisti Munedaiko

Mugen Yahiro, Naomitsu Yahiro, Tokinari Yahiro

voce recitante Nina Pons

regia e adattamento Andrea Baracco

produzione Cardellino srl

C’è una parità essenziale tra tutto ciò che esiste,

contro ogni gerarchia di potere e di valori.

Ovidio

Le Metamorfosi di Ovidio, un testo classico di incredibile contemporaneità, è una grandiosa rappresentazione del carattere instabile, precario e illusorio della realtà; dove una definizione univoca, della natura, della vita, dell’uomo risulta essere non solo antistorica ma addirittura impossibile.

Il mondo, l’umano, va al di là della compattezza e dell’univocità, ma trova la sua essenza più profonda e specifica nell’ambiguo, nel non risolto, nell’ibrido, in definitiva nella complessità.

Ovidio, compone un canto senza interruzione delle favole antiche, dove le storie nascono l’una dall’altra, si intrecciano e riaffiorano velocissime. Una sorta di enciclopedia in movimento dei racconti più famosi dell’antichità. Dove, e risiede proprio qui il suo tratto universale che gli ha consentito di parlare lungo le epoche, si concentrano tutte le passioni e le infelicità che regnano nel mondo degli esseri umani.

Siamo convinti che le Metamorfosi siano in primo luogo un grande spettacolo, un poema di meraviglia e stupore.

Abbiamo quindi deciso di concentrare la nostra attenzione su alcune delle storie che più di altre ci appaiono emblematiche per temi e significati.

La prima, L’Origine, in cui si descrive, in una sintesi abbagliante, l’inizio, prima che ci fossero le “cose”, in cui la natura mostrava ovunque un volto uniforme, nient’altro che una massa senza forma e confusa, un peso inerte, in una parola il Caos. Gli opposti si scontrano, configgono fino a quando il Demiurgo decide di appianare questo conflitto, separando la terra dal cielo, le onde dalla terra, assegnano un posto a tutto ciò che esiste, “stringendole in lacci concorde di cose”. A poco a poco il mondo prende forma. L’universo si riempie di esseri viventi e per ultimo nasce l’uomo, “l’unico essere che ha lo sguardo rivolto al cielo e non alla terra”. E da qui inizia la storia dell’umanità, che quasi immediatamente però produce guerra e menzogna, tanto da spingere gli dèi a sterminare il genere umano attraverso un diluvio di pioggia e mare.

La seconda, l’amore di Apollo per Dafne, qui ci troviamo nell’universo dell’eros più incontrollabile che sfocia nella violenza. Apollo nella sua tracotanza offende Cupido, e ne viene ripagato con una freccia che lo fa innamorare della ninfa Dafne. Questa respinge il Dio e fugge inseguita; quando sta per essere raggiunta, grazie alle sue preghiere e per sottrarsi all’assalto violento di Apollo, viene trasformata in alloro. Ma il Dio folle d’amore e passione non si arrende, si getta sulla pianta avvolgendola in un abbraccio feroce. La corsa nei boschi di Dafne per sfuggire alla foga amorosa di Apollo è terribile e insieme straziante, spaventosa, tanto è prossima ad una delle troppe cronache odierne.

La terza, Fetonte, è sostanzialmente la storia di un clamoroso disastro aereo causato dal folle ardire del giovane che compie il volo. Fetonte, nonostante le raccomandazioni e i consigli del padre, il Sole, che lo esorta alla prudenza, a tenere una giusta via di mezzo, a non volare né troppo in alto né troppo in basso, decide di cavalcare il carro del padre sprezzante del pericolo che lo attende. Fetonte non vuole ascoltare, Fetonte si mette in pericolo, Fetonte non accetta raccomandazioni e parte; i cavalli corrono all’impazzata, senza freni, il giovane ne perde presto il controllo, il carro prende fuoco, si incendiano anche i suoi capelli. Fetonte precipita come una stella cadente e muore. Sulla sua tomba vengono incisi due versi: “Qui giace Fetonte, auriga nel carro del padre: / a reggerlo non è riuscito, ma è caduto in un grande progetto”.

Restituire scenicamente il poema di Ovidio è una sfida vertiginosa che in primo luogo pretende la scelta di una lingua teatrale e performativa che consenta di raccontare questo mondo pirotecnico, cinetico, che fa della trasformazione, è forse più giusto dire della trasfigurazione, la sua prima e fondante ragione d’essere. Proprio per questo si è ritenuto opportuno e necessario, al fine di non perdere o eludere la complessità delle tematiche e della lingua del poema, costruire una sorta di concerto di musica, corpo e parola che possa restituire la potenza visiva e sonora di cui il testo di Ovidio è ancora oggi sorprendentemente portatore.

