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Droga dal Pakistan, stroncata vasta organizzazione: arresti anche nell'Anconetano

I finanzieri del Gico del nucleo di polizia economico-ginanziaria di Ancona, coordinati dalla locale Direzione distrettuale antimafia, hanno concluso una vasta indagine internazionale in materia di traffico di stupefacenti, durata circa due anni, che ha portato all’arresto di 29 persone, tra cui i capi dell'organizzazione, che nella giornata di lunedì sono stati destinatari di un’ordinanza dicustodia cautelare in carcere emessa dal gip. La complessa attività investigativa ha riguardato una organizzazione criminale molto strutturata e ramificata sul territorio nazionale, composta prevalentemente da cittadini di origine pakistana e afghana, dedita al traffico di droga, in particolare eroina.
Gli indagati, servendosi della complicità di numerosi corrieri, nella maggior parte dei casi provenienti dalle loro zone di origine, hanno introdotto in Italia ingenti quantitativi di droga destinati al mercato marchigiano, in particolare delle province di Ancona e Macerata, e a quelli laziale, umbro, sardo e campano. I membri dell’organizzazione criminale, oltre che avere basi operative nelle suddette aree marchigiane, potevano contare pure sul supporto logistico di numerosi accoliti stanziati tra Roma, Terni e Napoli. Uno dei punti di riferimento del gruppo era l'Hotel House di Porto Recanati, che veniva utilizzato sia per lo stoccaggio dello stupefacente importato che per lo smercio sul territorio.
Le minuziose indagini, condotte dalle Fiamme Gialle doriche anche attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche hanno consentito di ricostruire e risalire all’intera organizzazione, nonché d’individuare i soggetti di più elevato spessore criminale, che ricoprivano incarichi apicali nella gestione del traffico transnazionale di sostanze stupefacenti.
Gli ingenti quantitativi di droga venivano introdotti dall’estero utilizzando diversificati sistemi di occultamento, come l’utilizzo di “ovulatori”; l’inserimento di doppifondi all’interno dei bagagli o l’utilizzo di speciali fasce addominali sulla persona. Veniva impiegato anche un innovativo modus operandi, consistente nell’occultare la droga prima disciolta e poi solidificata nel materiale di gomma piuma utilizzato quale imbottitura dei trolley usati dai corrieri per i loro viaggi dal Pakistan all’Italia oppure, come accertato nel corso di un’operazione di sequestro eseguita a Trieste, nella struttura rigida stessa della valigia, mediante sofisticati procedimenti tecnologici. La gomma piuma, poi, una volta arrivata in Italia, veniva lavorata, all’interno di appositi laboratori, da alcuni sodali per essere trasformata in eroina attraverso un particolare processo di trasformazione, che consisteva nel triturare, con specifiche apparecchiature, il poliuretano espanso elastico, setacciare il composto ricavato con l’ausilio di filtri e infine far bollire lentamente il prodotto ottenuto, al fine di ottenere la cristallizzazione della sostanza stupefacente che poi, nuovamente frullata, veniva, da ultimo, mescolata con le sostanze da taglio (in particolare la “mannite”).
Molteplici sono state le rotte del narcotraffico individuate nel corso delle investigazioni. L’organizzazione criminale, infatti, potendo contare su numerosi accoliti per le varie importazioni dello stupefacente, decideva di volta in volta di utilizzare tratte sempre diverse, impiegando come vettore preferito i viaggi aerei e utilizzando alcuni scali aeroportuali nazionali, tra i quali quelli di Milano, Roma, Bergamo e Trieste. In altri casi, invece, le partite di droga, prima di giungere in Italia, venivano stoccate temporaneamente in paesi di transito, quali la Spagna, l’Olanda e l’Austria dove l’organizzazione criminale poteva contare su alcuni fidati complici operativi in loco.
Nel corso delle indagini, sono stati denunciati complessivamente all’Autorità Giudiziaria per i reati di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti 36 soggetti, di cui ben 25 tratti in arresto in flagranza di reato e 5 destinatari di ordinanza custodia cautelare e sono stati sottoposti a sequestro, in sei diverse regioni italiane (Marche, Umbria, Lazio, Sardegna, Lombardia e Friuli Venezia Giulia), 44 chilogrammi di eroina e 300 grammi di cocaina, per un valore complessivo sul mercato di oltre tre milioni di euro.
Al termine delle investigazioni, il gip del tribunale di Ancona, accogliendo le richieste avanzate dalla locale Procura sulla scorta delle ricostruzioni operate dalle Fiamme Gialle doriche, ha emesso un articolato provvedimento con cui ha disposto l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti delle cinque figure apicali dell’organizzazione, quattro delle quali residenti rispettivamente a Macerata, Napoli, Roma e Pescara e uno senza dimora dichiarata e tuttora latitante.
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