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Il sistema innovativo di selezione nel Parco del Conero che non utilizza armi da fuoco

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I cinghiali sono immobilizzati con una trappola con estremità mobile che permette l’utilizzo di un proiettile captivo come nei mattatoi. Meno stress per l’animale e più sicurezza per gli operatori. Sono ancora troppe tuttavia le carcasse di cinghiale investiti ad essere prese senza autorizzazione

Nel Parco del Conero si sta sperimentando un sistema innovativo per la selezione dei cinghiali. La pratica si avvale di una nuova tipologia di trappole dotate di una estremità mobile. L’animale finisce quindi nella gabbia, come con le tradizionali, però una volta sul posto, i selezionatori possono utilizzare l’estremità mobile della gabbia per immobilizzare il cinghiale, a questo punto i volontari (tutti certificati e approvati dall’Ente Parco) utilizzano prima una pistola stordente e quindi una pistola a proiettile captivo, per abbattere l’animale sul posto. Un metodo che ha permesso di selezionare fino a 500 capi l’anno.

Una pratica che risulta meno stressante e indolore per l’animale, comparata al vecchio metodo che utilizzato per immobilizzare il cinghiale per poi trasportarlo al mattatoio. Il sistema, oltre che ad evitare al cinghiale traumi non necessari, tutela anche la sicurezza degli operatori e del territorio. La combinazione a pistola stordente e pistola a proiettile captivo è infatti la stessa che viene utilizzata nei mattatoi. Il processo non richiede inoltre l’utilizzo di proiettili a polvere da sparo ed armi a scoppio. Ciò rende la selezione più sicura per gli operatori e permette di piazzare le trappole anche in zone relativamente vicine ai centri abitati.

Proprio questo dettaglio è stato di fondamentale importanza per un Parco che si sviluppa in una ambiente particolarmente antropizzato come è il Parco del Conero, tra i primi in Italia ad utilizzare questa tecnica, come ci ha spiegato il Direttore del Parco del Conero, Marco Zannini: «Siamo tra i primi in Italia ad utilizzare questa tecnica e abbiamo già ricevuto richieste di interesse da altri parchi italiani. Questo metodo ci permette di operare in piena sicurezza e nei pressi delle zone abitate. Abbiamo ricevuto anche manifestazioni di interesse da parte del Comune di Ancona, dove già operiamo, rimanendo all’interno dei confini del Parco. Abbiamo già espresso la nostra disponibilità a condividere le liste degli operatori formati dalla Asl ed autorizzati dalla normativa».

DIVIETO DI NORCINERIA

Tra i motivi primari che impongo ad un controllo del numero dei cinghiali nei confini del parco, c’è sicuramente il tema della sicurezza stradale. Anche con le dovute accortezze ogni anno sono numerosi gli incidenti registrati per impatti tra veicoli e cinghiali, ma sono molto di meno le carcasse che poi le autorità riescono a recuperare.

«Accade spesso che chi si intende di norcineria o ha amici che sanno processare la carne di cinghiale, faccia sparire la carcassa prima dell’arrivo degli operatori preposti a recuperala- spiega Zannini- questa pratica è però molto pericolosa oltre che illegale. L’animale prima di poter essere consumato deve essere sottoposto al trattamento previsto dalle norme igienico sanitarie, tramite la visita di un veterinario. Se ci si affida al fai da te i rischi sono alti». Il consiglio è quindi quello di non consumare della carne di cinghiale della quale non conosciamo la provenienza e di assicurarsi della presenza del bollino CE.

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Questo è un articolo pubblicato il 14-06-2022 alle 19:52 sul giornale del 15 giugno 2022 - 488 letture