Danzatori, musicisti e voce recitante avranno il compito di condurre lo spettatore in quei luoghi di transizione e di visionarietà descritti nelle precedenti righe.

La scelta di coinvolgere nel progetto Metamorfosi, un regista come Andrea Baracco, che fonda parte del suo percorso di studio e lavoro sulla riproposizione dei classici nel contemporaneo; dei Munedaiko, un ensemble che ha nelle percussioni l’origine della propria ricerca performativa e di una giovane attrice come Nina Pons, nasce proprio dall’esigenza di costituire una lingua teatrale che sia pertinente, specifica e originale.


8.08 | Ascoli Piceno

Chiostro di Sant’Agostino

COPPIE MITICHE

con Enrico Lo Verso

e un cast di performer in via di definizione

coreografie e movimento scenico Marilena Martina

regia Alessandra Pizzi

produzione Ergo Sum Produzioni

Coppie mitiche è un affresco teatrale che attraversa il tempo e lo spazio, un intreccio di parole, musica e danza che dà nuova vita alle grandi storie d’amore della mitologia. Ma non si tratta solo di raccontare il passato: questo spettacolo guarda al presente, per rivelare quanto quei miti antichi, carichi di simboli e passioni, parlino ancora di noi, delle nostre relazioni, dei nostri desideri e delle nostre fragilità.

Ogni episodio è dedicato a una coppia leggendaria: Orfeo ed Euridice, Ulisse e Penelope, Eros e Psiche, Apollo e Dafne... Attraverso una drammaturgia originale e una messa in scena ricca e dinamica, queste figure archetipiche si trasformano in specchi dell’umanità, raccontando il lutto e la nostalgia, la fiducia e l’identità

nelle relazioni, il consenso e l’autodeterminazione, la fedeltà e l’attesa, l’ambizione e la perdita.

Con la straordinaria forza interpretativa di Enrico Lo Verso, accompagnato da un ensemble di otto performer che riempiono la scena con voce e movimento. Lo spettacolo si costruisce come un mosaico: ogni episodio è autonomo ma parte di una drammaturgia più ampia, in cui il mito non viene semplicemente rappresentato, ma reinterpretato attraverso codici scenici attuali, capaci di restituirne l’urgenza e la profondità.

La scena si fa così spazio fluido, in cui linguaggi diversi convivono e si contaminano: il racconto prende forma nella parola recitata, si espande nel gesto coreografico, si amplifica nel suono. Questo dialogo tra discipline crea una narrazione stratificata, che non si limita a evocare le storie ma le fa accadere davanti agli occhi dello spettatore, rendendo visibili le tensioni, i conflitti, le trasformazioni che attraversano ogni relazione. Nei miti, il sentimento è spesso legato a metamorfosi fisiche, trasformazioni concrete e irreversibili: la danza restituisce questa dimensione viscerale incarnando i mutamenti con la plasticità del movimento. La musica crea immediatamente nuove atmosfere, accompagnando l’ensemble di artisti in scena e il pubblico alla scoperta di queste storie immortali.


TAU MADE IN MARCHE

20.06 | Cupra Marittima

Parco Archeologico Naturalistico Civita

CIRCE

L'ALTRA ODISSEA

di e con Isabella Carloni

e Francesco Savoretti percussioni mediterranee

produzione Rovine Circolari

in collaborazione con Associazione Culturale Nuova Linfa

per Teatro al Parco Festival – Mnemosine

Circe racconta, in forma di performance per canto, voce e percussioni l’altra faccia del mito della maga seducente che Ulisse incontra nel suo lungo viaggio di ritorno a casa, e offre, attraverso un percorso musicale e teatrale, un punto di vista imprevisto sul più maleodorante degli animali, il maiale.

Dramma e commedia, mito e tradizione contadina sono intrecciati in una performance tra il serio e l’ironico, che riattraversa uno dei miti fondativi della cultura mediterranea, svelandone aspetti nascosti. Intrecciando dentro un’unica trama aspetti tragici e grotteschi che scavano nel contemporaneo alla ricerca di nuovi sensi di convivenza, l’attrice offre anche emblematici pezzi del suo archivio teatrale a sostegno di una lettura parallela, imprevista e sibillina del famoso mito della dea-maga Circe, in una lettura tutta al femminile.

