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La spiaggia dimenticata di Ancona. Un impraticabile angolo di paradiso in pieno centro

È stata una delle spiagge del popolo, prima ancora che fare il bagno al mare divenisse una pratica comune. All’epoca erano in molti a scendere da uno dei due ripidi stradelli che collegavano i colli Cardeto e Guasco alle spiagge sottostanti. In particolare ci stiamo riferendo proprio all’arenile sottostante il colle del Cardeto: guardando in alto decine di metri di ripida falesia rocciosa e la cima del Faro antico a fare capolino.
A recarsi in questo luogo oggi sono solo pochissimi avventurieri, qualche pescatore e chi esplora la costa via mare con sup e kayak. Un abbandono evidentemente determinato in parte dalla creazione dello scarico fognario (in vernacolo Il Cagò) e progressivamente dai numerosi residui accumulati in seguito alle attività industriali del Porto.
LA CONDIZIONE ODIERNA
Gli stradelli (sarebbero stati almeno due i sentieri a scendere dal Cardeto e dal Guasco fino alla spiaggia sottostante) sono entrambi scomparsi. Per raggiungere la spiaggia occorre scendere il sentiero della Grotta Azzurra e proseguire percorrendo tutto il litorale verso nord.
Al termine delle Grotte ci si troverà di fronte allo scolmatore. Spesso confuso con uno scarico fognario, lo scolmatore è uno “scarico di emergenza” per le acque piovane. Quindi da esso provengono solo acque piovane confluite dai tombini della città e solo in situazioni di forte pioggia.
Di fatto però bisogna superare l’ostacolo, scavalcando i muri in cemento senza parapetto e attraversando il fitto canneto e i rovi presenti. Un’ operazione palesemente pericolosa e impraticabile.
Superato questo tratto si accede a due spiagge. La prima sassosa ed evidentemente soggetta a crolli della falesia. Poi altri 400 metri di spiaggia, questi più praticabili, costituiti da un arenile naturale. Una qualità che la rende pressoché unica nel contesto delle falesie del Passetto. Al centro della spiaggia l’antico sbocco della fogna (Il Cagò) ormai chiuso da decenni.
UNA SPIAGGIA INQUINATA?
Da escludere ogni possibile contaminazione fognaria, nonostante molti anconetani conservino ancora la memoria del Cagò. Sono ancora in molti i dorici che sconsigliano la frequentazione delle spiagge più prossime al porto, in quanto sarebbero diventate deposito di materiale inquinante (non meglio specificato) abbandonato sul litorale negli anni 60 e 70. Chi scrive non ha potuto trovare ulteriori notizie sulla salubrità del tratto di costa.
Si sconsiglia in ogni caso di recarsi sulla spiaggia in questione, sia raggiungendola via mare, che per i più agili e temerari via terra. Questo soprattutto a causa della falesia e il rischio caduta massi connesso.
UNA RISORSA ABBANDONATA
Rimane affascinante pensare a come questa spiaggia, dall’indubbia bellezza, possa aver servito per secoli a rinfrescare la popolazione nei mesi più caldi e sia stata una risorsa per gli anconetani fino alla prima metà del 900.
Ci racconta anche di come, negli anni del boom, Ancona come il resto d’Italia, abbia tanto sacrificato, in termini di risorse e bellezze naturali, ad un progresso tanto veloce quanto distruttivo.
Anche in epoche come la nostra, in cui alla parola progresso si affianca quella di sostenibilità, questi luoghi che andrebbero recuperati non trovano spazio. Eppure recuperare i numerosi chilometri di spiagge oggi abbandonate significherebbe una distribuzione più sostenibile di locali e turisti sul versante anconetano della riviera del Conero.
Chissà se nel futuro di Ancona ci sarà un giorno in cui gli anconetani e anche i turisti, che sempre più numerosi scelgono la riviera del Conero, riscopriranno questa e le tante spiagge dimenticate di Ancona.
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