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Saviano riempe l'aula magna di ingegneria “Ogni volta che vi informate cambiate il mondo”

4' di lettura Ancona 15/12/2017 - Si riempe l'aula magna di ingegneria dell'Università Politecnica delle Marche per l'Incontro con Roberto Saviano. Accorsi per il giornalista e scrittore, diventato celebre per libri come Gomorra, Zero Zero Zero e la sua ultima opera, presentata all'incontro, Il bacio feroce. All'incontro hanno partecipato studenti e professori, ma anche moltissimi cittadini, entusiasti di incontrare una delle più autorevoli voci del panorama letterario italiano.

Ad accompagnare Saviano e il Rettore Sauro Longhi due ragazze, cresciute in Italia, ma di nazionalità straniera, Aicha Firmino e Khadija Lafsihi. Lo ius soli, o come preferisce definirlo Saviano lo ius culurae, è stato un tema centrale di questo appuntamento, che ha toccato i temi d'attualità più cari all'autore. “Bisogna incontrarsi, trovare uno spazio per il confronto e la condivisione di idee”, spiega il Rettore Longhi, introducendo Saviano “Vorremo l'università uno spazio ancora più libero, per accogliere coloro che scappano da difficoltà insormontabili, per cercare più libertà per se e per i propri figli”. “Io sono di Loreto e incontrando una nostra studentessa che indossava il velo le ho chiesto da dove venisse, mi ha risposto “professore io sono di Loreto”, come possiamo ancora pensare che queste persone sono straniere?”.

Saviano ringrazia pubblicamente il Politecnico delle Marche per l'incontro: “L'università Italiana è un luogo di riflessione e formazione, non di selezione come all'estero. Forma intere generazioni, tra ci saranno i più bravi, i talenti che guideranno il paese. Lo ius culturae faciliterà far emergere questi talenti. Oggi in Italia a 800 mila minori sono negati i documenti”. Un tema fondamentale per lo scrittore, che vede la politica affrontarlo solo “lateralmente”. La risposta di condivide questa convinzioni secondo lo scrittore deve essere informarsi ed informare. “Spendere tempo nell'approfondimento, in un mondo in cui tutto ciò che non è immediatamente comprensibile viene etichettato come inutile. Ma la competenza richiede tempo. Dovete essere consapevoli del potere inconscio che le vostre orecchie e le vostre parole hanno quando si informano. Ogni volta che vi inforate state cambiando questo mondo”. Sottolinea il Rettore: “Fondamentale il tempo speso nella conoscenza, che poi è studiare”.

Poi le domande delle due ragazze vanno a sviscerare i temi trattati da Il bacio feroce, libro sulle gang di giovanissimi, i palazzini, giovani tra i 14 e i 18 anni, che gestiscono importanti piazze di spaccio di Napoli, con efficienza ed efferatezza. Nel ritratto esasperato della estrema condizione degli adolescenti camorristi si ritrovano i tratti comuni di una gioventù a cui è stato negato il futuro, la prospettiva, che vede nella criminalità l'unica strada per il raggiungimento del successo, ovvero il del denaro, unica cosa che conta. “I palazzini dicono se muori a 90 anni muori centenario, se muori a 20 muori leggendario. Prendere tutto e subito, giocarsi le proprie chances. Un modello non dissimile da quello dei Jihadisti, o della criminalità di Bruxelles o del Sud America. Un modello che viaggia su instagram, nato dallo stesso fenomeno: l'assenza di un progetto, l'impossibilità di un progetto. Di fronte a questo buio i ragazzi si giocano quei pochi anni che questa vita permette”.

Domande sempre profonde quelle delle due giovani intervistatrici, Aicha Firmino e Khadija Lafsihi, al noto scrittore. Entrambe cresciute in Italia, ma senza documenti di cittadinanza per motivi burocratici. Aicha venuta in Italia a solo un anno di età, non può ottenere la cittadinanza perchè non in possesso di un documento del suo Paese che attesti che nel suo primo anno di vita Aicha non abbia compiuto reati in Angola. Così anche a suo figlio, nato in Italia, è negata la cittadinanza fino ai 18 anni. Khadija nata in Marocco 20 anni fa ha compiuto l'intero percorso di studi in Italia, dove ora frequenta la facoltà di Scienze e tecnologie alimentari all'Università politecnica delle Marche. “Come facciamo a sentirci al 100% Italiane se proprio lo stato si rifiuta di riconoscerci come tali?” chiede Khadija “mi sembra assurdo dover combattere per un diritto. Se è un diritto perché è necessario combattere. Ma se è questo che ci è richiesto per diventare cittadini Italiani ci impegneremo in questa battaglia”.


di Filippo Alfieri
redazione@vivereancona.it







Questo è un articolo pubblicato il 15-12-2017 alle 11:39 sul giornale del 16 dicembre 2017 - 1245 letture

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