Che c’entra Circe con le Sirene? E il Mar Rosso con la tradizione contadina della pista? Perché la famosa seduttrice scelse proprio il maiale?

Lo spettacolo evocando Omero e Pavese, Ibsen e commedia popolare, suggerisce un’altra percezione della storia e del tempo e attraverso l’affabulazione e il gioco mimetico del teatro insinua nello spettatore il “dubbio” che la nostra “civiltà” abbia dimenticato, lungo la strada del progresso, la preziosa ricchezza della diversità e dell’”altro”.

Note di regia

Il mito non è una storia inventata, un sapere falso, è una conoscenza diversa, un altro modo di raccontare la storia. L'Odissea ci racconta che Circe, la maga seducente dalla lunga capigliatura e dalla voce suadente, riceve nel suo palazzo, tra le fiere selvagge, in un'isola fuori del tempo e dello spazio, i compagni di Ulisse e li inganna con i suoi incantesimi trasformandoli in porci.

Soccorso dagli Dei, Ulisse, potrà salvare i suoi compagni, godere dell’amore della maga e ottenere da lei anche l'aiuto per superare altre prove pericolose nel suo lungo viaggio.

Fin qui la versione del mito da parte di Omero nell’Odissea.

Ma, ad uno studio parallelo, la maga astuta e pericolosa che l’eroe incontra nel suo lungo viaggio di ritorno a Itaca, si rivela, in realtà, l’antica dea di una religione scomparsa, legata ai cicli della natura e della rinascita e celebrata nella sacralità del maiale.

E i suoi incantesimi, più che le malìe di una fattucchiera ricordano piuttosto quegli antichi culti della dea madre che celebravano, in tutta la natura, la potenza trasformatrice dell’amore.

Emerge così, tra le pieghe del mito, un sapere nascosto e dimenticato, che offre un punto di vista inaspettato sul più maleodorante degli animali e apre uno squarcio imprevisto sul senso della famosa trasformazione in maiale, alla quale Ulisse riuscì a sfuggire.


TAU MADE IN MARCHE

27.06 | Cupra Marittima

Parco Archeologico Naturalistico Civita

TROILO E CRESSIDA

con Stefano De Bernardin, Lorenzo Marziali

Stefano Tosoni ed Elena Cupidio

produzione Proscenio Teatro

in collaborazione con Associazione Culturale Nuova Linfa

per Teatro al Parco Festival – Mnemosine

Una delle opere meno rappresentate eppure tra le più interessanti di William Shakespeare, Troilo e Cressida rappresenta una sorta di unicum nella produzione del bardo: ne dramma, ne commedia, eppure comico fin quasi a sfiorare la parodia e drammatico al punto da culminare nella tragedia.

Troilo e Cressida è un'opera che parla di amore e di guerra, di Eros e di Thanatos, di come le pulsioni più antiche e profonde dell'animo umano siano sempre le stesse, forze propulsive potenti e in grado di generare, con le loro derive, mostri tanto terribili e terrorifici, quanto ridicoli e grotteschi.

Troilo e Cressida non sono Romeo e Giulietta e non potranno mai esserlo, la loro non è una storia di amore ardente, irrazionale e devastante, è semplicemente una vicenda privata incastonata nel mito, nella grande storia universale e sempiterna del genere umano, permeata di passioni e conflitti, di gesta eroiche e di vili codardie, di sordide macchinazioni politiche e di istinti impulsivi ed animaleschi.

Troilo e Cressida, inoltre, sono, in qualche modo, i veri protagonisti di una piccola chicca letteraria, Il Cavallo di Troia, romanzo del 1938 scritto dall'autore statunitense Christopher Morley e tradotto nel quarantuno niente di meno che da Cesare Pavese.

Il testo, a metà tra romanzo e sceneggiatura cinematografica, è il racconto, esilarante, ma delicatissimo, della guerra di Troia, vista e raccontata da un americano. E così, gli scontri tra eserciti vengono raccontati e analizzati come partite di calcio o di football americano, Radio Ilio diffonde notiziari e bollettini, ma anche l'ultimo splendido singolo di successo dei Myrmidon Boys, i grandi eroi dell'antichità si ritrovano la sera nei club notturni di Lido Sarpedoni a sorseggiare drink e svagarsi un po'.

In questa Troia sospesa nel tempo, la penna irriverente e sagace di Morley ci racconta una versione moderna del mito in cui, però, ancora una volta, la strana storia di amore tra Troilo e Cressida si interseca con le vicende che governano il destino di intere nazioni.

Da questo strano incontro, già evocato ed auspicato dallo stesso Pavese nelle sua prefazione al testo di Morley, nasce il nostro Troilo e Cressida, un pellegrinaggio tragicomico tra la modernità del mito e le magnifiche, orribili imperfezioni dell'animo umano.


TAU MADE IN MARCHE

4.07 | Cupra Marittima

Parco Archeologico Naturalistico Civita

ORFEO, LE SELKIES & MI NONNU

LEZIONE SPETTACOLO SU TRE STORIE

DAL FOLKLORE GRECO

CELTICO E MARCHIGIANO

un monologo di e con Cesare Catà

in collaborazione con Associazione Culturale Nuova Linfa

per Teatro al Parco Festival – Mnemosine

Orfeo, le Selkies & mi Nonnu è uno spettacolo che intreccia le narrazioni di tre storie mitologiche provenienti da tre bacini folklorici differenti: quello ellenico, quello celtico e quello marchigiano. Si snoda così un racconto che, attorno al tema del viaggio tra i morti, tocca il mito greco di Orfeo, la leggenda delle magiche fanciulle-foca delle isole dei mari del nord dette Selkie e una fiaba del focolare della tradizione fermano-maceratese narrata in versi. La lezione-spettacolo si svolge alternando letture sceniche e uno storytelling originale in cui si alternano approfondimenti filosofici e letterari e momenti di stand-up comedy.


TAU MADE IN MARCHE

6.07 | Sirolo

Parco della Repubblica

FURENTES

IL POEMA DELLA FURIA

con Isabella Carloni voce e concept

Francesco Savoretti percussioni mediterranee

Paolo Bragaglia elettronica

produzione Rovine Circolari

PRE-SPETTACOLO, ore 19 e 19.30

PLAY [project]

MITÌ LA SIRENA DEL CONERO

PERFORMANCE SONORA INTERATTIVA

a cura di Collettivo Collegamenti

in collaborazione con Collettivo CollegaMenti

per Radici Festival

Furentes è un concerto teatrale che riattraversa L’Eneide da un inedito punto di vista. Chi sono le donne infuriate dell’Eneide? Giunone, rivale di Venere Didone, la regina abbandonata; Amata, la madre di Lavinia o la furiosa Aletto? La resistenza al destino e al potere rende furiose o folli le protagoniste del poema. La parola poetica di Virgilio si intreccia alla musica elettronica e alle percussioni mediterranee generando un’intensa esplorazione sonora e vocale per raccontare il punto di vista femminile del mito.

In PLAY [project] - Mitì La Sirena del Conero ogni luogo è percepito, vissuto e ascoltato da un team artistico che crea ad hoc a partire dallo spazio, dei contenuti audio: parole, suoni, rumori, musiche. Una passeggiata per immergersi in atmosfere, comporre i tasselli di una storia, dialogare con la percezione visiva e permettere di rivivere uno spazio in modo creativo, di costruire un percorso che diventa soggettivo a seconda di chi lo realizza in quel momento.


TAU MADE IN MARCHE

9.07 | Macerata

Cortile di Palazzo Buonaccorsi

MINOTAURUS

BALLATA PER MOSTRO SOLO

scrittura di scena e regia Andrea Fazzini

con Andrea Pierdicca

musica originale Giuseppe Franchellucci

produzione Teatro Rebis

in collaborazione con Festival Macerata Racconta

Università degli studi di Macerata, ERDIS Marche

Regione Marche – Assessorato alla Cultura

Minotaurus è un melologo per voce e violoncello, tratto dall'omonima ballata di Friedrich Dürrenmatt, che rovescia il mito del Minotauro adottando il punto di vista del mostro, del diverso, dell'inconcepibile.

Un tema ricorrente negli scritti, ma anche nell’opera visiva dello scrittore svizzero, a cui fin da bambino il padre raccontava i miti al posto delle fiabe, influenzandone il modo di percepire e decifrare il mondo.

Il testo è stato rielaborato, sfrondandone le circonvoluzioni letterarie, per concentrarsi sugli aspetti ritmici, rituali e introspettivi, trasformando un racconto extradiegetico in un monologo proteiforme, a tratti struggente soliloquio, a tratti epica e ironica narrazione, a tratti ululato cosmico.

La polifonia vocale di Andrea Pierdicca è stata orchestrata da Andrea Fazzini in modo da perlustrare il labirinto interiore del Minotauro - né uomo né bestia né dio, innocente e colpevole - una danza della coscienza, còlta dall'origine prismatica al sublime spirare.

Il violoncello di Giuseppe Franchellucci scava nel fiume del non-detto del testo, danza col mostro tra sonorità ancestrali e distorsioni di rivalsa, dando corpo ai doppi aleggianti tra le parole di Dürrenmatt.


TAU MADE IN MARCHE

15.07 | Senigallia

Area Archeologica La Fenice

L'ONORE E LA STORIA

LEZIONE SPETTACOLO SUL GIULIO CESARE

E L'ARTE DELLA RETORICA

di e con Cesare Catà

produzione Associazione Lagrù

in collaborazione con Collettivo CollegaMenti

per CollegaMenti Festival

Il copione shakespeariano del Giulio Cesare diventa, in questa lezione-spettacolo, il veicolo per un percorso alla scoperta dell'arte della retorica, e come le parole posseggano un potere in grado di mutare e determinare i grandi eventi della storia


TAU MADE IN MARCHE

16.07 | Osimo

Area Archeologica di Monte Torto

GORGÒN

MEDUSA E IL LATO

OSCURO DEL FEMMINILE

SUITE MUSICALE PER PELLI

CORDE E GELIDI SPECCHI

voce e scrittura scenica Isabella Carloni

percussioni Francesco Savoretti

contrabbasso Caterina Palazzi

produzione Rovine Circolari

Una suite sonora attorno alla figura terribile di Medusa, la Gorgone mortale decapitata da Perseo, che propone uno sguardo ironico sul lato nero del femminile tra orrore e meraviglia. La musica allenta le maglie del mostruoso: il mito si fa leggero e vola come Perseo, coi suoi sandali alati per sbirciare Medusa allo specchio, per cercare di scoprire ciò che non ci è concesso sapere, per rifletterne il mistero e il senso nascosto. Non è una favola! È reale il brivido che accappona la pelle!! È la paura di un antico tabù. Ma attenzione che è rischioso ridere degli dei!

La scrittura scenica è di Isabella Carloni, performer e cantante: con lei sulla scena i musicisti e compositori Caterina Palazzi (contrabbasso) e Francesco Savoretti (percussioni ed elettronica). Dal dialogo delle diverse sonorità e peculiarità poetiche degli artisti nasce una drammaturgia sonora originale, attorno al tema del mostruoso. L’intreccio costante di suono e vocalità nella continua dinamica dell’accadimento scenico genera inattese atmosfere che parlano a un tempo alla nostra dimensione inconscia e ai nostri tempi difficili.

Note di regia

Cos’è che vuol nascondere alla vista l’orrorifico sguardo di Medusa? Un’attenta riflessione sul mito ci svela che spesso, dietro gli aspetti orribili e spaventosi del femminile, giace un rimosso, l’oblio di un tabù, la presa di distanza da un sapere misterioso e sfuggente al dominio del patriarcato apollineo, che già nella cultura greca si andava diffondendo

Affiora il ricordo di una dimensione altra e metamorfica che ci ha definitivamente separato dal nostro essere parte di un tutto vivente e che oggi paghiamo a caro prezzo. A un certo punto i capelli sono diventati serpenti e il desiderio è stato allontanato come peccaminoso e spaventoso. Possiamo liquidare le nostre paure negando quell’antica metamorfosi che ci rivela la natura dinamica del vivente o riderne come favola grottesca, oppure cercare la complessità dentro e fuori di noi.

Il tragitto che il linguaggio performativo e musicale ci consente è fatto di ascolto e di paziente cucitura di trame sonore, vocali, verbali, senza seguire un precostituito filo narrativo, ma solo tracce di una lingua dimenticata che conserviamo nelle parti più riposte di noi. È un intreccio sonoro quello che lascia affiorare i sensi nascosti del mito della gorgone mortale, un gioco musicale che sorprende gli stessi musicisti e il pubblico invitato al loro rito sonoro.


TAU MADE IN MARCHE

18.07 | Cupra Marittima

Parco Archeologico Naturalistico Civita

DIANA E LA TUDA

LUCI E OMBRE DELLA PERFEZIONE

da Luigi Pirandello

adattamento e regia Simone Amabili

in scena Associazione Culturale Nuova Linfa

Tommaso Paci, Margherita Sargo, Chiara Pallotti

Manuel Coccia, Daniele Attorresi, Rosanna Carota

Daniela Ripani, Roberta Libbinori, Silvia Crescenzi

coreografie Francesca Siragusa

corpo di ballo Francesca Siragusa, Aurora Biocca

Serena Biocca, Chiara Poli

voce dal vivo Daniela Ripani

in collaborazione con Associazione Culturale Nuova Linfa

per Teatro al Parco Festival – Mnemosine

Simone Amabili cura l’adattamento e la regia di una delle opere meno esplorate di Lugi Pirandello trasformando l’area archeologica cuprense nello studio del giovane Sirio Dossi, uno dei protagonisti dell’opera. Al centro della vicenda è proprio l’ossessione dell’artista nei confronti del suo nuovo lavoro, una statua della dea Diana. Per realizzarla ha scelto come modella una ragazza bellissima, Geltrude, anche detta la Tuda costretta a lunghissime sessioni di posa per assecondare la volontà del giovane scultore di raggiungere la perfezione della forma dell’opera d’arte. Quella di Sirio però è una vera e propria ossessione e come tale porterà soltanto a tragici epiloghi. In quest’opera, l’autore agrigentino rivela atto dopo atto il conflitto eterno tra vita e forma, giovinezza e vecchiaia, carne e marmo. Sirio, con questo lavoro, vuole a tutti i costi superare il suo Maestro, Nono Giuncano, rimasto deluso alla fine della sua carriera perché consapevole di aver sprecato la sua esistenza a scolpire statue perfette ma immobili e prive di vita arrivando solo in tarda età a capire che la perfezione è proprio lì che si nasconde: nella vita, nel fluire, nella carne e nel sangue, nel movimento. Tutto quello che il Teatro, la Danza e la Musica possono restituire.

L’adattamento di Amabili svela le luci e le ombre intorno al concetto di perfezione lasciando intendere come, anche se oggi non saranno più comuni le lunghe sessioni di posa per statue o ritratti, sono sicuramente attuali i ripetuti tentativi che si fanno per realizzare la foto perfetta da pubblicare sui propri profili social con gli immancabili filtri salvifici in grado di nascondere le tanto temute imperfezioni.

Anche in questo adattamento emerge chiaramente lo stile Nuova Linfa con la presenza di momenti danzati e cantanti. Ogni atto avrà una caratterizzazione musicale e coreografica differente proprio per evidenziare il crescendo di emozioni e passioni che raggiungeranno la massima potenza alla fine del dramma dove ogni luce sarà diventata ombra.


TAU MADE IN MARCHE

22.07 | Senigallia

Area Archeologica La Fenice

DA OVIDIO A ROMEO&JULIET

LEZIONE SPETTACOLO

SU SHAKESPEARE E L'ARS AMANDI

di e con Cesare Catà

produzione Associazione Lagrù

in collaborazione con Collettivo CollegaMenti

per CollegaMenti Festival

Un viaggio nel capolavoro shakespeariano, per scoprirne radici e significati tra filosofia e stand-up comedy, osservando come il concetto di corteggiamento si sia evoluto (o involuto) da Ovidio a Shakespeare, sino a noi.


TAU MADE IN MARCHE

28.07 | San Severino Marche

Parco Archeologico di Septempeda, Terme Romane

GUERRA E PACE

da Tucidide, Tacito, Čechov e altri

da un'idea di Francesco Rapaccioni

Associazione Sognalibro letture

BMAS360° accompagnamento musicale - DJ set

produzione Teatri di Sanseverino

in collaborazione con SABAP AP-FM-MC Soprintendenza Archeologia

Belle Arti e Paesaggio delle Marche per le Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata

Ministero della Cultura, Regione Marche, AMAT

ANAS, Unione Montana Potenza Esino Musone di San Severino Marche

Protezione Civile di San Severino Marche

Club Alpino Italiano sezione di San Severino Marche

Pro Loco di San Severino Marche, Comitato del Quartiere Settempeda

In un momento in cui la pace deve essere strenuamente ribadita come valore a cui fare riferimento e condizione essenziale del vivere civile, la riflessione su testi del passato che affrontano l’argomento partendo anche dall’ottica opposta, la guerra, ci pare necessario e utile. Il viaggio inizia con Tucidide, direttamente coinvolto nelle vicende narrate nella sua opera più famosa, La guerra del Peloponneso, dove esibisce una stupefacente competenza in tutte le materie tecniche e la definisce “il più grande sconvolgimento prodottosi nel mondo greco e in quello non greco: insomma per gran parte dell’umanità”. Si prosegue con altri grandi autori della classicità che hanno affrontato l’argomento, per arrivare a tempi più vicini e a Čechov che, con la sua “opera-mondo”, il cui titolo è stato preso in prestito per la serata, ha tratteggiato ogni possibile condizione umana sia dal punto di vista sociale che psicologico. Il tutto con la preoccupazione e lo scopo di fornire un’analisi che consenta di prevedere il verificarsi di simili situazioni e l’obiettivo di ogni cittadino, umanamente preoccupato e incalzato dalla necessità di pianificare giuste azioni, quelle volte a una pace stabile e condivisa.


TAU MADE IN MARCHE

9.08 | Osimo

Area Archeologica di Monte Torto

IL SILENZIO DELLE SIRENE

voce e scrittura scenica Isabella Carloni

e Paolo Bragaglia elettronica

produzione Rovine Circolari

La performance è frutto di una ricerca artistico-performativo intorno alle suggestioni di un enigmatico racconto di Kafka, dedicato alle Sirene.

Nel racconto il geniale autore praghese ipotizza che l’arma più pericolosa delle mitiche figure marine non sia stata il canto, ma il loro silenzio. È proprio con il loro tacere, ci suggerisce Kafka, che esse parlano all’eroe Ulisse di un sapere potente, che va oltre la parola, anche quella del canto: è la dimensione misteriosa e divina da cui l’umano sembra essersi allontanato per sempre per inseguire un progresso e una conoscenza che non accetta limiti.

L’intuizione kafkiana sembra alludere a un ridimensionamento della fiducia nel pensiero della tradizione occidentale, per mostrare le prime crepe dell’illuminismo.

Il racconto evoca infatti una dimensione antica, misteriosa del sapere, che Ulisse, eroe della conoscenza per antonomasia, sembra avere ormai completamente perduta.

Proprio attorno a quel nucleo misterioso si sviluppa la performance Il silenzio delle sirene, per indagare dentro quel silenzio, negli intervalli tra la parola e il canto e lasciar affiorare quella sapienza che abita ancora oggi attorno alla presenza vocale, alla lingua analogica della poesia, ai ritmi del verso.

Un sasso lanciato oltre lo struggimento di un mondo scomparso, alla ricerca di un dialogo perduto con l’acqua, con l’aria, di un nuovo rito sonoro che risvegli la nostra percezione disattenta e distratta da tanta sollecitazione visiva.

La performance celebra così non solo il mito potente delle sirene - gli uccelli marini che la paura ha trasformato in mostri - ma anche la necessità dell’esperienza estetica e creativa, come esperienza dei corpi e il ruolo dell’arte come un sapere diverso, profondo e giocoso, in cui la comunità può ritrovarsi, dimensione imprescindibile dell’umano nel suo legame con il mondo più vasto che lo accoglie.

La performance fa parte del progetto Humanity - l’umano visto dal non umano prodotto da Rovine Circolari.


BIGLIETTI

Ancona posto unico numerato 15 euro - 12 euro ridotto

Ascoli Piceno posto unico numerato 15 euro - 12 euro ridotto

Castelleone di Suasa settore A 12 euro - 10 euro ridotto under 18, over 65

settore B 10 euro - 8 euro ridotto under 18, over 65

carnet 3 spettacoli

settore A 30 euro – 24 euro ridotto under 18, over 65

settore B 24 euro – 20 euro ridotto under 18, over 65

Play [Domus] 4 euro

Corinaldo posto unico numerato 15 euro - 12 euro ridotto

Cupra Marittima posto unico 10 euro - gratuito under 12

Falerone posto unico numerato 15 euro - 12 euro ridotto

Fano settore A 25 euro – settore B 20 euro

Macerata posto unico 10 euro

Matelica posto unico numerato 15 euro - 12 euro ridotto

Monte Rinaldo posto unico numerato 15 euro - 12 euro ridotto

Osimo posto unico 10 euro

Pesaroposto unico numerato 15 euro

San Severino Marche ingresso gratuito

Senigallia posto unico 10 euro

Sirolo posto unico 10 euro - 6 euro ridotto under 12

Play [Project] 3 euro

Urbisaglia posto unico numerato 15 euro - 12 euro ridotto

Le memorie di Adriano 18 euro - 15 euro ridotto

RIDUZIONI

under 25, over 65 anni, convenzionati vari

INIZIO SPETTACOLI

21.30

Ancona, Macerata ore 21

Castelleone di Suasa, Cupra Marittima, Pesaro, Urbisaglia ore 21.15

Monte Rinaldo, Osimo ore 19

Castelleone di Suasa Play [Domus] ore 19

Sirolo Play [Project] ore 19 & ore 19.30

BIGLIETTERIE, INFORMAZIONI & PRENOTAZIONI

AMAT & biglietterie del circuito vivaticket

071 2072439 lunedì – venerdì 10 – 15

www.amatmarche.net

Ancona

Casa della musica 071 202588

dal lunedì al sabato 9 – 12.30 / 16 – 19.30

Biglietteria presso Anfiteatro Romano 338 2812334

il giorno di spettacolo dalle ore 19.30

Ascoli Piceno

Biglietteria del Teatro 0736 298770

lunedì – sabato 9.30 – 12.30 / 17 – 20

Biglietteria presso Chiostro di Sant’Agostino 334 6634432

il giorno di spettacolo dalle ore 20.30

Castelleone di Suasa

Biglietteria Anfiteatro Romano di Suasa 339 1717201 – 334 2076462

il giorno di spettacolo dalle ore 19

Corinaldo

Ufficio IAT 071 7978636

Biglietteria presso Area Archeologica 338 6230078

il giorno di spettacolo dalle ore 19

Cupra Marittima

prenotazione obbligatoria

al numero 328 8444634 (anche con messaggio whatsapp)

oppure scrivendo sui canali facebook o instagram dell’associazione Culturale Nuova Linfa

Falerone

Comune di Falerone 0734 710750

Biglietteria presso Teatro Romano 347 6467171

il giorno di spettacolo dalle ore 20

Fano

Biglietteria Teatro della Fortuna 0721 800750

dal mercoledì al sabato dalle ore 17.30 alle 19.30

il mercoledì e il sabato anche dalle ore 10.30 alle ore 12.30

nei giorni di spettacolo orario 10.30 – 12.30 e dalle 17.30

Macerata

Biglietteria dei Teatri 0733 230735

dal martedì al sabato

orario 10 – 13 e 16.30 – 19.30

Biglietteria presso Palazzo Buonaccorsi

il giorno di spettacolo da un’ora prima dell’inizio

Matelica

Pro Matelica 0737 685684 - 373 8683790 tutti i giorni orario 9.30 – 13 e 15 – 18.30

Biglietteria Teatro Piermarini 0737 85088 il giorno di spettacolo dalle 17.30 alle 19.30

Biglietteria presso Palazzo Ottoni il giorno di spettacolo dalle ore 20.15

Monte Rinaldo

Biglietteria presso Area Archeologica La Cuma 338 2812334

il giorno di spettacolo dalle ore 17

Osimo

Biglietteria Teatro La Nuova Fenice 071 9307050

il giorno precedente lo spettacolo dalle 17 alle 20

Biglietteria Area Archeologica di Montetorto

il giorno stesso dalle ore 18

Pesaro

Biglietteria Teatro Rossini 0721 387621

fino al 14 giugno da giovedì a sabato dalle 17 alle 19.30

Biglietteria Teatro Sperimentale 0721 387548

dal 25 giugno dal mercoledì al sabato dalle 17 alle 19

Biglietteria Parco Miralfiore

ingresso via Respighi 334 3193717

il giorno di spettacolo dalle ore 20

San Severino Marche

Pro Loco San Severino Marche 0733 638414

dal martedì alla domenica dalle 9 alle 12.30 e dalle 16 alle 19

Senigallia

Associazione Collegamenti 347 9237933 per prenotazioni

Biglietteria presso Area Archeologica

il giorno di spettacolo da un'ora prima dell’inizio

Sirolo

Parco della Repubblica 347 9237933

la sera di spettacolo dalle ore 18.30

Urbisaglia

Ufficio turistico Urbisaglia 0733 506566

dal giovedì alla domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19

Biglietteria Anfiteatro Romano

la sera di spettacolo dalle ore 19

in caso di maltempo l’organizzazione comunicherà un luogo alternativo

VENDITA ON LINE

www.vivaticket.com

L’acquisto online comporta un aggravio del costo in favore del gestore.



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Questo è un comunicato stampa pubblicato il 16-06-2025 alle 12:42 sul giornale del 17 giugno 2025 - 35 letture






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